Oltre la vergogna, senza pudore

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di Andrea Carpentieri

Quel dito sollevato, che è anche un po’ puntato, avrebbe probabilmente suggerito a Massimo Troisi una geniale battuta per mettere a nudo, ed in ridicolo, l’insieme di cellule che vedete in foto, incidentalmente anche ministro (uso la minuscola perché una lettera più piccola non la trovo) della Repubblica Italiana.

Massimo Troisi era un genio, ANCHE comico: io – che non sono un genio – provo solo ribrezzo per un individuo che, al cospetto di morti di disperazione, si esprime come si è espresso Piantedosi.

Le dichiarazioni di costui, in verità, rivelano un terribile “salto di qualità” sulla scala del male che si può compiere con le parole, un passo – direi uno scatto – in avanti lungo la strada della lotta senza quartiere che determinate frange della società conducono contro chi è povero, contro chi è ultimo, contro chi non ha e quindi neppure è.

In Italia si è abituati da tempo ad ascoltare parole di indifferenza impastata col disprezzo nei confronti di chi fugge da guerre, dittature, fame, morte: l’abitudine non giustifica nulla, ma di certo rende meno sensibili al cospetto di determinati discorsi.

Stavolta però è diverso, perché Piantedosi ha fatto altro ed è andato oltre, quando ha dichiarato: <<Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso>>.

Non più, quindi, i soliti discorsi, triti e ritriti, sul fatto che chi parte sa a cosa va incontro: sono stronzate, ma ci avevamo fatto il callo. No, Piantedosi fa di più e peggio: accusa di diserzione, di mancanza di senso del dovere, di scarso senso civico (!). Piantedosi non si limita, come è giusto e normale che faccia ogni degno rappresentante di questo governo, a mancare di umanità, a rivelare aridità di sentimento e ferocia di pensiero (?). No, Piantedosi accusa, Piantedosi attacca, Piantedosi balla sul cadavere delle vittime al ritmo di una danza tribale.

Piantedosi è questo, Piantedosi non si dimette e non “viene dimesso”, perché Piantedosi incarna lo spirito di questo governo, di tanta parte del paese (sempre la solita storia delle minuscole) che questo governo ha voluto.

Auguri. All’Italia, di uscirne presto; a Piantedosi, di non avere mai bisogno di me.

Andrea Carpentieri è dottore di ricerca in filologia classica, ed ha al suo attivo diverse pubblicazioni nell'ambito degli studi di letteratura latina. Ex agonista nel karate, ha avuto la fortuna di vincere trofei e medaglie nazionali ed internazionali nella specialità del kumite (combattimento). Che si tratti di letteratura, lingue vive o morte o arti marziali, ogni giorno prova ad insegnare, cercando però, soprattutto, di continuare ad imparare.