Incontro con Laura Cuomo sul progetto musicale Ra di Spina: “Ogni musica è popolare se viene vissuta in modo autentico”

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di Elio Goka

“Le nostre tre voci sono radicate nella terra come le radici robuste e rugose di un albero.

La voce è radice, radiografia dell’essere. Le melodie popolari che cantiamo, con i diversi timbri vocali, collegano le nostre radici alla contemporaneità.”

 

Ra di Spina

 

Semmai il tempo in contemplazione di sé avesse un suono, varcando la semplice attribuzione del silenzio per fornire una voce al suo paradosso, questo sarebbe il canto in apparente paralisi di quella maschera che è la scorza antica e dolorante sotto cui si nasconde il nodo dove si legano le epoche trascorse e quelle a venire.

La Grecia classica, la terra sopravvissuta alle mischie e alla modernità, l’arsura meridionale delle passioni cieche e sanguigne, il gelo boreale e malinconico convergono in quel punto indefinibile che è genesi di inquietudini e serenità. Ne nasce un sentimento che si aggira nel caos delle assegnazioni umane. E la sua musica ha il pronunciato armonioso di vocalità che lo articolano da secoli all’ombra luminosa di una natura incondizionata e fragilissima.

Ra di Spina, il “collettivo” vocale che a partire dalla parola sud lavora alle musicalità di questa tensione temporale tra l’antico e il contemporaneo, la tradizione e la sperimentazione, ne è una nuova e profonda testimonianza. Dalle voci di Laura Cuomo, cantante e ricercatrice vocale, si fonda su rielaborazioni di canti della tradizione popolare italiana per trio vocale e loop station.

Formato da Laura Cuomo, Alexsandra Mauro e Francesco Luongo, si avvale dell’elettronica di Francesco Santagata e delle chitarre di Ernesto Nobili. Dal lavoro di questo gruppo è poi nata una produzione discografica uscita nel gennaio del 2022 con un ep omonimo.

Assistendo agli spettacoli di Ra di Spina la prima persuasione giunge da una polifonia che non è immediatamente identificabile nei concetti sonori, ma nella fusione di elementi distinti in un accordo in cui ognuno di essi può essere percepito in un apparente isolamento, ma, al tempo stesso, in equilibrio in un’armonia composta secondo uno spartito in cui ogni elemento si alterna assistendo il canto collettivo. Una sommatoria scandita in spostamento. E il suo fondo rivela una voce del corporeo che sprigiona le suggestioni di un movimento espresso in una dimensione teatrale – Ra di Spina canta in orazione -. Dietro il suono un altro suono, e poi ancora fino a una trasmissione sonora votata al silenzio di quell’eco antica costantemente lanciata verso un sentiero temporale che contempla il grado sperimentale della musica. Quello autentico, tra la tradizione e la traduzione.

La storia di un certo tipo di musica popolare – per citare alcuni nomi, quella di Matteo Salvatore, Antonio Piccininno, Antonio Infantino – rappresentata da diverse scuole consolidatesi nei decenni, coesiste con le sperimentazioni elettroniche e gli assoli acustici, in un impianto accordato da una clausola dell’incursione in live che non disdegnano una partitura a sorpresa. Ra di Spina adotta un arcaico e un contemporaneo maestri, per una coniugazione totale del tempo. Quasi in perpetua sospensione di sé. Del resto, le tre differenti vocalità, provenienti da esperienze artistiche e formazioni diverse, pattuiscono la loro coralità sotto la norma di una voce in continua ricerca di sé. Un motto di spirito musicale che arde, fluido e amorfo, sopra una lastra di marmo antico.

L’ep omonimo è composto da sei brani che attraversano anche geograficamente l’Italia meridionale. Da Procidana a Surfarara, dalla Ninna nanna di Caprino a Matajola, Ra di Spina scandisce le tappe del suo folk etnico secondo la musica e la letteratura popolare ed erede di quella segnica classica che si origina dalle civiltà antiche del Mediterraneo. Una semantica dell’amore, del sangue e della terra riunisce più regioni: la Campania, la Sicilia, la Puglia, la Calabria, non senza che le radici topiche di questi brani si diffondano nel sottosuolo legando una terra non vista che è di un luogo molto più grande, per un’estensione profondissima di un legame tra la musica e il verso. Laddove il cantato misura tanto i ritmi quanto un codice poetico in un’unica rigorosa armonia.

 

 

Ra, come la divinità egizia? E Spina? Cosa vi ha indotto a scegliere questo titolo? Chi è il Ra e chi la spina?

