Non aprire quella porta…

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di Alessandra Hropich

Chi è colui che si nasconde dietro un complimento su un social?
Che persona è colui/ colei che promette benessere in genere su un social?
Ma anche al di fuori del social, tanti non si accorgono delle altrui maschere.
Non si sa mai con chi si parla finquando non lo si conosce davvero.

Racconto come sempre qui due casi concreti, che rappresentano la società che non di rado si nasconde dietro una porta, mostrando pubblicamente una maschera, spesso per raggirare il prossimo.
Il primo caso è un antico contatto virtuale di cui ho già raccontato in passato, uno che mi scriveva di tutto in chat presentandosi pian piano sempre più come possibile amante forte, coraggioso ed esagerato (pur essendo sposato infelicemente ma sposato), poi, dopo diverso tempo e da amici comuni, appresi chi fosse quello spavaldo soggetto che invece ci teneva a raccontarsi a me in modo non veritiero cercando sempre di indossare una maschera per sentirsi importante e diverso da quello che era, sia dal punto di vista professionale che personale.

Sia chiaro, ti può piacere una persona dalla foto, come io piacevo al mio amico, è indubbio. Ma un uomo che si eccitava soltanto scrivendo pensieri amorosi ad una sconosciuta come ero io (questo almeno mi confidò) visto che bastava una sola mano per scrivere sulla tastiera, questo si che è un vero disagio mentale del diretto interessato.
Quando mi trovai a chiedere ad un’ amica comune se solo conoscesse quel Tizio che si vantava in privato di performances sessuali quasi fuori dall’ ordinario (senza comunque raccontare mai i particolari che aveva scritto a me) essendo anche lei destinataria di diversi complimenti pubblici carini dello stesso soggetto sul suo diario, mi rispose tassativa, quasi indignata: “Ma chi pensi che sia mai un Tizio che scrive complimenti ad una sconosciuta su un social? Non sono persone da prendere sul serio!”
Infatti lei metteva al massimo uno smile ogni tanto ai complimenti, quasi mai una replica.

Già ma lei non è giornalista, non è scrittrice, non è persona molto curiosa in genere, lei è laureata proprio come me ma ha una formazione diversa, io sono curiosa perché racconto la vita, ciò che di malato si nasconde dietro una facciata di professionista perbene ed educato è pane per i miei denti, è come, per un Oncologo scoprire un cancro quando un paziente pensa di stare benissimo, tutti sappiamo infatti quanto sia importante scoprire le cose e certe malattie in tempo.

In ogni caso sapevo già da me molto bene che ero io che, per noia, nel periodo lookdown avevo dato corda ed ascolto con estrema superficialità ad un soggetto che scriveva complimenti ad alcune sempre a caccia di nuove fantasie perché la fantasia era la sua unica dote che di certo lui custodiva come una ricchezza perché gli procurava piacere solitario che però non lasciava mai trapelare nei commenti pubblici dove voleva apparire a tutti i costi normale.

Su Facebook in particolare il mio ex amico voleva e vuole naturalmente sempre lasciare l’ idea di professionista serio e quasi invisibile, salvo complimenti al gentil sesso che possono sembrare, al massimo, un atteggiamento carino verso quelle donne che non conoscono la sua vera natura, certe rivelazioni hot e fuori luogo arrivano solo in privato in alcuni casi perché sono strumentali per il suo divertimento.

Il lato pubblico deve mostrare invece il serio professionista che non va oltre i complimenti alle donne, questo sembra essere quasi un punto fermo per il diretto interessato che così vive una sorta di doppia vita e comunque lui non si fa aiutare da uno specialista, piuttosto rimedia da solo al suo problema, non vive la gioia dell’ amore ne’ il sesso anche perché non è giovane ma risolve tutto con la tastiera del pc e con un pizzico di fantasia di cui poi si vergogna lui per primo, qui risiede il suo problema.

Poi ho ascoltato nel tempo e con la massima calma, quando nemmeno ci pensavo più, alcuni racconti veritieri sul mio immaginario amatore hot ed è venuta fuori la personalità e in parte la vita del mio finto amico, dal lavoro iniziale al gradino più basso della stessa società in cui lavora oggi ma che faceva da giovane, ai suoi obiettivi che raccontava a qualche collega, ai parziali sfoghi sul suo matrimonio non idilliaco ed altro e si rialzò quindi quel sipario che lui aveva calato in modo drastico dal momento in cui gli chiesi spiegazioni sulle sue frasi ambigue scritte a me in chat senza esserci nessuna relazione amorosa tra noi.

