L’inizio (vero) del cinema supereroistico italiano: Lo chiamavano Jeeg Robot d’Acciaio.

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Vi chiederete il perché di quel vero tra parentesi, ebbene è presto detto, Jeeg Robot d’Acciaio, il film di esordio di Gabriele Mainetti che ho avuto modo di vedere in anteprima qualche mese fa, non è propriamente il primo film supereroistico in Italia, perché ci sono stati in precedenza altri esperimenti ben poco riusciti e sinceramente da dimenticare, quindi questa pellicola può essere considerato un vero e proprio nuovo inizio per questo tipo di cinema, un reboot, per usare un termine tanto caro al mondo dei fumetti e del cinema americano.

Il titolo del film non ci deve sorprendere e non ci deve traviare(non ci sono robottoni!), perché nelle opere di Mainetti ci sono continui riferimenti al mondo degli anime giapponesi, perché il regista è un esordiente per ciò che concerne il cinema, ma ha già diretto due corti “Basette” e “Tiger Boy”, che in modo abbastanza esplicito si rifanno a “Lupin III” e a “L’uomo tigre” e che vi invito a vedere.

Prima di passare a un esame più approfondito, ecco la sinossi del film, riportata dal sito ufficiale.

Enzo Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere una forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio.  

indexLeggendola ci rendiamo conto subito di una cosa, non siamo davanti a un supereroe patinato, ma anzi il protagonista è un vero e proprio delinquente, anche se di mezza tacca, la fotografia del film del resto non tradisce neppure per un minuto l’essere del personaggio, restando coerente e ben fatta per tutta la durata del film.

Mainetti ha una regia solida con pochissime sbavature, a parer mio in qualche mondo anche di chiara matrice tarantiniana, perlomeno nelle ispirazioni, è suo anche il ruolo di compositore insieme a Michele Braga, con musiche che si legano benissimo con le scene e che fanno capire che quando un regista è anche compositore, di solito il prodotto non può che migliorare, aumentando la sinergia tra i due reparti. La sceneggiatura è di Menotti e Nicola Guaglianone, quest’ultimo ha scritto anche il soggetto, anche in questo caso, non ci si può che complimentare con i due autori che hanno redatto una sceneggiatura che fila in maniera più che godibile, coniugando il fantastico, con il pulp e con il supereroistico.

Il film è dunque un’opera che prende i migliori tratti del cinema di genere americano, li capisce, li destruttura e li rende funzionali al progetto, non perdendo dunque l’identità.

Di altissimo livello la prova degli attori principali, ma anche di quelli che recitano i ruoli minori, tra i protagonisti ricordiamo: Claudio Santamaria, Ilenia Pastorelli e Luca Marinelli.

lo-chiamavano-jeeg-robot-santamariaA Luca Marinelli dedico una menzione d’onore, è riuscito a calarsi perfettamente in un antagonista che miscela sapientemente il delinquente borgataro romano con un cattivo dei fumetti, in questo caso, il riferimento più adatto è sicuramente il Joker; ne esce una figura disturbata e ossessiva che non può che essere apprezzata anche da chi, di solito, non parteggia in un film per i cattivi.

Il film tra l’altro è stato girato con un budget di poco superiore al milione di euro, quindi con circa un centesimo del budget, ad esempio, del primo film di Iron Man;  lo spettatore più smaliziato se ne accorgerà senza dubbio quando entreranno in scena gli effetti speciali che da soli fanno lievitare il costo di un film e che dunque sono stati dosati e sono sicuramente molto lontani da quelli dei blockbuster americani, ma questo non rende meno godibile la fruizione del film.

L’opera prima di Gabriele Mainetti, come si può intuire dalla recensione, non solo mi è piaciuta, ma mi ha sinceramente entusiasmato, perché ha finalmente creato un solco che spero potrà essere seguito da qualcun altro, dando così nuova linfa al cinema di genere italiano.

Il film uscirà nelle sale il 25 febbraio, non posso dunque che consigliarvene la visione.

Maura Messina, art-designer napoletana, classe 1985. Da sempre sensibile alle tematiche ambientali, in particolare al dramma della terra dei fuochi. Dal 2014 collabora con varie testate giornalistiche. Autrice del libro illustrato autobiografico “Diario di una kemionauta” e del romanzo distopico “4891 la speranza del viaggio”, editi da Homo Scrivens. Ha partecipato a numerose mostre d’arte come pittrice. Il suo motto è: per cambiare il mondo basta napoletanizzarlo.