Il Regno dell’uroboro. Benvenuti nell’era della solitudine di massa.

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“Guardate la copertina di questo libro, Il regno dell’uroboro” dice Corrado Augias nei suoi “Racconti”. In copertina del libro di Michele Ainis è rappresentato il mito dell’uroboro, in cui il serpente si morde la coda poiché prigioniero di sé stesso.  

Lanciato nel panorama dell’editoria solo il 4 ottobre 2018, edito La nave di Teseo, questo libro riprende e mette in evidenza l’importanza della libera manifestazione del pensiero, cosa che sembra quasi dimenticata. È data talmente tanto per scontato che non ci accorgiamo più di quanto sia importante. “Ripetiamo come pappagalli i pensieri altrui” scrive saggiamente l’autore. Ed è vero.

Il suo discorso è basato sulla problematica dei cookies, che troviamo su ogni sito. Infatti, in noi c’è una secca illusione di poter navigare gratis ovunque ma, in realtà, il prezzo che paghiamo è diverso dal denaro: è il nostro pensiero ad essere profilizzato. Sono proprio le nostre informazioni personali, come fa notare benissimo anche Corrado Augias, il prezzo da pagare. I cookies, definiti come dei “dracula” dall’autore, colpiscono direttamente la nostra sfera personale, colpendo anche la democrazia facendo una riflessione più ampia.

Come si può facilmente dimostrare, facendo scrivere una stessa domanda su internet da diverse persone, le risposte saranno differenti a seconda delle inclinazioni delle stesse. La rete, Google, ci propone sempre le stesse cose, ricerche già filtrate a seconda dei nostri gusti. Sarà sempre uno specchio, scrive l’autore. Per questo in copertina c’è un serpente che si morde la coda.

Gli oggetti che vengono ad essere lesi sono proprio quelle garanzie e quelle procedure della stessa democrazia. Tutti noi possiamo parteciparvi, ma come? La democrazia è frutto di punti di vista differenti, non uguali, eterogenei. La rete moltiplica noi stessi, se ci riflettiamo un secondo. Siamo totalmente soli all’interno di una massa di io. Ma se c’è solo un io uniforme, dov’è la democrazia? Essa stessa è costituita e si nutre di punti di vista eterogenei.

Tutto ciò viene ben concretizzato dallo stesso Augias, che da voce all’autore tramite un’ analogia interessante: quando l’agorà si trasforma in tribunale, come la plebe al Colosseo che guarda il gladiatore sconfitto, cosa accade?.

E, per concludere, la domanda finale, la più terribile. Se la democrazia non funziona più perché non c’è più quell’eterogeneità di idee, quale sarà la prossima forma di governo?

Studentessa di Giurisprudenza della Federico II a tempo pieno ma con tante, troppe, passioni. Su tutte spicca una che ha fin da quando le hanno insegnato a leggere: i libri. Ha iniziato a recensire libri grazie al sostegno del suo prof di inglese a sedici anni e, da allora, non si è fermata più. Un po’ Corvonero ma molto più Serpeverde, è una femminista che crede fermamente nella parità e nella democrazia ma, soprattutto, nella cultura. Ha nuotato per dodici anni e ha un acquario e un criceto.