“Un vero argentino non gioca a Torino”, e invece a Torino ci è andato, e dopo un anno il lutto non riesce ad essere elaborato. A tratti, solo a tratti, pure io ci sguazzo dentro, in questi liquami nocivi di odio, in questa fogna graveolente di livore, in questa sentina putrescente di rosico. Intendiamoci, il distacco tecnico è per me e in me compiuto, e non lo rivorrei mai, non soltanto per il suo lerciume rancido di falsità che ha vomitato sui miei colori e che ha lordato il mio malfidato amore per lui.
Non lo rivorrei perché attraverso le Forche caudine dell’inserimento di Milik e del suo infortunio, attraverso il Cammino di Santiago della faticosa costruzione di un nove prima falso e poi verissimo, della liberazione di Insigne, della consacrazione di Hamsik, del graduale inserimento di giovani fortissimi, impudenti e spregiudicati, mi è dato contemplare il miracolo di una squadra infinitamente più bella, corposa, autocosciente, completa rispetto a un anno fa, forse meno “forte” proprio per, dell’eroe culturale che ribattezzai Prometeo, ma tanto più produttrice di cristalli di iperuranica perfezion; una squadra che da sei mesi e da ventidue partite ha gli stessi punti della Juve, anzi uno in più, e pazienza per le le topiche difensive che meritano discorso a parte estraneo alla ratio di queste osservazioni.
Già, perché si era partiti da Higuain e i tifosi del Napoli. Quelli che, in un delirio prosciuttista, con una insipienza negazionista, dentro una realtà parallela e fictionale, si danno di gomito rassicurandosi: “ma poi non è che sia determinante”.
L’interpretazione del calcio moderno, per buona ventura, vive di un rapporto moderno, più stretto e fecondo, valorizzando, come base ermeneutica, le risultanze numeriche nel micro e nel macrocontesto. La radiografia della prestazione dei singoli e del team, l’analisi dei key passes, la visione dei pannelli statici e dinamici, offrono l’occasione di un approccio più fecondo e funzionale, l’opportunità di valersi di strumenti a partire dai quali, e non senza i quali, provare, semplicemente, a “capire”. Vai a dimostrare che non servono a nulla.
Ma nemmeno è il caso di utilizzarli, per dimostrare quanto, purtroppo, Higuain continui ad essere determinante. Eppure, siccome, come usa dire, “‘o pallone è ‘nu fatto che s’ha da capì buono”, pochi numeri elementari potranno bastare.
24 gol in campionato, 30 in totale, 30 come i loro anni; esattamente come Mertens, peraltro, che in campionato ha un rapporto gol-minutaggio migliore (un incredibile 95,8 contro 112,3), solo parzialmente neutralizzato dal monte-reti complessivo del Napoli.
Ma è di Higuain, e non di Mertens, che qui si parla, e la ratio di questo intervento non prevede alcun giudizio comparato tra i due.
È determinante Higuain, o hanno ragione coloro che invocano la sindrome dell’ “uno dei tanti”, in quella all Star che è la Juve?
Questa tabella prende in esame solo alcuni dei gol di Higuain quest’anno, e vorrebbe determinare l’apporto concreto fornito da inguaia in termini di mero movimento di classifica
TABELLA A
Juve-Fiorentina 2-1: 2 punti netti
Juve-Napoli 2-1: 2 punti netti
Toro-Juve 1-3: 3 punti netti (la pareggia e la ribalta in finale di partita)
Juve-Roma 1-0: 2 punti netti
Juve-Torino 1-1: 1punto netto
Fanno 10 punti INDISCUTIBILI, mi pare.
Poi una serie di circostanze in cui potrebbe e potrebbe non essere determinante vista la caratura dell’avversario: siamo nell’ambito del “beh, se non segnava lui segnava qualcun altro”, e tuttavia abusando dei “se” si va nella nota, malaugurata e deprecata sindrome del flipper. Punti, per capirci, che ha dato alla Juve ma che non mi paiono del tutto ascrivibili al terminale offensivo; partite che forse anche senza di lui la Juve avrebbe vinto facilmente (però intanto i gol ci sono).
Vediamole:
TABELLA B
Juve-Sassuolo 3-1: due gol nei primi 10’.
Empoli-Juve 0-3: due gol in 3 minuti sullo 0-1
Juve-Bologna 3-0: primo e ultimo gol
Sassuolo-Juve 0-2: sblocca lo 0-0
Cagliari-Juve 0-2: due gol
Juve chievo 2-0: due gol
Pescara-Juve 0-2: due gol
È determinante o uno dei tanti, Higuain?
Determinante come Buffon, come Bonucci, questo è ovvio; ma chi pensa che a Torino sia stato uno dei tanti manca degli strumenti basici per guardare calcio con cognizione di causa. Stradeterminante un anno fa, in una squadra dal gioco già pieno e maturo e votata, sebbene non apparisse, alla valorizzazione della sua facies di terminale seminfallibile; Determinante quest’anno, quando in una squadra che segna assai meno e che non gioca per lui arriva a 24 reti regalando un range di punti che va da 10 (certi) a 24 (a seconda di come si valuti la tabella
Insomma: odiamolo, sputiamogli addosso quando sciolto nell’acido e agonizzante ci chiederà aiuto, però dimostriamo di saper trattare una materia semplice come il pallone, che i numeri rendono semplicemente perlucida e cristallina come le fonti del Clitumno.