La porta simbolica che il Tizio aveva chiuso quando mi elimino’ dai suoi contatti per imbarazzo e vergogna di sé stesso e dei suoi disagi che ben sapeva di avere, si riaprì invece quando ascoltai la vera vita da parte di chi davvero lo conosceva, visto che io lo incontrai dal vivo una sola volta, troppo poco a fronte di persone che lo hanno frequentato per anni, anche se notai in lui una certa trascuratezza dal punto di vista fisico che non passava di certo inosservata.
Oggi è solo un ricordo sfocato anche se diversi amici che lo conoscono fanno talvolta ancora battute ironiche su di lui perché il suo defilarsi improvviso dai miei contatti non è mai passato inosservato ma con il senno di poi vedi tutto come veramente era ed oggi posso soltanto sorriderne.

Un altro caso è quello di una donna acida, litigiosa, aspra come poche, una che svolge attività al pubblico e che litiga più o meno quotidianamente con il pubblico, sempre puntigliosa e pronta allo scontro verbale con chiunque.
Un’ impiegata a cui, se le contesti A, lei prosegue menzionando tutte le lettere dell’ alfabeto, non la smette più.
Una donna ansiosa e frustrata, una che, quando entro nel suo ufficio evita sempre di incrociare il suo sguardo con il mio perché tremendamente invidiosa di me e di altre.
Lei la conosco eccome, so che fa uso di farmaci per tenere a bada l’ ansia e molte patologie collegate alla sua furia innata.
Anche in questo caso, ho buttato giù la porta quando ho dato un’ occhiata ai suoi profili social e mi sono resa conto che una nevrastenica come lei supporta il marito in un’ attività simile al mental coach, ho creduto che fosse una barzelletta.

Un motivatore in qualsiasi ambito è colui che incoraggia gli altri ad agire bene per raggiungere serenamente gli obiettivi. Quale serenità necessaria al raggiungimento dei propri obiettivi promette una donna che in ufficio la osservi come persona rigida simile ad una statua di marmo tesa nello sguardo e pronta a litigare con qualcuno in qualsiasi momento?

Mi sconcerta ancora una volta il desiderio di indossare dei panni non propri, come il mio immaginario amatore che avrebbe promesso di comprare il Colosseo quando scriveva in preda alle sue fantasie erotiche solitarie, così come la stessa maschera che indossa colei che invece regala  benessere ed incitamento alla disciplina, rigore e viver sano su un social salvo poi nascondere la sua ira mattutina in ufficio con i clienti e colleghi.
Dunque due esempi di inganni social: un frustrato ed insoddisfatto della vita che sopravvive come può indossando la sua maschera e una donna nevrastenica  che regalerebbe serenità ed equilibrio agli altri, entrambi danno un’ immagine di sé su un social molto diversa da quella reale e ciascuno lo fa per il proprio personale tornaconto.

Il mio ex amico resta sposato sulla carta e controvoglia di sicuro mentre rincorre con fantasie di vario genere tutte le amiche virtuali che gli vanno a genio al bisogno se ovviamente trova terreno fertile come lo trovò a suo tempo con me nel difficile periodo del lookdown in cui avrei lasciato scrivere anche che un asino vola, la signora impiegata invece arrotonda il suo stipendio promettendo serenità e il raggiungimento degli obiettivi a chi ci crede, mi auguro siano in pochi a crederci.
Tutto questo per dire che le porte bisogna aprirle perché le persone recitano un ruolo, solo conoscendole dal vivo o informandosi su di loro (a seconda dei casi) scopri la loro maschera.

Trovo appropriato a tal proposito un pensiero di Arthur Schopenhauer: “Coloro che combinano discorsi difficili,
oscuri, confusi e ambigui sicuramente non sanno affatto ciò che vogliono dire, ma ne hanno soltanto un’oscura consapevolezza che ancora si sforza di
trovare un pensiero: spesso però essi vogliono celare a loro stessi e ad altri che in realtà non hanno nulla da dire!”

Ed infatti, entrambi i casi raccontati qui, con il loro discorsi confusi ed ambigui, nascondono anche a loro stessi che in realtà non hanno nulla da dire ed, aggiungo io, nemmeno nulla di vero da offrire.

-Questo inganno pubblico è la porta che i diretti interessati non vorrebbero mai fosse aperta…

Scrittrice e Pubblicista. Esperta di tematiche sociali, Relatore, Opinionista. Mi occupo di Comunicazione aziendale, Istituzionale e politica. All' Avvocatura ho preferito la Comunicazione perché adoro raccontare la realtà, fatti rigorosamente veri.