Netflix e Call my Agent

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di Fernanda Nicotera

Netflix è un po’ come il buffet di dolci per un goloso, non si sa mai cosa scegliere. E io, golosa, nel favoloso mondo di Netflix, mi perdo, non so mai scegliere. E allora mi lascio guidare da mia sorella, mio marito, le mie impagabili amiche; loro ottimi selezionatori, io, brava gregaria, seguo e diffondo.

In questo anno di clausura forzata le serie ci hanno fatto compagnia, ma era necessario individuare una strategia di attacco, un piano d’azione e così, quando ci siamo resi conto che i tempi sarebbero stati lunghi abbiamo deciso di adottare una strategia geografica, di scoprire produzioni che mai avremmo avuto occasione di scoprire altrimenti – di certo non tramite la nostra ben amata tv generalista!

In questo Netflix è impareggiabile, ci trovi tutto e di tutto. Folgorati da un viaggio meraviglioso a Gerusalemme e in Palestina siamo partiti da Unorthodox, passando poi a Shtisel, ci siamo spostati in Turchia con Ethos (prezioso suggerimento della nostra amica AM), poi siamo andati in Danimarca con Borgen (altro suggerimento della nostra amica AG) passando per la immancabile aristocratica e snobbissima britannica The Crown, non abbiamo disdegnato l’Italia con la deludente The trial (mi spiace, Netflix traduce tutti i titoli in inglese!!!) e in ultimo ci siamo fermati in Francia con Call My Agent. Serie di 4 stagioni (della IV si poteva tranquillamente fare a meno), 24 episodi deliziosi, spumeggianti.

La serie racconta le vicende di una società di agenti cinematografici disorientati dopo la morte del loro mentore e socio fondatore costretti a darsi da fare e a rivedere il loro modo di lavorare e il loro modello organizzativo tra alterne vicende personali e professionali. Sullo sfondo la Parigi migliore nella stagione migliore e un alternarsi divertentissimo di attori francesi che interpretano se stessi e, dunque, portatori di capricci, problemi che i loro agenti devono risolvere, tensioni, ansie, vanità, in un misto tra finzione – che non sembra tanto finta – e realtà che sembra molto vicina alla realtà.

Gli agenti cinematografici protagonisti sono 4: Gabriel, giovane appassionato del suo lavoro, un po’ inconcludente e piuttosto fumantino; Andréa, ambiziosa, esperta, dinamica, vive una vita frenetica totalmente dedita al lavoro che, con l’arrivo di una figlia inaspettata, dovrà fare i conti con i soliti problemi con cui tutte le famiglie contemporanee anche nella perfetta e meravigliosa Parigi del 21° secolo hanno dovuto confrontarsi – nidi pressochè inesistenti, babysitter che hanno liste di attesa, rocamboleschi incastri tra impegni di lavoro, pappe, pannolini, mondanità…ma tutto si può fare; Mathias, uomo maturo, apparentemente strutturato, non del tutto limpido, anima nera del team; Arlette, l’anziana del gruppo, single convinta, che vive in simbiosi col suo cane Jean Gabin e che ha sempre una cannetta pronta per sé e per gli amici nei momenti di sconforto; donna adorabile, di poche parole, mitica la sua frase che mai più di adesso credo sottoscriveremmo tutti “Ricorda, quando tutto va male c’è il cinema”

Si alternano nei 24 episodi star del cinema francese come Monica Bellucci, uguale a se stessa; Isabelle Huppert imprevedibilmente nevrotica; Juliette Binoche straordinariamente ironica sulle morbidezze di un fisico che non tradisce l’età e nei confronti del quale traspare tutta la sua felice e matura convivenza; Fabrice Lucchini, ironico e dissacrante; Jean Reno meravigliosamente sciatto e generoso. Chiude la serie Sigourney Weaver, capricciosissima star americana che si trova a Parigi per recitare in un film francese, che a 70 anni in un cafè francese nel quale incontra il suo potenziale partner cinematografico, trasforma il cafè in una sala da ballo esibendosi in uno strepitoso lindy hop coinvolgendo tutto il giovanissimo staff del locale che a noi 50enni ci fa un baffo!

Call My Agent è una produzione riuscitissima, divertente, leggera, non per questo superficiale, decisamente lontana dagli stereotipi statunitensi a cui siamo praticamente assuefatti. E’ una serie francese molto francese, in cui il bello è bello ma non patinato, l’eleganza è eleganza ma mai stucchevole, i protagonisti vivono le loro vite normali fatte di spese, cucine, case un po’ in disordine non necessariamente perfette, piccole, non prestigiose, debiti, difficoltà economiche, problemi quotidiani reali con cui molti di noi abbiamo dovuto confrontarci; gli agenti cinematografici vivono realtà professionali stressanti e difficili, ma senza drammi, con l’approccio giusto, quello che nella vita quotidiana dovremmo forse avere tutti, hanno problemi che affrontano con lo spirito giusto, con l’ironia e la leggerezza che nel quotidiano forse ci aiuterebbero a vivere meglio, chissà, vivono lutti, delusioni, mancanze, separazioni, segreti, distacchi, amori, passioni, ma sono intelligenti, straordinariamente spiritosi, e allo stesso tempo appassionati e amici, riescono a diventare quelli della porta accanto che, quando la serie finisce, ti resta un po’ di malinconia. Per questo, un prodotto riuscitissimo che nulla ha da invidiare alle rinomate e patinate serie americane.

In ultimo un consiglio a tutti i lettori senza spoilerare…attenzione quando scegliete le password del PC!!!

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.