M’BARKA BEN TALEB: UNA VOCE PER IL SUD.

Condividi su

Molti la ricorderanno per il film “Passione” in cui, scelta dal regista John Turturro, interpretava le canzoni “Nun te scurda’” con Raiz e Pietra Montecorvino, “Tammurriata nera” con Peppe Barra  e , come solista, “ ‘O sole mio” in arabo.

È M’Barka Ben Taleb, cantante e autrice tunisina che da 28 anni vive a Napoli.  Con lei abbiamo fatto una piacevole chiacchierata.

Come mai la scelta di venire in Italia, a soli 21 anni?

A Milano viveva già mio fratello maggiore. Io e la mia famiglia stavamo al centro di Tunisi. Quando morì mio padre, la tradizione prevedeva di seguire l’homme de famille, l’uomo di casa, per cui ci trasferimmo tutti, prima a Milano poi a Napoli.

All’epoca siamo arrivati in Italia da gran signori, non serviva il visto come adesso, e c’erano tantissime possibilità per chi si trasferiva da Paesi lontani come il mio. Adesso è tutto molto difficile. Per noi integrarci a Napoli è stato semplice, una volta che avevamo accettato l’idea di abituarci alle tradizioni di un altro popolo. La freddezza e il distacco l’ho trovata nel periodo in cui sono stata a Milano. Napoli l’ho riconosciuta da subito come mia seconda terra.bar

Arrivata a Napoli hai iniziato subito la tua carriera di cantante?

A Tunisi cantavo nei cori della scuola, A Napoli, per mantenermi e aiutare la famiglia, facevo anche tre lavori contemporaneamente: la cantante, la ragazza-immagine, quando non avevo concerti, e la parrucchiera-estetista.

Ricordo una serata, in cui ho assistito al concerto di Eugenio Bennato e Tony Esposito. Sono stati i primi artisti napoletani che ho conosciuto. Mi hanno sentita cantare, e mi hanno chiesto di lavorare con loro. Mi sentivo molto vicina allo stile di Tony Esposito, ma lavorare con lui avrebbe significato spostarsi di continuo fra Napoli e Roma. Per questo ho scelto di lavorare, restando a Napoli con Eugenio Bennato. È mia la voce – anche se pochi lo sanno – nel duetto con Pietra di Montecorvino nel film “La stanza dello scirocco”, per la cui colonna sonora Bennato vinse il Nastro D’argento.

Un ultimo disco, Passion fruit, costato più di 40.000 euro. Ce ne parli?

“Passion fruit” è un disco ironico. Ci sono pezzi di Celentano cantato al femminile, storie d’amore e classici napoletani. Si, ho finalmente imparato a cantare in dialetto!  Non è stato facile, ma è stata un’esperienza bellissima.

E poi ho cantato Besame, La  vie en rose, e c’è un duetto  Enzo Gragnaniello, autore e interprete di Sotto il cielo ’e Paris. È un pezzo molto attuale, anche se parla della rivolta degli emigrati in Francia del 97.

bar2A proposito di immigrati. È uno dei punti del tuo programma politico, visto che hai deciso di candidarti con “Il Sud” alle prossime elezioni regionali.

Sono molto legata a Napoli e la difenderò sempre. Guarda, sono convinta che in un’altra vita sono stata napoletana. Ho deciso di scendere in campo perché sono stanca di vedere tanti morti nel nostro mare. Gente che parte in cerca di libertà, di un futuro migliore per i propri figli e che invece finisce per comprare la morte,  salendo su un barcone. La convenzione di Barcellona, firmata fra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo per garantire una crescita comune non è mai stata rispettata. Eppure queste terre sono un tesoro da proteggere. Di Napoli? Non vorrei cambiare nulla. È una città che ha solo bisogno di ordine, e poi si potrebbe vivere tranquillamente di solo turismo. La cultura, nel mondo, è Napoli. In qualsiasi posto tu vada, si conosce la pizza, e “ ’o sole mio”. Difficile sentir parlare di risotto alla milanese o polenta, in giro per il mondo. Se imparassimo ad apprezzare e rispettare quello che abbiamo, saremmo apprezzati e rispettati da tutti. Come fanno a Venezia, o in Sardegna o negli altri posti. Mi candido con “Il Sud” perché sono tunisina, che è a nord dell’Africa, ma è a sud del mondo. Siamo tutti meridionali di qualcosa. E i problemi del sud possono essere risolti.

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.