Siamo tutti Charlie con le vignette degli altri.

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Come purtroppo sapete, nonostante siano passate solo due settimane dall’inizio del nuovo anno, il fanatismo e il terrorismo già hanno mietuto le loro prime vittime, tra gli altri dobbiamo ricordare l’attentato in Nigeria, a Maiduguri, e quello in Francia, nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo.


Ovviamente pur toccando, entrambi gli eventi, la sensibilità delle persone, l’hanno fatto in modo diverso, perché ad esempio nel caso di Charlie Hebdo moltissimi disegnatori italiani hanno voluto dare il proprio sostegno, la propria solidarietà ai colleghi d’oltralpe, esprimendosi proprio attraverso il disegno che sia satirico o meno.
Tuttavia, le cose hanno preso una piega quantomeno strana, quando il Corriere ha deciso di pubblicare le sopradette vignette, senza contattare tutti gli autori coinvolti.
Praticamente alcuni disegnatori sono stati pubblicati “a loro insaputa”, per citare un famoso politico nostrano, senza alcuna comunicazione formale o informale.
Ovviamente si tratta di un libro che ha come fine ultimo la beneficenza per le vittime della strage, infatti, tutti i proventi andranno alle famiglie delle vittime, ma ciò non cambia che anche in questo caso, il Corriere della Sera e il suo co-editore la Rizzoli Lizard, avrebbero comunque dovuto chiedere il permesso agli autori, alcuni di questi hanno saputo su segnalazione degli amici di essere stati inclusi nel volume.
Tra l’altro non contattando gli autori e dunque prendendo le vignette dal web, non hanno potuto usare neppure file ad alta risoluzione, dando così al prodotto finale una sciattezza che non avrebbe meritato.
Ci sarebbero poi da vergare interi paragrafi sull’ipocrisia del fatto che alcune vignette di Charlie Hebdo non siano state pubblicate nel libro, perché considerate blasfeme verso le religioni.
Così si vuole difendere il diritto alla satira? Usando solo quella soft?
Tra i disegnatori che non sono stati contattati ci sono nomi importanti del fumetto nostrano, come: Roberto Recchioni, Leo Ortolani, Giacomo Bevilacqua e moltissimi altri.
Il Corriere ha scritto poi sul proprio sito, in calce all’articolo che segnava l’uscita del volume:

“Post Scriptum (dopo le polemiche): Il ricavato di questa operazione, è bene ribadirlo, sarà devoluto interamente a favore delle vittime della strage e del giornale Charlie Hebdo. Aspettare di avere l’assenso formale di tutti gli autori, a nostro giudizio, avrebbe rallentato in maniera sensibile l’operazione. Comunque sul libro, in quarta pagina, c’è scritto con chiarezza che «l’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire».”

La formula finale mi desta qualche perplessità, perché mi pare assurdo che il primo quotidiano in Italia, abbia problemi a contattare i vignettisti, molti dei quali sono presenti in maniera ufficiale sui social e ne fanno un uso continuato.
Tra i disegnatori che non sono stati avvisati, ad esempio c’è Roberto Recchioni, creatore tra gli altri di John Doe (con Lorenzo Bartoli) e Orfani (con Emiliano Mammucari), nonché curatore di Dylan Dog, stiamo parlando quindi di uno dei fumettisti più famosi in Italia, che cura la seconda testata fumettistica in Italia per vendite, dopo Tex, e di cui molti arrivano addirittura a criticare l’eccessiva presenza sui social, come è possibile che il Corriere non sia riuscito a contattarlo?
Lo stesso Recchioni, poi dal suo blog ha pubblicato una lettera aperta indirizzata alla redazione de “Il Corriere della Sera”, di cui pubblichiamo un interessante estratto:

“Ora, magari sono strano io ma… se decidi di usare una mia immagine postata sul mio blog, o sulla mia pagina FB, o sul mio Instagram, o su qualsiasi altra piattaforma digitale a me intestata, sarebbe cosa gentile chiedermi il permesso di poterlo fare.

Magari io non ho piacere di collaborare con il tuo gruppo editoriale.

Magari – se voglio fare beneficenza- faccio un bonifico.

Magari non voglio essere associato ad alcuni dei punti di vista espressi da altri autori presenti nel volume.

Magari non ho piacere che il mio lavoro sia presentato in maniera orrenda, con un file a bassa risoluzione.

Magari non voglio che tu ti faccia bello e nobile con la mia roba.

Magari non voglio che una cosa che ho realizzato per uno specifico contesto e su una specifica piattaforma, sia usata da te in un contesto e su una piattaforma del tutto diversa.

Magari non ho piacere che una mia opera, nata da un preciso stato d’animo, sia commercializzata. Nemmeno per fini benefici.

Magari non amo essere scopato a mia insaputa. Almeno mandami dei fiori.”

L’intera lettera lo trovate al seguente link: http://prontoallaresa.blogspot.it/2015/01/matite-in-difesa-della-liberta-di.html.
Sono arrivate poi le scuse del direttore De Bortoli in un’intervista a Wired e domani probabilmente uscirà sull’edizione cartacea del quotidiano una lettera di scuse, bisognerà vedere se questi due accorgimenti quantomeno necessari, basteranno a placare gli animi.
Chiudendo, mal sopporto quando qualcuno esclama all’interno di un discorso serio una frase come: «Solo in Italia succede questo». È una cosa che mi innervosisce, la ritengo spesso fuori contesto, eppure ben si sposa con quanto è accaduto oggi, infatti, alcuni editori francesi di fumetti, tra cui Glenat e Dargaud, su iniziativa del gruppo BD del Sindacato Nazionale dell’Edizione stanno collaborando per la pubblicazione di un volume, i cui proventi andranno alle vittime della strage, ovviamente stanno contattando alcuni disegnatori per avere il materiale e tutti, dal redattore al disegnatore, passando per il tipografo, stanno lavorando gratis, ma tutti sanno cosa sta succedendo e i disegnatori ovviamente stanno cedendo con regolare contratto le loro vignette.
Perché una vignetta è fino a prova contraria un’opera di ingegno e merita che gli sia data la giusta dignità che sia opera di un professionista o di un dilettante.

P.s. Uno spunto per una riflessione finale. La vignetta che vedete a corredo di questo articolo è una vignetta di Roberto Recchioni, originariamente pubblicata qui http://prontoallaresa.blogspot.it/2015/01/matite-in-difesa-della-liberta-di.html in risposta all’accaduto, io l’ho contattato e lui mi ha dato il permesso di pubblicarla. Non mi pare la cosa abbia richiesto tempi biblici, tutt’altro. Sono stato fortunato io?

Maura Messina, art-designer napoletana, classe 1985. Da sempre sensibile alle tematiche ambientali, in particolare al dramma della terra dei fuochi. Dal 2014 collabora con varie testate giornalistiche. Autrice del libro illustrato autobiografico “Diario di una kemionauta” e del romanzo distopico “4891 la speranza del viaggio”, editi da Homo Scrivens. Ha partecipato a numerose mostre d’arte come pittrice. Il suo motto è: per cambiare il mondo basta napoletanizzarlo.