Joe Barbieri, Cosmonauta di un appartamento di nome ‘bellezza’

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(Photo: Carlo Arace)

L’avevamo presentata come una occasione da non perdere e come una possibilità per disintossicarsi dalla pesantezza e dalle brutture musicali che ci propongono quotidianamente i media, supinamente sottomessi ai soliti giochetti imposti dalle grandi etichette discografiche, quasi mai attente e sensibili alla poca qualità che c’è in giro.

E le aspettative non sono state deluse e se possibile sono state magnificamente superate: ormai assistere ad un concerto di Joe Barbieri diventa sempre più complicato, impossibile non emozionarsi ad ogni nota, ad ogni sillaba sussurrata, ad ogni sguardo, ad ogni incastro musicale ed anche ad ogni silenzio. Sì, anche i silenzi sono rumorosi e trasmettono un messaggio al cuore.

joe2Dovrei parlare del concerto che apre il tour del nuovo lavoro ‘’Cosmonauta da appartamento’’, del tema centrale che è rappresentato dal viaggio, della sapiente alternanza con i brani degli album precedenti, delle performances tecniche dei grandi maestri che lo hanno accompagnato, Giacomo Pedicini al contrabbasso, Stefano Iorio al violoncello, Sergio Di Natale alla batteria, Antonio Fresa al piano, Marcello Giannini alle chitarre e Robertinho Bastos alle percussioni.

Ma questa volta mi riesce difficile fare solo un arido elenco dei titoli delle canzoni presentate, piuttosto mi piace sottolineare il ricco menù delle sensazioni e del carico di ricchezza interiore che ogni volta questo alieno, nato per caso a Napoli, riesce a trasmettermi.

Non avevo mai visto Joe mandare tanti baci alla platea, l’avrà fatto almeno tre/quattro volte: questo perché era completamento a suo agio, perché è lui che ha scelto la sua gente, i suoi affetti, i suoi luoghi per mollare gli ormeggi e partire per questo nuovo viaggio.

Non avevo mai visto Joe cantare ‘Normalmente’ in maniera così divina, l’avrò ascoltato almeno in altri sei concerti ma quell’incastro creato con le carezze di Antonio Fresa al suo piano e con gli struggenti interventi di Stefano Iorio e del suo violoncello, sono stati manna caduta dal cielo stellato, ben rappresentato dalla scenografia del palco del teatro Acacia.

Non avevo mai visto un finale di concerto così toccante, è stato un colpo al cuore, inaspettato e da brividi, un bis concesso in punta di piedi e senza nemmeno la necessità di presentarlo, così come è nello stile di Joe, abituato a far parlare le sue mani e la sua voce. Ed anche la sola scelta di cantare, tra tanti successi di Pino Daniele, ‘’Che ore so’ ‘’ non ha bisogno di commenti. E gli applausi e le lacrime della platea sono arrivate dirette al cielo, appartamento privilegiato del cosmonauta Pino.

Non avevo mai visto tanta sensibilità anche nel dedicare un concerto: quello di mercoledì era per Gianmaria Testa ed Erri De Luca, due storie diverse accomunate dal coraggio e dalla tenacia degli artisti e dalla loro comune sensibilità, l’uno a sostegno dell’altro. joe1

Gianmaria Testa è colui che, ad un concerto gremito di gente in sua attesa, pronunciò : ‘’ Vi prego, non urlate. Non riesco a suonare così. Io non sono un urlatore’’. Ma è anche lo stesso che qualche giorno fa ha dichiarato la sua malattia incurabile, che lo terrà lontano dai concerti.

Non avevo mai visto tanti concerti di uno stesso cantautore: ho deciso però che non smetterò di farlo, perché ho finalmente conosciuto la vera bellezza.

I natali glieli ha dati la terra di Giordano Bruno nel lontano 1972 ed è lì che ha alimentato la sua grande passione per lo sport e la musica: il Napoli come malattia ‘felicemente’ incurabile unitamente al running come aspirante maratoneta. Ama gli eventi di nicchia, ecco perché adora il jazz. Nei ritagli di tempo, invece, si perde nei numeri contabili dell’azienda per la quale collabora.