“Il nome del figlio”… Alessandro Gassman ‘salva’ il nuovo film della Archibugi

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Francesca Archibugi torna sul grande schermo con “Il nome del figlio”. Una commedia introspettiva che fa luce sulla società italiana dei nostri tempi. Protagonisti sono Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Valeria Golino, Micaela Ramazzotti e Rocco Papaleo.
Simona (M. Ramazzotti) è un’aspirante scrittrice in cerca di successo. Ha sposato l’agente immobiliare Paolo Pontecorvo (A. Gassman) della nobile famiglia Pontecorvo, conosciuta a Roma per il famoso senatore ebreo e comunista ormai defunto. I due aspettano un bambino e, in occasione di una cena in famiglia, riferiscono ai parenti il nome del loro nascituro. Benito. Una burla di Paolo che scatenerà però le ire di suo cognato (L. Lo Cascio), professore universitario e scrittore fallito, geloso dell’inaspettata gloria letteraria di Simona. Tra le paturnie sentimentali di sua sorella (V. Golino) e le incredibili rivelazioni dell’amico d’infanzia (R. Papaleo), Paolo si troverà a rivalutare la sua posizione di uomo superficiale ma con la puzza sotto il naso.


Una commedia pirandelliana e “claustrofobica” quella della Archibugi. Il film ricorda sia “I sei personaggi in cerca d’autore” che l’opera “Così è se vi pare” dello scrittore di Girgenti. La regista fa richiamo, inoltre, alla recente moda dei film sulle cene di incontri e scontri (“La cena per farli conoscere, “La cena dei cretini”) ma con un approccio sottotono. Le continue e incalzanti rivelazioni dei personaggi sul loro passato e le ansie future fanno sì che nella pellicola non riesca a generarsi un momento rilassante per lo spettatore. La presenza dei figli dei proprietari della casa, il piccolo Pin e l’intuitiva Scintilla, viene poveramente sfruttata. I bambini fanno da sfondo ai drammi degli adulti. Inoltre temi come l’olocausto, il fascismo e le lotte del comunismo sembrano essere per la Archibugi, ancora oggi, le uniche idee contrastanti che scatenano tra gli italiani una serie infinita di contraddizioni e discussioni. Attriti che potrebbero distruggere anche la più unita delle famiglie.
Un soggetto solido e d’autore quello de “Il nome del figlio” che, nonostante un cast stellare, non riesce a far decollare la pellicola verso una sincera riflessione sulla contemporanea società italiana. Gassman “salva” gran parte del lavoro. Sempre più bravo e sempre più vicino alla qualità artistica di suo padre, eclissa un Lo Cascio spento e monocorde.

Maria Balsamo è nata a Napoli nel 1984. Laureata in Filologia, è giornalista pubblicista. Si occupa principalmente di cronaca cittadina e recensioni musicali. Appassionata di cinema, cura la rubrica omonima per Il Domenicale News. “Il cinema è l’unica forma di arte completa – afferma – visiva, emozionante e comunicativa”. Insegnante di materie letterarie al liceo Scienze Umane di Marano il mercoledì, per i suoi alunni, è il giorno del cineforum.