Roghi tossici: differenze mediatiche tra Malagrotta e la Terra dei Fuochi

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di Mario Aiello

Nel pomeriggio di Mercoledì 15 Giugno, intorno alle 17:30, prende fuoco lo stabilimento TMB di Malagrotta. Ci troviamo ad ovest della Capitale, in uno degli impianti di rifiuti più vasti di Roma. Oltre ai rifiuti urbani, il sito raccoglie anche diverse tipologie di “speciale”. Non si ha ben chiaro quali, ma pare siano presenti anche scarti del settore aeroportuale. Sostanze di difficile smaltimento.

Il fatto, di per sé, rappresenta ovviamente una tragedia. Il perché è presto detto: le sostanze tossiche che, incendiate, si disperdono nell’aria in forma volatile sono altamente nocive per l’uomo e non solo.

L’incendio del sito di Malagrotta e il richiamo mediatico

Ecco però prendere vita l’anomalia mediatica di richiamo nazionale. Vale la pena tenere a mente il termine “nazionale”. In ordine cronologico sparso, spuntano varie dichiarazioni spontanee, tra cui:

– L’ARPA del Lazio, attraverso la voce del suo Direttore Marco Lupo, lancia l’allarme «rischio diossine». Segue la prevedibile coda in politichese «non è necessario fare allarmismo». Il rischio c’è ma non si vede.

– «Un disastro ambientale di dimensioni incalcolabili». Fa valere la ragione del buonsenso Gianluca Lanzi, presidente del XI municipalità capitolina. Ripreso testuale dai cronisti.

– «I ministri ambiente e interno riferiscano in parlamento». Tuona Antonio Tajani (Forza Italia) dal secondo scranno più prestigioso del Parlamento Europeo.

– «Evitato disastro ambientale». Riferisce con orgoglio e sedata preoccupazione Roberto Gualtieri, sindaco di Roma in forza al Partito Democratico, circa il pronto intervento dei Vigili del Fuoco che hanno contenuto le fiamme tossiche.

– La Procura di Roma apre un fascicolo di indagine per omicidio colposo. Un atto dovuto si dice. Senza sapere bene chi lo abbia detto, ma va benissimo così per fortuna.

– Si muove l’ingranaggio municipale: sospese per 48 ore le attività scolastiche, sportive e ricreative nel raggio di 6 chilometri. Inibita la raccolta di frutta e ortaggi oltre il pascolo dei ruminanti. Una quarantena molto vasta e restrittiva, anche per Roma che è tra le metropoli più estese del pianeta.

L’intensificazione del racconto cronistico

Tutto questo senza sapere ancora le cause e le dinamiche certe dell’incendio. Che speriamo vengano chiarite quanto prima. Non cambia il fatto che quando prendono fuoco impianti del genere, le conseguenze sono realmente critiche.

Prosegue la cronaca, come giusto che sia per un evento di questo calibro, ma alla spicciolata, inversamente proporzionale al tempo trascorso. Tuttavia nelle prime 24 ore i servizi televisivi riprendono a ruota notizia ed evoluzioni di essa. Inoltre: corrispondenti sul posto; approfondimenti nei talk e tribune politiche che, di grazia, seguono gli avvicendamenti; trafiletti di aggiornamento, articoli su carta stampata e web.

Tra i molti chiamati ad esprimersi non manca una buona fetta trasversale di rappresentanti politici, ai quali vengono chiesti pareri tecnici, ma soprattutto di illustrare quali sono i piani per limitare i danni di questo tipo, quali gli interventi strutturali previsti, più varie ed eventuali. Sempre presenti i soliti impavidi pronti a cavalcare il problema per fare propaganda. Eppure, anche di costoro abbiamo fatto il callo. Male. Molto male.

