Un ignobile baratto

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di Maria Rusolo

Infatti, cittadini, aver paura della morte non è nient’altro che sembrare sapiente senza esserlo, cioè credere di sapere quello che non si sa. Perché nessuno sa se per l’uomo la morte non sia per caso il più grande dei beni, eppure la temono come se sapessero bene che è il più grande dei mali. E credere di sapere quello che non si sa non è veramente la più vergognosa forma di ignoranza?”

Scomodare Socrate per commentare quanto accade in questi momenti sotto il sole estivo potrebbe sembrare un esercizio di stile, ma non lo è e ve lo assicuro. Ci sono talmente tante questioni di cui parlare e per le quali vale la pena, fermarsi, riflettere, contare sino a 1000 e poi scrivere, che si finisce per perdersi un po’.

Ti chiedi spesso come si faccia a rimanere impassibile, al cospetto di quanto ci succede, delle vite spazzate via in un soffio da un mare in tempesta, o dalla fatica dei campi, dagli uomini trattati come merce o come banali numeri statistici. Tutto ci scorre addosso come l’acqua di una doccia troppo rapida per dare la giusta consolazione.

Non riflettiamo, siamo presi ed avvolti dalla ineluttabilità degli eventi, come diceva la canzone ” Che sarà, sarà”. Non si incazzà più nessuno, salvo il caso in cui si intervenga in piena pandemia per limitare il consumo della pizza o del babà nei locali al chiuso. Possibile che negli ultimi vent’anni al cospetto dello smantellamento dello Stato Sociale di diritto, dei servizi essenziali di assistenza territoriale, del sistema giudiziario e del sistema culturale e della istruzione, non una sola voce si sia sollevata dalle Piazze?

Possibile che la massima aspirazione dell’Italiano medio, sia quella di contestare il codice a barre per entrare nei bar e non la evidente lesione dei diritti di crescita e sviluppo umani? Possibile che padri e figli non manifestino per lo scippo del suolo pubblico, per la cementificazione, per la munnezza nelle strade, per la cura e l’assistenza domiciliare delle persone fragili, ma si sentano colpiti se in piena pandemia chiedi loro di indossare una mascherina o di farsi una punturina su un braccio? Non entro nel merito delle valutazioni scientifiche, non mi compete e non ho le cognizioni tecniche per poterlo fare, non intendo neanche assumere una etichetta, si vax, no vax, boh vax, io ho sempre fatto tutti i vaccini consigliati, anche quelli stagionali, non mi sono mai preoccupata se avessero effetti collaterali, mi sono sempre preoccupata, di proteggermi, perché da libera professionista, non posso permettermi malattia, e perché terrorizzata di un sistema sanitario che non funziona, non intendevo e non intendo recarmi in un Ospedale, dove mi toccherebbero 14 ore di attesa in un Pronto Soccorso.

Come direbbero quelli bravi è una mera valutazione del rapporto costi- benefici, tutto qua. Amare la democrazia, amare la libertà, significa avere chiara contezza di quali siano i diritti inderogabili di un sistema, significa che non ci si può rivolgere al potente di turno per accedere ad un posto in qualche fabbrica, che chiuderà dopo dieci anni, significa non barattare il proprio futuro ed il futuro dei propri figli per costruirsi una villetta fronte mare, significa pretendere che se mio figlio, mio padre, mia sorella si trovano in una condizione di disagio umano, psicologico o fisico siano assistiti al meglio, significa pretendere la migliore preparazione possibile dalle Università Pubbliche, significa che vengano garantiti i livelli essenziali di sostegno alle donne vittime di violenza familiare, significa avere decisioni rapide ed eque nei Tribunali di tutta Italia, significa che se hai un’azienda e non ce la fai no devi entrare in un girone dantesco a causa della Burocrazia.

Possibile che questo non sia chiaro come l’acqua, che paghiamo a peso d’oro e che si perde nelle tubature fatiscenti, per le ruberie di società pubbliche e delle politiche clientelari. Possibile che non si comprenda che la vita civile e sociale di un Popolo non possa essere il risultato di un ignobile baratto, che ha inizio nella astenia di una Cabina Elettorale.

Non esistono Governi dei migliori, esistono Governi specchio dell’elettorato, questa è una verità assoluta, che la storia ci trasferisce. Un cane impazzito che si morde la coda. Ed il tasto è sempre lo stesso, non esiste libertà senza comprensione e senza un altissimo senso di responsabilità. Porca miseria che cosa siamo diventati! Sarebbe oggi immaginabile una giovane donna caricarsi il peso di portare i messaggi ai partigiani in piena dittatura, rischiando la vita senza pensarci neanche un istante, e con le gambe che tremano e le mani sudate? A voi la risposta, che non oso tratteggiare in questa mia amara riflessione. Avremo il tempo per essere forse più ottimisti, quando il caldo soffocante smetterà di straziarci la carne e tornerà l’autunno della riflessione.

“Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.