E, per favore, chi non ci crede stia a casa

Condividi su

di Danilo Cappella

L’attesa di una partita come quella di stasera sta in un gruppo di ragazzi che si incontrano già la sera prima, solo per il gusto di condividere ansia, di respirare calcio.
I loro discorsi spaziano in lungo e il largo nell’analisi di quello che sarà, partendo dal presupposto che il Napoli deve fare l’impresa.
Perché è troppo tempo che a questa squadra manca tanto così per essere vincente.
Si va sempre troppo vicini a imprese di spessore, e poi finisce sempre con gli applausi e con un pugno di mosche in mano.
Questo passo va fatto.
Questa è la pretesa.
Di essere una squadra pronta a essere una grande squadra, consapevole della propria forza, attenta, che non si specchi in sé stessa, rabbiosa.
Troppi motivi impongono di crederci, da quelli di campo alle scaramanzie più improbabili.
E vale la pena appigliarsi a tutto fino al fischio di inizio, c’è chi pensa al gol divorato da Ramsey che avrebbe chiuso il discorso qualificazione, e chi si perde nel ricordo dell’attesa di una notte analoga lontana trent’anni nella memoria, finita poi come meglio non avrebbe potuto.
Ma tutte queste fantasie avranno un punto di fine, diventeranno solo adrenalina nel momento in cui la partita inizierà.
E da lì in poi, dovrà essere una battaglia di quelle memorabili.
Senza alcuna pausa, senza nessun pudore.

E, per favore, chi non ci crede stia a casa.

 

Sono un ingegnere aerospaziale di 28 anni, appassionato di lettura, viaggi e malato del Napoli e di Napoli. La passione per la scrittura e per i viaggi mi ha permesso di aprire la mente, di non avere pregiudizi, di considerare la vita in maniera non convenzionale, e di immaginarla come un immenso viaggio tra le culture di ogni parte del mondo.