Sulle spalle dei volontari

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E’ comparso qualche giorno fa su La Stampa di Torino.

Come fosse una grande opportunità, un privilegio, un regalo.

Torino si sta preparando a vivere un anno intensissimo di eventi in concomitanza con Expo 2015 con un ricco programma di mostre, eventi ed iniziative. 

Proprio per garantire un’accoglienza ai massimi livelli e rispondere alle diverse esigenze dei visitatori che Turismo Torino e Provincia (l’Ufficio del Turismo), ricerca volontari attraverso l’iniziativa «Torino &You per ExpoTo 2015».  

Il volontario deve avere un’età compresa tra i 18 e i 45 anni e conoscere almeno una lingua straniera; i volontari verranno impiegati nei due Uffici del Turismo temporanei (Stazione di Porta Susa e Viale 1° maggio) nonché nei desk eventi e negli altri Uffici del Turismo di Torino con disponibilità a coprire dai 20 ai 30 turni anche nei giorni festivi. 

E’ prevista una formazione e una divisa. 

Ma come? Un anno intensissimo di eventi, grandi opere, mostre, musei e volete garantire un’accoglienza ai massimi livelli per un anno intero sulle spalle dei volontari?

E non volontari qualsiasi. Con requisiti particolari.

Ma come? Ci state tartassando da anni con la storia che Expo sarà una grande opportunità per il nostro Paese e poi, non solo all’interno i cuochi, i camerieri e le hostess lavoreranno gratis, ma anche a Torino, per un anno ci saranno schiere di persone che lavoreranno, senza prendere un solo euro, per far fare bella figura agli amministratori locali?

Ma come? Un artigiano, un commerciante, una piccola azienda non possono far fare nemmeno un’ora di prova ad un candidato, senza che sia regolarmente assunto e al comune di Torino e all’Expo è consentito far lavorare centinaia di persone per un anno gratis.

No, non lo capisco e nemmeno posso accettarlo. Purtroppo per questi “posti di non lavoro” ci sarà la fila. Tanti sono i disoccupati che proveranno a prenderla come una esperienza che magari potrà servire per un futuro lavoro.

Mi fa rabbia che ci si rivolga non solo ai diciottenni, ma ai trentenni e ai quarantenni. Come dovrebbero mangiare questi “non lavoratori” in quest’anno? E i loro figli? E con che cosa lo dovrebbero pagare il mutuo? E le rate dell’auto? E le bollette?

Con quante belle parole il nostro presidente del consiglio “di sinistra” sta elogiando la riforma sul lavoro, la ripresa dell’economia, il nuovo futuro che si apre per i nostri giovani.

Con quante belle parole ci state vendendo l’ Expo. Un Expo che probabilmente nemmeno sarà finito, che è stato travolto da scandali, tangenti e arresti.

Eppure basta cercare “il lavoro nella Costituzione italiana” per capire che tutto questo, in una Paese serio non sarebbe ammesso:

Alla persona che presta il lavoro la Repubblica italiana riconosce e garantisce diritti inviolabili, anche e soprattutto nella dimensione lavorativa (art. 2 Cost.). Il lavoro è considerato valore fondativo della Repubblica (art. 1 Cost.), nonché status attraverso il quale si realizza la partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3, co. 2 Cost.). La carta costituzionale riconosce inoltre nel lavoro un «diritto», da un lato, e un «dovere», dall’altro; la Repubblica si impegna, infatti, a promuovere le condizioni di effettività del «diritto al lavoro», che riconosce a tutti i cittadini (art. 4, co. 1, Cost.), ma al contempo, cristallizza il lavoro come un «dovere», di scegliere e svolgere un’attività o una funzione, concorrendo così al progresso materiale e spirituale della società secondo le proprie possibilità (art. 4, 2° co., Cost.). La Costituzione contiene altresì un gruppo di norme dei rapporti economici, collocate nel titolo III, concernenti la disciplina di interessi ed esigenze dei lavoratori ritenuti di particolare rilevanza. L’art. 35 attribuisce alla Repubblica il compito di tutelare il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni, di curare la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori, di promuovere gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. L’art. 36 stabilisce una norma di importanza fondamentale nella disciplina lavoristica in genere, fissando i principi di sufficienza e proporzionalità della retribuzione, e riconosce altresì al lavoratore il diritto irrinunciabile al riposo settimanale e alle ferie annuali retribuite.

Conoscevo il lavoro e sapevo fosse garantito dalla Costituzione. Ora conosco anche il “non lavoro” e non mi piace per niente.

Classe 72, torinese e profondamente torinista e anti-juve. Convinta notav, amante della satira e della comicità. Scrivere è tutto quello che vorrebbe fare da grande.