Il PAN, Palazzo delle Arti Napoli, sta ospitando uno dei progetti fotografici più grandi di sempre. Si chiama Genesi e descrive un vero e proprio omaggio al nostro delicato Pianeta e a quei luoghi, animali e persone ancora rimasti immacolati, e che noi tutti abbiamo il compito di difendere. È una ricerca di quel mondo così com’era, come si è formato, come è evoluto, ed esistito per millenni, prima che la vita moderna iniziasse ad allontanarci dalla nostra stessa natura di esseri umani.
L’autore, Sebastião Salgado, noto fotografo brasiliano, sin da quando ha scoperto nella fotografia l’essenza della sua stessa vita, ha sempre tenuto a documentare le condizioni dell’essere umano, e a rimarcare come esse siano influenzate da aspetti esterni, quali economia, politica ed ambiente, come nel caso di Genesi. Infatti, durante un viaggio durato sette anni, all’inizio degli anni ’90, Salgado è rimasto così scottato da quanto visto nel corso del genocidio in Ruanda, che ha deciso di ritirarsi nell’azienda di famiglia in Brasile, per dar vita ad un piano ambientale di vaste proporzioni: ha contribuito a piantare ben 2 milioni di alberi, provvedendo alla riforestazione di tutta la zona.
Ciò ha spinto il fotografo a convogliare il suo lavoro principalmente verso tematiche ambientali, tanto da intraprendere viaggi interminabili nei posti più segreti dei 5 continenti. E proprio da questi cammini all’avanscoperta, durati 10 anni, è nato Genesi, progetto al centro dell’esposizione al PAN, che durerà fino al prossimo 28 gennaio. La mostra è suddivisa in 5 settori: Il Pianeta Sud, I santuari della Natura, l’Africa, Il Grande Nord, e l’Amazzonia e il Pantanal. Oltre 200 foto in bianco e nero, che mostrano la straordinaria potenza della natura, regioni completamente gelide o aride, montagne impervie, mare burrascoso, animali rari e selvatici, e tribù, come i Pigmei o i Boscimani, che hanno salvato la loro identità paradossalmente grazie all’isolamento.
L’effetto in bianco e nero ha esaltato magnificamente il significato intrinseco di Genesi. I soggetti fotografati -siano essi paesaggi, esseri umani o animali nel loro habitat- hanno un alone di soprannaturale. È come se Salgado avesse voluto riflettere nelle foto l’incontaminatezza di quei luoghi con il contrasto di bianchi, grigi e neri, rendendo in tal modo le scene ritratte quasi irreali ed artefatte, proprio ad esprimere quanto siano lontane tali realtà dalle nostre. Eppure in quei luoghi è tutto in completa armonia, quello che le società industrializzate hanno perso: l’equilibrio perfetto tra esseri umani, animali ed ambiente.