All’armi!

Condividi su

di Andrea Carpentieri

1 agosto 2017 (accusando il Parlamento Europeo di comportamenti contraddittori su Erdogan).
Salvini dichiara con decisione che <<chi governa questa UE (…) è complice, incapace, falso e ingenuo>>.

3 maggio 2018.
Matteo Salvini proclama di non volere l’ennesimo <<governo servo di Bruxelles>>, ma un esecutivo <<che cominci a dire no alle eurofollie>>.

30 agosto 2018 (a proposito dell’odissea della nave Diciotti).
Salvini afferma che <<l’Europa per l’ennesima volta si è girata dall’altra parte e ha fatto finta di niente>>.

Tre esempi presi random possono bastare, io credo, per dare una misura di ciò che, non da ieri, Matteo Salvini pensa dell’UE: sarà anche per questo, suppongo, che in passato si è ben guardato dal frequentarne il relativo Parlamento, ovviamente senza mai rinunciare ad un centesimo del suo stipendio, sebbene poco avesse fatto per guadagnarselo.
Insomma, Salvini ha spesso dato prova di non amare l’Europa e le sue decisioni.

Ora è il momento di raccontare una storia.

È l’11 febbraio del 2018 quando il leader del partito che ha rubato 49000000 di euro agli italiani e che governa con l’appoggio pieno ed incondizionato del M5S, si reca in visita alla fiera delle armi di Vicenza. In quella data, in quella sede, Salvini assume – come si fa spesso in campagna elettorale – un impegno con i rappresentanti della lobby delle armi: l’impegno, messo pure nero su bianco, prevede di consultare il Comitato Direttiva 447 ogniqualvolta vengano discussi in Parlamento provvedimenti sulle armi stesse.
Il tempo è passato, l’impegno con le lobbies è stato mantenuto in pieno: l’Italia governata da Salvini con la gentile partecipazione di Di Maio e le comparsate di Conte, è stato il secondo paese a recepire la direttiva europea 853/2017 (stavolta l’Europa ci piace, Salvini?), direttiva che in sostanza rende meno restrittiva la normativa sul possesso di armi legalmente detenute.

Tra le cose che cambiano, credo valga la pena di citarne due o tre:
1) aumentano da 6 a 12 le armi sportive detenibili
2) si estende la categoria di tiratori sportivi, quelli che possono comprare oggettini graziosi come i Kalashnikov
3) non esiste obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi.
Bene. Anzi, male, malissimo.
Quante sono ogni anno in Italia le vittime di attacchi con pistole, fucili e affini legalmente detenuti? Soprattutto, visto che il tema dovrebbe essere di scottante attualità alla luce delle ignominie perpetrate soprattutto di recente nel nostro paese, quante donne sono morte sotto i proiettili di compagni, ex compagni, mariti, stalkers e chi più ne ha più ne metta?
In un quadro caratterizzato dalla piaga pestilente dell’omicidio delle donne come risposta a qualunque problema relazionale tra i generi, era il caso – stavolta ubbidendo all’Europa a guisa di cagnolini dalla lingua penzolante – di andare incontro a chi vuol possedere un’arma? È altresì normale che chi convive con una persona in possesso di tali strumenti di morte possa esserne tenuto all’oscuro? Nell’ambito di situazioni segnate da violenza, non basta anche il solo ignorare di potersi trovare nella condizione di subire un attacco con arma da fuoco ad accrescere, penso non di poco, il rischio di caderne poi vittima?
Era proprio necessario, nell’Italia degli odi personali, di genere, razziali, prodigarsi per armare quanta più gente possibile e permettere a costoro di farlo nel modo più confortevole che si possa immaginare?

E Di Maio, in tutto ciò? Non mi risulta che abbia preso posizione, impegnato com’era a capire poco o nulla della questione del Copyright, sulla quale magari torneremo.
Di sicuro, però, nel 2105 l’ex steward del San Paolo aveva dichiarato: <<La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani>>.
Al vicepremier di Pomigliano faceva subito eco l’illuminato e sempre illuminante Di Battista, di cui riporto di seguito le accorate parole: <<Bravissimo Luigi. davvero. il dramma è sempre lo stesso. lo strapotere delle lobbies delle armi, anche di quelle da fuoco. in USA si comprano nei “supermercati”. Stiamo andando verso quel tipo di società. Tutto va verso quella direzione. Il mercato che detta legge sugli uomini, il consumo sull’umanità. Ce la metteremo tutta per non permetterlo nel nostro paese. Lo faremo insieme. Un abbraccio>>.
Poi però sono arrivati il 4 marzo, l’affermazione elettorale, il contratto di governo, la dittatura di Salvini, e allora qualcosa è cambiato. O no?

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.