La storia di Lorenzo: morto per anoressia a 20 anni. Il dramma dei genitori di fronte un male oscuro

Condividi su

di Alessandro D’Orazio

Lorenzo è stato trovato morto nel letto di casa sua dai genitori: aveva 20 anni e pesava 50 chili distribuiti su 190 centimetri di altezza. La battaglia contro l’anoressia era iniziata nel 2014 e si è conclusa con una telefonata al 112 da parte dei suoi familiari, i quali vogliono ora raccontarla pubblicamente: “Bisogna parlarne nelle scuole e spiegare che l’anoressia non riguarda solo le ragazze, che si muore sul serio. E aiutare le famiglie.

Aiutare a capire questa vergogna: non ci sono strutture pubbliche, un sistema a cui rivolgersi. Lorenzo è stato dimesso due volte da un pronto soccorso quando era in evidente pericolo di vita. E il suo ricovero di un anno in un centro specializzato ci è costato 40mila euro. Ben spesi perché se ne sarebbe andato molto prima. Ma privilegio inaccettabile: non tutti possono permetterselo”.

Nei suoi ultimi mesi di vita Lorenzo non mangiava più oppure mangiava smodatamente e poi vomitava, anche 20 volte al giorno. Alternava anoressia e bulimia. Ricorreva spesso a clisteri e purganti per espellere il cibo ingerito. Il tutto iniziò durante il primo anno di liceo scientifico; non c’era ancora una diagnosi vera e propria di anoressia. La psichiatra che lo seguiva parlava di una forma di autolesionismo. E lui alla fine lo ha ammesso: “Faccio così perché so che prima o poi morirò”.

Accompagnato dai suoi familiari in Valle d’Aosta presso la ‘Residenza Dahu’ di Brusson, vi ha soggiornato per 12 mesi. Stava bene, non era più scavato. Poco alla volta, però, con l’avvicinarsi della maturità ha ripreso a peggiorare. Nel 2019 c’è stato un ricovero d’urgenza alle Molinette di Torino. Il problema principale era il potassio, vomitando buttava fuori liquidi e rischiava di morire per arresto cardiaco, come poi è stato. Salito il potassio è stato ricoverato per 5 giorni in un reparto psichiatrico; poi le dimissioni. Infine una seconda corsa al pronto soccorso a novembre, in terapia intensiva. Ma ormai il quadro clinico era compromesso.

La rabbia dei genitori è rivolta ora verso le strutture sanitarie pubbliche, le quali non hanno fatto nulla per aiutarlo. “Questa malattia – dichiarano – viene sottovalutata”. E di storie come quella di Lorenzo è purtroppo pieno il mondo. Casi quest’ultimi verso cui bisognerebbe mantenere sempre accesa e vigile la luce professionale di specialisti ed istituzioni deputati al contrasto di questo male oscuro.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.