Un atto di amore al quadrato – ” Sputtanapoli ” di Maurizio Zaccone

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Un atto d’amore al quadrato

“Sputtanapoli” in una recensione “sui generis”-

 Un atto d’amore per un atto d’amore. Tale è, se mi consentite, questa stramba recensione di “Sputtanapoli”, il primo libro di Maurizio Zaccone. Anomala perché, più che una recensione, appunto, questa “lettera ai lettori” vuole essere un timido pur se inadeguato omaggio (quasi “un consiglio per gli acquisti”) nei confronti di un’opera che rappresenta invece un esercizio di amore incondizionato dell’autore nei confronti della sua città natale.

Persino il grande Eduardo de Filippo, in “Napoli Milionaria”, aveva teorizzato l’altrui abitudine di attribuire alla nostra città cattiva fama, persino peggiore della realtà (siccome il paese nostro non porta una buona nominata”, recita Gennaro Iovine, “appena sentono napoletano, già si mettono in guardia…”); e dunque, la lezione del massimo commediografo partenopeo è stata fatta integralmente propria da Maurizio Zaccone in questo suo lavoro.

Nel volume si trovano raccolti parte degli articoli che il popolare giornalista ha pubblicato sul suo blog e sui canali social, nei quali “grida”, con la rabbia di chi si è trovato sempre iniquamente “scamazzato” e la consapevolezza invece di chi sa di essere migliore di quello che mediamente di lui viene raccontato, l’orgoglio di appartenere alla propria terra. E lo fa, pagina dopo pagina, sempre mediante una analisi lucida e accurata di quanto egli denuncia, documentandolo ogni volta, vi assicuro, con la pertinacia dell’appassionato e la precisione dello scienziato, ed affrontando i temi trattati da un punto di vista non solo sociologico, territoriale, politico e sportivo, ma anche storico, con un excursus del racconto falsificato della città che trae le sue origini fin dall’Unità d’Italia.

Zaccone, infatti, professionista preparato e attento, mostra continuamente, all’interno della sua scrittura, un occhio critico e disincantato nei confronti di quella che definisce la “narrazione viziata e stereotipata di Napoli”. Egli non è mai banale nelle sue articolate discussioni, nelle quali con pacata ma ferma determinazione contrasta, “smontandoli” (e smentendoli), tutti i pregiudizi e i luoghi comuni che da sempre caratterizzano la descrizione parziale e mai neutrale di quanto accade nella città partenopea. Peraltro rivolgendo particolare attenzione anche nei confronti dei “peggiori nemici di Napoli”, cioè quei cittadini napoletani che, privi di qualsiasi spirito identitario o orgoglio territoriale (ma anche di semplice senso civile), continuano, con i loro deprecabili comportamenti, ad alimentare i luoghi comuni della abituale narrazione ostile della città.

Massima obiettività e totale assenza di vittimismo: in questi due concetti potremmo comodamente identificare la cifra stilistica dell’autore partenopeo, che con garbo e rigore realizza una contronarrazione ragionata, oserei dire, che contrappone verità a falsità, educazione a volgarità, oggettività a preconcetto.

In nessuna pagina, infatti, Zaccone nega i problemi che affliggono Napoli o tenta di minimizzarli (denunciandone anzi l’annosa cronicità e l’odiosa tendenza di certi stessi napoletani a considerarli naturalmente connessi alla propria vita), ma pretende la sacrosanta imparzialità che l’insopportabile doppiopesismo che da sempre affligge il resoconto dei mali della metropoli campana non permette di ottenere: egli si scaglia, con la veemenza del giusto, contro il concetto che nella città di Partenope risulti normale solo il malcostume, la furbizia, il “non funzionante”, essendo invece eccezione, agli occhi altrui, la normalità, civile e positiva, che evidentemente non può, per il comune sentire, albergare nel capoluogo campano. E a conforto di questa tesi egli riporta con puntuale attenzione esempi della vita reale (le bizzarre “uscite” del sindaco di Cantù o i “goliardici” cori da stadio -e non solo- dell’ex-ministro Salvini) e riferimenti variamente pubblicati (dall’omnipresente “Libero” Feltriano ai presunti scoop di fantasiosi giornali anglosassoni). Sembra davvero di leggere un testo scientifico (lo scrivo da medico), tanti e tanto precisi ed obiettivi sono i riferimenti “ufficiali” che sostengono gli argomenti trattati.

Curiosamente, come ben precisa l’autore, “Napoli è raccontata colpevole e non vittima delle sue ferite”, perché secondo la narrazione ufficiale se in città arriva (come è tristemente accaduto) un terremoto con morte e distruzione, “la colpa è dei napoletani che costruiscono case abusive”.

E, con tali “esemplificazioni”, potremmo continuare per ore, basta che v’inoltriate tra le pagine di questo libro bellissimo, un manuale di obiettività e disincanto, che opportunamente si conclude con un invito a riappropriarsi dell’orgoglio di appartenere a una terra non solo contraddistinta da mali endemici ma ricca anche di primati in tutti i campi, troppo spesso volutamente e colpevolmente dimenticati. Un libro, “Sputtanapoli”, che personalmente ritengo immancabile nella libreria di ogni napoletano (ma anche meridionale in genere) che voglia compiutamente comprendere e contrastare il racconto distorto e in malafede della propria città e della propria terra.

Lorenzo Effuso, medico cardiologo e direttore in ASL, attratto dai motori forse ancor prima che dal latte materno, appassionato di scrittura (altrui soprattutto e, con quanto mai giustificata modestia, della propria persino), scrive di ciò che gli piace (musica o sport, cinema o scienza…) e quando gli pare (tanto non deve leggerlo nessuno). Approfitta della per lui inspiegabile magnanimità del Direttore di questo foglio per dare sfogo, estemporaneamente, a qualche libera elucubrazione. Ha affidato la redazione di queste brevi note descrittive a chi egli ritiene lo conosca meglio, sé medesimo.