Il Manneken Dries.

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  • di Danilo Cappella

“La squadra che non gira come dovrebbe”.
“Non ci si presenta allo Juventus Stadium così”.
“Non siamo competitivi, abbiamo sofferto con l’Empoli”.
Questi i commenti che più o meno si leggono in giro, tra tifosi e giornalisti.
Manco Leopardi era così pessimista.
Ma noi dobbiamo piangerci addosso in qualsiasi momento, e mai proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno.
Senza attaccanti di peso, e in un momento di crisi di risultati, il Napoli ha battuto Crotone ed Empoli con scioltezza e senza patemi.
Massimo risultato col minimo sforzo.
Avesse vinto qualche altra squadra così, avremmo detto che è cinica e capace di gestire le partite.
Invece la nostra squadra dobbiamo criticarla a prescindere.
Come se non potessimo accettare il fatto di essere davvero forti, per paura di rimanerci male.
È come quando ti innamori di una donna e poi ti ritrovi a soffrire quando la relazione finisce.
Per cominciarne un’altra ci vuole tempo e volontà d’animo, perché la paura di innamorarsi ed essere di nuovo vulnerabile ti frena e inibisce.
E così è per la nostra squadra.
L’anno scorso ha fatto male.
Quel minuto 88 in quello stadio maledetto non lo abbiamo ancora digerito, ma la cavalcata fino a quel momento, le emozioni fino a quel momento sono state meravigliose.
Tutto è stato fantastico.
Come si fa a pensare di non volerlo vivere per paura poi che vada di nuovo così?
Ora, però.
Soltanto una cosa vorrei, vorremmo.
E cioè vedere una squadra che si presenta a Torino spavalda, senza timori, senza pensieri.
Consapevole di non avere nulla da perdere, e conscia al contempo dei propri mezzi.
E noi abbiamo l’incarnazione di tutto questo in un giocatore.
Quello che quest’anno ci sta trascinando da inizio stagione.
Quello che se non gioca lo senti eccome.
Quello che fa l’attaccante, l’esterno, il mediano e il portiere.
Una delle sette meraviglie del mondo.
Il Manneken Dries.

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.