Il buco nero del non so che dire

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Un tempo era l’unico mezzo di comunicazione di massa: la confidenza fatta tra uomini, il racconto passato da padre in figlio, l’evento storico raccontato attraverso la voce dei popoli. Nell’era del digitale, della comunicazione via etere, via satellite e via  cavo la confidenza, il racconto,  il gossip si vestono molto spesso, purtroppo, dello squallido spregiativo dell’inciucio. I napoletani conoscono bene questo termine, che significa spettegolare parlando a bassa voce. Negli ultimi tempi, poi, nei piccoli centri abitativi, in alcuni paesi, l’inciucio sta diventando un passatempo indiscriminato. Affaristi e professionisti che si allontanano dal lavoro per ferie sentono, al loro rientro a casa, storie apocalittiche sulla loro temporanea assenza: arrestati per violenza sulle proprie mogli, operazioni chirurgiche per malattie gravi, temporaneo ‘soggiorno’ in carcere per omicidio di amanti e mogli. Cosa spinge tante persone a spettegolare su amici e conoscenti, ad inventare storie, talvolta anche senza fondamento? Il pettegolezzo, in genere, viene usato per far male o molte volte si spettegola per affermare se stessi attraverso il  possesso di informazioni che possono destare interesse e meraviglia. Perché occorre esaltare se stessi a danno degli altri? Talvolta per l’insano desiderio di distruggere qualcuno si inizia a spettegolare con notizie false ed infondate; tante volte, poi, il pettegolezzo nasce da un’informazione neutra,  per poi spaziare attraverso tutte le negatività che a quella data persona possono essere attribuite. Da un punto di vista sociale,  il pettegolezzo condiziona le relazioni umane nella misura in cui per non essere oggetto di ‘gossip’ si tende ad evitare l’uno o l’altro comportamento; ma, molto spesso, purtroppo, il pettegolezzo si alimenta senza che dietro vi siano vicende, situazioni, notizie fondate. Se si tratta di gossip su personaggi famosi, gente dello spettacolo, della politica lo spettegolare diventa “divertimento” per riempire i vuoti della comunicazione. La vita degli altri, però,  non può e non deve colmare i vuoti comunicativi di nessuno. L’unico vuoto da colmare è quello lasciato dall’ignoranza: il buco nero del non so che dire. A prescindere dal contenuto dei pettegolezzi, una cosa sicuramente va detta: il mondo si è evoluto, la cultura corre velocissima dall’ Himalaya alle Madonie, dal mar glaciale artico al mar ionio, dal Dnepr al Volturno e noi, ancora qui  a spargere ignoranza?Le calunnie possono disintegrare la vita di qualcuno, possono far male ed anche irreversibilmente.  Bisogna evolversi e soprattutto, essere superiori al “ciu-ciu-ciu del chiacchiericcio”, perché la vita degli altri è un bene prezioso.

Interessata alla Letteratura e con una forte passione per la scrittura, Angela si è laureata dapprima in Lettere Moderne e poi in Giornalismo. Non appena ha iniziato a lavorare, a 21 anni, è stata organizzatrice di eventi; poi ha lavorato nei Beni Culturali presso i maggiori musei campani; da 16 anni è Docente di ruolo. Ha sempre inseguito il suo sogno di scrivere. Si è cimentata in racconti, poesie, scritti diaristici, scritti personali; ha collaborato alla stesura di tesi e testi letterari. Ha pubblicato svariate poesie con la casa editrice Pagine. E' stata curatrice letteraria di due libri:” lI lato oscuro dell’Amore”(Storie di Stalking) e “Usi e costumi della Costiera Amalfitana” . Ama il sole ed il mare. Ama il teatro ed il cinema. Ama cantare. Ama viaggiare, anche con la mente. Soprattutto...Ama Amare.