Gaza, Guterres: “Niente giustifica la punizione collettiva dei palestinesi”

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L’aggressione contro Gaza da parte delle forze israeliane in questi 100 giorni ha scatenato una distruzione totale e uccisioni di civili a un ritmo a cui non avevo mai assistito in questi anni in cui ho ricoperto la carica di segretario generale. Niente può giustificare la punizione collettiva della popolazione palestinese”. Così ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, tornando a invocare il cessate il fuoco umanitario all’indomani del centesimo giorno da quando è iniziata l’offensiva militare di Israele sulla Striscia di Gaza, in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Oltre 1.200 le persone uccise in quel giorno, di cui la maggior parte cittadini israeliani.

Il bilancio dei morti palestinesi ha in queste ore superato le 24.100 persone, a cui si aggiungono oltre 60mila feriti. “Più a lungo continua il conflitto- ha detto Guterres- maggiore è il rischio di escalation e di errori di calcolo. Non possiamo vedere in Libano ciò che vediamo a Gaza. E non possiamo permettere che ciò che sta accadendo a Gaza continui”. Confermando che una maggiore quantità di aiuti sta entrando nella Striscia, su cui inizialmente Tel Aviv ha imposto un blocco totale, Guterres ha aggiunto: “gli aiuti salvavita non stanno arrivando in misura neanche lontanamente necessaria a persone che da mesi sopportano attacchi implacabili“. Ha avvertito quindi del rischio “fame, che perseguita la popolazione insieme a malattie, malnutrizione e altre minacce alla salute”. Quindi ha concluso: “Sono profondamente turbato dalla chiara violazione del diritto internazionale umanitario a cui stiamo assistendo“. La scorsa settimana Israele è stato chiamato a rispondere dell’accusa di genocidio alla Corte internazionale di giustizia con sede all’Aia, in Olanda, su istanza presentata dal Sudafrica.

Intanto le violenze continuano a colpire sia palestinesi che israeliani: ha superato le 24.100 vittime il bilancio dei morti a Gaza, dove secondo il Washington Post – che cita sei osservatori per i diritti umani – gli attacchi israeliani nel mese di gennaio si sono “mantenuti intensi”. Tre palestinesi risultano uccisi ieri in Cisgiordania, dove nei primi 15 giorni del 2024 le forze israeliane avrebbero ucciso trenta persone, stando a quanto riferisce l’Ufficio Onu per il Coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha). Nel 2023 il bilancio è stato di 503 vittime. In un attacco nella città israeliana di Ra’anana invece ha perso la vita un’anziana donna, mentre 18 israeliani sono rimasti feriti, tra cui figurano anche bambini e adolescenti, in quanto l’attentato è stato condotto all’uscita degli alunni dalle scuole. Due palestinesi, stando alle ricostruzioni della stampa locale, si sarebbero intenzionalmente lanciati con le automobili contro i passanti. Avrebbero inoltre attaccato le persone all’arma bianca. Quanto agli ostaggi israeliani, di cui circa 130 – sui 240 iniziali – risultano ancora nelle mani dei gruppi palestinesi, le brigate Al-Qassam hanno diffuso un video in cui vengono mostrati i corpi senza vita di due uomini, Yossi Sharabi e Itay Svirsky, mentre una terza sequestrata, Noa Argamani, ha dichiarato di essere rimasta ferita in un attacco aereo israeliano che avrebbe invece ucciso Sharabi. La giovane ha quindi aggiunto che anche Svirsky ha perso la vita in un raid. Lo riporta l’emittente Al Jazeera, chiarendo che non è possibile verificare in modo indipendente tali dichiarazioni. La testata qatarina ricorda che ammontano a 25 gli ostaggi morti dal 7 ottobre.

Agenzia DIRE – Mondo del 16/01/2024 – di Alessandra Fabbretti –   www.dire.it

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