 

RA DI SPINA è venuto da due parole: radice e spina. Per noi le radici sono anche spinose, il passato insegna, ma può anche essere un ostacolo per il presente. Da qui ra di spina. Abbiamo pensato che il dio Ra è luce e la spina è metaforicamente l’altra dimensione, la zona d’ombra, la zona oscura. Gli opposti esistono e l’uno è necessario all’altro per esistere.

 

Considerando gli elementi emersi dal vostro primo live, ricco di incursioni di varia natura, credete sia possibile scovare una formula che duri a lungo?

 

Una formula non può durare a lungo, perché tutto si trasforma (per fortuna!). Dura il giusto, dura a seconda delle necessità di quella fase… sempre al servizio di una evoluzione. Il progetto Ra di spina è un progetto aperto, il disco è stato registrato con la mia voce, quella di Francesco Luongo e Sonia Totaro. Dopo la registrazione del disco e l’esperienza della composizione di brani a distanza, durante il lockdown, si è aperta una nuova strada per i live con Alexsandra Mauro, splendida voce e anima speciale. In più al progetto si è unito Francesco Santagata con la sua elettronica elegante e fluida, oltre alle chitarre intelligenti del produttore artistico dell’ep, Ernesto Nobili. Ho in mente di introdurre altri musicisti, nuove voci. Ra di spina è un progetto aperto; soprattutto altre voci, perché più di ogni altro strumento la voce vive immediatamente l’urgenza di esprimersi e manifestarsi.

 

Avete pensato alla possibilità di creare un vostro folclore? E, quindi, non soltanto di interpretarlo. Scrivendo qualcosa di originale, insieme al già avviato lavoro sui volumi di repertorio.

 

È possibile che nel futuro accadrà, ma nel frattempo viviamo l’onda del fare esperienza attraverso le apparizioni delle melodie “antiche” che si materializzano nel sogno della nostra attuale visione musicale.

 

Esiste ancora un’idea di Sud? Esiste nel senso di possibilità di praticarla, oltre che di predicarla?

 

Il sud è un sentimento, un modo d’essere, che si esprime nella quotidianità. Ovviamente ci sono dei pro e dei contro, perché spesso il sud è un ostacolo per fare meglio, ma questo non toglie cuore, potenza e mistero alle idee del sud. Il sud è sacro.

 

Qual è il confine tra sacro e profano? Vi affascina di più confonderli o distinguerli?

 

Sacro e profano vivono insieme in ogni brano di Ra di spina. Anche il live a volte diventa una celebrazione di qualcosa. Se la confusione rappresenta la crisi, un atto preparatorio al nuovo, Ra di spina si esprime proprio in questa zona di confusione, in cui i confini anche se ci sono non si vedono bene, ed è qui che la musica esplode, si fa. La dimensione del sacro mi accompagna da quando sono nata, e la ricerco in ogni operazione musicale e vocale, quindi a volte è possibile che l’ascoltatore percepisca la sua fragranza, a partire dalla grana della voce.

 

Spesso, almeno stando alla tradizione popolare antica, la musica veniva dal popolo o per intimità o per collettività. Intimismi e istanze facevano da padroni. Oggi quali sono gli elementi possibili per una musica popolare che, sopravvivendo, un giorno possa diventare antica e tramandabile?

 

Ogni musica è “popolare” se viene vissuta, nell’ascolto e nella pratica, in modo autentico. Tutto quello che continua a vivere nel tempo mi piace credere che lo può fare solo se pulsa d’amore. L’amore è un’energia permanente, che anima e forma ed esiste quando siamo autentici, semplicissimi in quello che è la nostra verità.

 

Laura Cuomo tiene a menzionare la figura di Andrea Saladino, detto “Salada”, che ha avuto l’idea di far nascere subito un disco dopo gli esperimenti musicali a distanza durante il primo lockdown e lo ha prodotto; “Saladino – prosegue Laura Cuomo – è una grande risorsa di creatività per tante band a Napoli, una figura unica nel panorama”.

 

Ra di Spina

 

Laura Cuomo, Alexsandra Mauro, Francesco Luongo: voci

Francesco Santagata: elettronica

Ernesto Nobili: chitarre

Andrea Saladino: produttore del disco RA DI SPINA ( con la sua etichetta, Bulbart) e manager

 

INFO: bulbartworks@gmail.com

 

Link per ascoltarlo: https://imusician.pro/products/digital-music-distribution/artist-hub

 

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