Gli incendi tossici e la doppia narrazione

Immagino, senza sforzi di fantasia, che gli abitanti di Caivano, Acerra, Giugliano, Marcianise, Orta di Atella e tutti i comuni della Terra dei Fuochi a cavallo tra le provincie di Napoli e Caserta – da decenni vessati da questo stesso tipo di tragedie – manifestino solidarietà e vicinanza morale verso chi è stato colpito a Malagrotta. Al contempo ringraziano sentitamente istituzioni e organi di stampa per essere stati totalmente abbandonati a se stessi e costretti ad un’opera civica auto promossa da chi ha deciso, suo malgrado, di non restare con le mani in mano di fronte alla doppia ingiustizia ricevuta. Spesso lasciandoci la salute. Da queste parti non solo non se ne parla, né si gode della forte eco mediatica riservata al caso Malagrotta, ma bisogna fronteggiare diversi siti di stoccaggio dati alle fiamme. Oltre gli innumerevoli roghi di cataste e scarti industriali. E non da ieri, da almeno trent’anni.

Stessi fatti, narrazioni totalmente opposte.

Dopo i fatti, le opinioni: tra il serio e il faceto

Personalmente avrei decine e decine di domande da porre a dritta e a manca. La quasi totalità delle quali, già a più riprese poste e riposte da attivisti e (pochi) giornalisti che hanno a cuore il tema. A questo giro sarei proprio curioso di sapere cosa direbbero i due ministri chiamati a riferire in parlamento da Tajani. Avrebbero memoria che tragedie simili accadono quotidianamente in Terra dei Fuochi? Avrebbero memoria dell’operato dell’ex Ministro Costa lasciato a metà dall’avvicendamento di poltrone? Ora che ci sono i “migliori” sarebbe il caso di insistere. Ma subito dopo vorrei sapere a che titolo il vicepresidente del PPE possa solo immaginare di invocare la chiamata a riferire in un parlamento dove non è fattualmente presente.

Come si fa a non parlare di tragedia annunciata, dopo trent’anni di morti e rivelazioni scioccanti dei pentiti di camorra? La faccenda degli ecoreati è cosa seria. Non possiamo sempre pensare che non ci sia mai il dolo (smentito, de facto, nel 90% dei casi in fase di indagine).

Le ricostruzioni si perdono nelle pieghe del tempo. Tuttavia, in Campania, da almeno un lustro abbondante chi di dovere è forse troppo preoccupato a inaugurare fantomatiche telecamere e droni volanti. Sarà per questo che latita la risposta politica alla richiesta di aiuto legittima e stremata dei cittadini.

Nel mistero di come all’atto pratico questi deterrenti debbano arginare il problema degli incendi tossici, intanto cresce il toto droni: nessuno sa se e quando siano stati attivati e resi operativi. Quanti sono? Dove sono? Chi li guida? Dov’è situata la centrale di controllo? Mistero, appunto.

Dall’altra parte in molti, oltre ai roghi, al posto delle autorità cercano pure le telecamere che avrebbero dovuto segnalare gli incendi. Qui si entra nella fantascienza. Ad ogni check point politico i cronisti hanno capito che i numeri forniti erano invero magnanime e vincenti previsioni del lotto. Si narra che un pubblicista abbia addirittura fatto quaterna. La beffa che satiricamente proverebbe il fatto che sui roghi ci guadagnano un po’ tutti. Anche se in modo diverso.

Inception di Christopher Nolan a confronto è un racconto per bambini. E parliamo di ecoreati, persone che si ammalano, non di una serata di Cabaret (vorrei dire Stand-up comedy ma l’Italia, eccetto rari casi, non è pronta). Ma soprattutto il silenzio che avvolge alcuni rispetto al clamore mediatico che invece sospinge altri. Perché questa disparità? Perché tante parole e pochi fatti?

Non possiamo far altro che sperare che il caso di Malagrotta faccia da apripista e da cassa di risonanza per tutti gli altri roghi, al fine di instillare prima nell’opinione pubblica e poi nelle autorità preposte la cognizione che tali tragedie devono essere assolutamente evitate. È una questione sociale, culturale, medica e, se siete tra quelli che misurano il mondo attraverso i soldi, economica.

Mi chiamo Mario Aiello e sono un giornalista pubblicista. "Musicante" e "scribacchino" per passione, perennemente soggiogato dal richamo dell'arte in senso lato. Da diversi anni scrivo articoli di approfondimento nel campo degli spettacoli, della musica e della cultura più in generale. L'altra faccia della medaglia è invece dedita all'analisi politica, oltre che alla cronaca di attualità e costume. Insomma, un pastrocchio.