Che cos’è effettivamente il “Catcalling”? Perché ne stanno parlando tutti?

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di Mirko Torre

“La mia libertà finisce dove inizia la tua”

Questo fenomeno prende il nome da un termine inglese, che sta a significare una molestia verbale, come un fischio scomposto di apprezzamento, un commento o una frase volgare o un gesto non richiesto verso una persona – generalmente donna – per strada.

Il Catcalling è esploso negli ultimi giorni in seguito alla denuncia social di Aurora Ramazzotti, figlia del celebre cantante e di Michelle Hunziker, che trovandosi a fare jogging in un parco è stata vittima di fischi e commenti poco piacevoli. La Ramazzotti ha chiesto quindi ai suoi followers come è possibile che nel 2021 sia ancora così presente questo fenomeno, di cui purtroppo si parla sempre troppo poco.

Per parlare di questo tema così delicato, bisogna fare delle distinzioni, una molestia verbale non è certamente una violenza sessuale, come è stato detto da molti, ma rimane una molestia, che può generare a chi la subisce una sensazione di forte disagio, specie se in una situazione in cui si è da soli.

Chi vive in Italia, al contrario di quanto si possa pensare, conosce bene questo fenomeno, infatti più e più volte lo abbiamo visto con grande leggerezza nei cinepanettoni e in alcuni film cult della comicità italiana, per esempio nei classici di Carlo Verdone. Questo esempio è stato appunto tirato in ballo da chi si è sentito attaccato, per giustificarsi, ma la realtà è che un film rimane un film, e tende a estremizzare quelle che sono situazioni spesso spiacevoli per renderle comiche e leggere agli occhi del grande pubblico.

Facendo un giro sul web e sui social si può facilmente intuire quanto le opinioni su questo argomento siano discordanti, tra chi è cresciuto pensando che sia semplicemente normalità con cui poter convivere, e chi ha scelto di ribellarsi.

Proprio per questo motivo, con l’aiuto dei social, ho posto una domanda ben precisa : “Cosa pensate del CatCalling?”. I riscontri che ho ricevuto sono stati chiari, e mi hanno permesso di capire di più di questo fenomeno, il più importante è sicuramente che le persone che mi hanno risposto sono donne, fatta eccezione per un solo ragazzo, il cui pensiero si è rivelato in linea con tutti gli altri.

Le ragazze, di un’età compresa tra i 20 e i 25 anni, hanno espresso tutte lo stesso preciso concetto, sarebbe a dire che nel 2021 è assurdo che questo fenomeno continui ad esistere, nonostante i decenni passati dalle donne a combattere per i propri diritti, e che forse queste lotte hanno portato a poco e nulla se una donna è ancora costretta a provare disagio soltanto perché cammina da sola per strada.

Le generazioni passate invece la pensano diversamente, vedono questo fenomeno con più normalità, perché appartenente alla cultura dell’epoca, e addirittura qualcuna crede che le ragazze dovrebbero sentirsi lusingate da queste “attenzioni” da parte degli uomini, perché prima o poi arriverà il momento in cui questo non succederà più e si renderanno conto di essere “invecchiate”.

Nell’epoca in cui viviamo, la libertà d’espressione e d’opinione è al centro della nostra quotidianità, e molti la confondono col diritto di mettere a disagio le persone, senza tenere conto di chi si ha di fronte, perché è “normale”.

 Il nostro paese è tra i più arretrati sotto questo punto di vista, mentre in Francia, Belgio, Portogallo e in diversi stati americani questo fenomeno è punito dalla legge, con multe salatissime e in alcuni casi anche il carcere.

“La mia libertà finisce dove inizia la tua”, così diceva Martin Luther King, e non c’è frase migliore da cui poter ripartire, per combattere questo fenomeno ancora così radicato nella nostra cultura.

Mirko Torre, classe 1997, nato a Roma in piena generazione Z, appassionato di calcio, musica e del mondo. Studente universitario, cerco di dare un senso a quello che per me è prima una passione e poi un sogno, la scrittura.