La devastante potenza del nuovo sacco del Sud

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di Maria Rusolo
Non c’è nulla che sia più  ingiusto quanto far parti uguali fra  disuguali.” 
Mentre tutto scorre, quasi inesorabile, nella calura estiva che tutti stordisce e tutto trasforma, si consumano sulla pelle degli individui che abitano questo strano, inafferrabile Paese, nefandezze che avranno ripercussioni peggiori di uno Tsunami nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
E nessuno sembra voler capire, e nessuno si ferma a pensare che tra le mani ci scivola la disuguaglianza, una differenziazione tra individui, finalizzata alla esaltazione ed alla protezione di sacche di potere consolidato, in un Paese, sempre più isolato, sempre più povero culturalmente, sempre più diviso nel raggiungimento degli obiettivi, e nel godimento dei servizi e dei beni. Il sacco del Sud è finalmente pronto in tutta la sua devastante potenza, e non serve che i politici del Mezzogiorno, alzino vagamente la voce in qualche convegno elettorale, non serve che fingano una preoccupazione dopo anni ed anni di silenzio, nei quali si sono concentrati sulle beghe interne dei partiti, o sulla costruzione di una base elettorale clientelare che ha finito di allontanare il Mezzogiorno dai parametri di efficienza e di economicità tanto decantati da chi al Nord, oggi chiede l’Autonomia Differenziata.

E li ascolti parlare e sciorinare dati che sono evidenti, che sono emblematici, di come questa comunità abbia viaggiato a due velocità per una incapacità incontestabile di una classe dirigente mediocre e vorace. Costi ridotti, e servizi pubblici che raggiungono il maggior numero di persone, debiti con imprese e privati saldati in venti giorni dall’invio della fatturazione, raccolta differenziata a livelli Europei, e politiche di incentivi per le aziende, sanità in regola senza necessità di commissariamento, e costi ridotti in materia di istruzione e formazione. Il piatto è pronto in tavola e non cederanno certamente al cospetto delle urla isteriche di qualche politico del Sud, che continua ad avere sacchetti di immondizia in strada, difficoltà a costruire impianti di stoccaggio, ad adoperarsi in tema di politiche sociali ed economiche, con migliaia di giovani in fuga da una realtà che premia mediocri, facilmente manovrabili piuttosto che giovani competenti e capaci.
Vedete non è solo il vecchio problema del Nord che continua a depredare il Sud, e che vuole autonomia di spesa e maggiori trasferimenti, in una logica ottusa da vecchi campanili, il problema è la classe dirigente del Meridione che continua ad agire indisturbata nel proprio cortile, fatto da oche malandate e starnazzanti e galli che hanno perso la cresta.
E’ la cecità degli stolti che preferiscono trascinare un territorio ricco e bellissimo negli abissi piuttosto che farsi da parte e lasciare che finalmente siano altri a trovare le soluzioni più vicine alla gente ed alla comunità. E stare zitti in questo momento ci condannerà al deserto, un deserto senza nessuna oasi nella quale trovare ristoro.
“Da vent’anni trionfa una Questione settentrionale in buona parte immaginaria, trampolino di lancio per le fortune politiche di qualche demagogo. Intanto, la Questione meridionale marcisce nella totale indifferenza.“

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.