Napoli, è il viaggio dei sogni. Notte insonne per tanti di noi.

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Nella stanza dell’albergo non c’è più luce.
Gli altri provano a dormire, ma l’attesa rende difficile la conciliazione con Morfeo.
In questo momento mi venite in mente voi, voi che indossate la nostra maglia e che domani ci rappresenterete agli occhi dell’Europa.
Sono le 4 del mattino e noi siamo appena arrivati a Madrid, dopo un viaggio durata 19 ore tra aerei, macchine e soste varie.
Per arrivare a Roma, poi a Barcellona, e poi qui, finalmente, abbiamo messo nelle gambe e nella mente la forza che non abbiamo e che invece troveremmo nelle vostre, di gambe e di menti.
E allora è il momento di ricambiare il favore.
Tutto questo lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo per amore, e non avremo rimpianti, comunque vada.
Ma ora voi metteteci il nostro di cuore, tutto quello che potete.
Per i 20000 che vengono e per quelli che non possono.
Per quelli che ci sono con la mente ma non con il corpo.
Per quelli ancora svegli.
Ancora svegli da giorni senza riuscire ad immaginare altro momento che quel fischio di inizio.
I Napoletani.
E non quei 20000 di cui parla De Laurentiis circondato da gente piena di soldi fino all’orlo e che non sa nemmeno cosa sia questa passione.
Potranno ridere di noi e dei nostri viaggi fatti di speranza, dei nostri gesti spregiudicati e anche scostumati.
C’è gente che sta partendo ora da ogni parte d’Europa, con gli scali più improbabili.
Sofia.
Bucarest.
Valencia.
Berlino.
Barcellona, appunto.
E c’è chi si sarebbe venduto anche le parti più intime solo per il gusto di far vedere che c’è, ma senza esserci davvero.
Perché loro, i ricchi e perfettini, non ci sono davvero.
Loro sono un contorno fatto di business e televisione, reale solo all’apparenza.
Ma non hanno quello che abbiamo noi.
L’amore.
E non sanno cosa si perdono.
Saliranno sul carro se andrà bene, scapperanno via negando ogni forma di relazione col Napoli in caso contrario.
Noi no.
Mentre loro vagano nel loro mondo che credono “elevato” solo perché guardano il mondo alla rovescia, noi siamo qui.
In questa stanza buia le parole vengono fuori facilmente, perché l’adrenalina sale insieme all’ansia.
Vorrei anche dormire, ma appena chiudo gli occhi vi vedo entrare in campo, ragazzi miei, nostri.
E vi voglio bene.
Per sempre.
Fatevi onore.
Fateci onore.

Sono un ingegnere aerospaziale di 28 anni, appassionato di lettura, viaggi e malato del Napoli e di Napoli. La passione per la scrittura e per i viaggi mi ha permesso di aprire la mente, di non avere pregiudizi, di considerare la vita in maniera non convenzionale, e di immaginarla come un immenso viaggio tra le culture di ogni parte del mondo.