PER MADRE TERRA, LA PROTESTA E’ DONNA

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Tecnicamente tutto il clamore mediatico intorno alla questione Terra dei fuochi cominciò quando don Maurizio Patriciello si rivolse al Prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola “Signora”.

Da donna, penso che ad una donna si possano fare offese ben peggiori,


ma ben venga, perché da quel momento il testimone è passato in mano a tantissime “signore” di nome e di fatto, che questa battaglia portano avanti ogni giorno, mettendosi in gioco, scendendo in piazza, esponendo le loro ferite più intime alle luci delle telecamere non per smania di protagonismo ma perché, se a tanti il dolore messo in piazza disturba, ai più risveglia una dignità e un senso di orgoglio e di appartenenza che per troppo tempo erano rimasti sopiti.

In questi anni, abbiamo visto le donne, le mamme, rievocare mille e mille volte le angoscie vissute nelle sale di attesa degli ospedali, leggere con la voce rotta dal pianto appelli disperati affinchè  Nunzia De Girolamo, un’altra donna – allora ministro – si interessasse e agisse in fretta per arginare lo scempio che ogni giorno si rinnova nella Terra dei fuochi.

Donne semplici, che hanno dovuto imparare a parlare a favore di telecamera, e poi tornano a casa, dove le aspettano i mariti, per compiere i gesti della quotidianità.

Donne che quando serve scendono in piazza e marciano con in mano una cartolina che le ritrae nelle camerette dei figli che hanno perso. Camerette che continuano a rassettare ogni mattina, come facevano quando i figli erano a scuola, e non in una bara bianca.

Abbiamo ringraziato Nadia Toffa, delle Iene, che ha mandato in onda il servizio in cui Filomena piangeva e pregava perché aveva paura di lasciare i suoi figli, ancora troppo piccoli.

Chiara, Irene, Giulia,Lucrezia, Maria Laura…. Giovani donne che potrebbero passare il loro tempo in discoteca, o a fare altro, e invece organizzano flashmob, o girano nelle scuole per sensibilizzare i giovani.

Tutte in prima linea a reggere striscioni.

Come le “Mamme vulcaniche”, costrette di notte a presidiare le strade di Terzigno.

Uno stile di vita decisamente sbagliato, signora ministro Beatrice Lorenzin. Anche lei donna.

Ed è dalle donne, dalle “mamme coraggio”, che è partita la protesta di Acerra, conclusasi ieri sera con lo scioglimento del presidio presso l’inceneritore, per impedire il conferimento delle ecoballe stoccate nel periodo dell’emergenza rifiuti  2008. “Grazie alla loro tenacia e caparbietà sono riuscite, insieme agli studenti, a riaccendere i riflettori sul tema smaltimento rifiuti in Campania, dove per l’ennesima volta sono saltate fuori tutte le incapacità della politica”, si legge nella pagina Facebook “Voce per tutti”, creata per diffondere e sostenere tutte le iniziative organizzate in Terra dei fuochi.

L’immagine di una donna incinta utilizzata a volte come simbolo della campagna #Stopbiocidio la dice lunga: la Terra è madre, e le Donne di questa terra rappresentano, con determinazione, la vera speranza in un futuro migliore.

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.