Diario di una Kemionauta. Un libro che racconta la vittoria contro il cancro.

Condividi su

L’autrice Maura Messina: “La Terra dei Fuochi è anche luogo di speranza”

 Maura Messina ha 29 anni e ha sconfitto il cancro. Oggi può raccontare la sua “storia fortunata” dalla Terra dei Fuochi nel libro “Diario di una Kemionauta”, edito da Homo Scrivens. Un messaggio di speranza che si leva sulla nostra realtà grazie ad una giovane scrittrice. Maura vuole valorizzare, attraverso il proprio libro, la realtà campana, raccontando come la sua vicenda abbia avuto un lieto fine. Dopo una lotta vinta contro il tempo e la malattia, ha messo a punto una piccola campagna informativa sull’argomento cancro divulgando il libro “Diario di una Kemionauta” nelle scuole medie e superiori di Napoli e provincia.

“Ci vuole fortuna per sconfiggere questa malattia che è frutto di un inquinamento ambientale – ha dichiarato la Messina – Bisogna aumentare l’attenzione sul problema”.

 Ciao Maura, ci parli del tuo libro?

“Diario di una Kemionauta” nasce dal diario personale scritto nel 2012, durante il periodo delle chemioterapie alle quali sono stata sottoposta. Subito dopo la laurea Specialistica in Design per l’Innovazione, mi è stato diagnosticato un linfoma che è stato trattato con chemioterapie e radioterapie. Non è un libro nato ad hoc per esser pubblicato, ma nasce appunto da una scrittura privata, riservata solo a me. Al termine del trattamento ho mostrato lo scritto al mio fidanzato, alla mia famiglia e a qualche amico più stretto. Sono stati loro a suggerirmi di pubblicarlo per diffondere il messaggio di speranza e di vita in esso contenuto. La ricerca dell’editore non è stata semplice in quanto molti chiedevano un contributo economico. Per me è stata una profonda gioia trovare una casa editrice napoletana, la Homo Scrivens, che ha creduto nella bontà del mio progetto e ha investito aiutandomi a realizzare un sogno. “Diario di una Kemionauta” è diventato uno strumento importante attraverso il quale poter affrontare il problema della “Terra dei Fuochi” e del biocidio. Durante le presentazioni mi accompagnano, spesso, rappresentanti attivi della società civile che, in quanto esperti dei problemi che attanagliano il nostro territorio, contribuiscono in modo adeguato ad informare e sensibilizzare la popolazione. Non è un caso che alla prima presentazione abbia voluto al mio fianco il noto Dott. Antonio Marfella, tossicologo e oncologo del Pascale di Napoli, da anni impegnato nella tutela della nostra salute e della nostra Madre Terra. Per quanto riguarda il progetto di impaginazione, il libro presenta un aspetto non convenzionale. Ho cercato di dare una coerenza tra ciò che volevo comunicare e il modo di rappresentarlo. Ciò si evince a partire dal numero di pagina: questo è posto su uno spicchio nero che cresce progressivamente fino a creare un cerchio. La scelta è stata presa per sottolineare l’idea del tempo che scorre. Ricorda infatti un orologio, ogni spicchio corrisponde ad una delle dodici sedute di chemioterapia effettuate. Nella seconda parte del libro, scritta dopo aver concluso il trattamento chemioterapico, il cerchio diventa man mano più chiaro fino a dissolversi. La comparsa del classico numero di pagina nero, su fondo bianco, rappresenta il ritorno a una vita normale. Ho lavorato sulla dimensione del font per dare maggior importanza ad alcuni concetti rispetto ad altri, alcune frasi presentano una dimensione maggiore. Ho preferito l’allineamento del testo a sinistra, solitamente non usato in questo tipo di editoria. Il testo è accompagnato da illustrazioni ad acquerello realizzate da me in un secondo momento. Anche la copertina è particolare: sul davanti un viso di donna che mostra i segni evidenti della chemioterapia, senza capelli, su uno sfondo ricco di colori; sul retro i colori passano dallo sfondo a una ricca chioma fluente.

Quanto è stato importante per te scrivere durante la malattia?

Scrivere è stato terapeutico in un periodo in cui mi era stato vietato l’uso dei colori ad olio e di qualsiasi tipo di vernice. La scrittura ha sopperito al vuoto temporaneo lasciato dalla pittura. L’atto pratico di scrivere le mie riflessioni alla fine di ogni chemioterapia, prendere poi il diario e chiuderlo nel cassetto del comodino fino alla prossima seduta ha scandito il mio tempo. Chiudendo il diario, chiudevo nel cassetto ciò che di negativo stavo vivendo, e riprendevo in mano la mia vita fino alla seduta successiva. Scrivere mi è servito per affrontare un momento delicato attingendo all’ironia e all’ottimismo.

Cosa ricordi di questa brutta esperienza e cosa hai imparato da essa?

I ricordi sono ancora molto nitidi, forse lo saranno sempre. Il tentativo è di non farmi prendere dai cattivi pensieri, di focalizzare l’attenzione su ciò che di bello e positivo è saltato fuori da questa esperienza, ad esempio il libro. Porto con me i rapporti umani che sono nati in quel periodo. Legami intensi ed inaspettati. Cerco di concentrarmi su ciò che la vita mi riserva giorno per giorno, mi godo ogni secondo dando un’importanza vitale a tutti gli attimi. Sono sempre stata una persona positiva, ma ho imparato ad esserlo ancora di più. Ho capito che va dato il giusto valore alle situazioni e che non bisogna abusare della parola “problema”. Ho imparato che il tempo non va sprecato perché è senza dubbio il bene più prezioso che abbiamo. La vita è davvero qualcosa di molto forte e cogli appieno il suo valore solo quando comprendi che non puoi dare nulla per scontato.

Hai intenzione di scrivere un altro libro?

La tentazione è forte, non voglio sbilanciarmi nella risposta. Diciamo che l’intenzione c’è, ma non aggiungo altro.

 

 

Maria Balsamo è nata a Napoli nel 1984. Laureata in Filologia, è giornalista pubblicista. Si occupa principalmente di cronaca cittadina e recensioni musicali. Appassionata di cinema, cura la rubrica omonima per Il Domenicale News. “Il cinema è l’unica forma di arte completa – afferma – visiva, emozionante e comunicativa”. Insegnante di materie letterarie al liceo Scienze Umane di Marano il mercoledì, per i suoi alunni, è il giorno del cineforum.