Il silenzio stampa non appartiene al campo

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Il campo ha parlato. Senza aver avuto bisogno di fare sceneggiate, senza urlare, senza prendersela con chi non ha colpe.

Il campo è l’unico sempre onesto (o quasi). Il campo domenica ha parlato e, come sempre, ha raccontato di un Napoli spettacolare e convincente, con le solite amnesie difensive, ma con il solito, meraviglioso gioco. Quattordicesimo risultato utile consecutivo. Sessanta gol fatti. Sarà perché ha giocato Pavoletti, come voleva il presidente. Eppure pare che l’ex Genoa non abbia convinto. Ma nessuno si sognerebbe mai di prendersela con lui; il bisogno di entrare nei meccanismi, il salto di qualità da una piazza all’altra, il rientro da un paio di fastidiosi infortuni. L’impegno è già tanto, va già bene così.

E poi, c’è di nuovo Arkadiusz: 20 minuti di partita ottimi, fatti di sostanza, di voglia, di occhi che brillano nel rivedere quel pallone e quel terreno di gioco. Ora il polacco è atteso dall’abbraccio del San Paolo, che lo caricherà a molla per il tour de force che sta arrivando. Perché calcoli non se ne fanno, e si ragiona partita per partita, ma lo sappiamo tutti a cosa stiamo andando incontro: Atalanta, Juventus, Roma, Real Madrid. Il crocevia della stagione inizia adesso e si concluderà col ritorno degli ottavi di Champions; queste due settimane (so che sembra poco tempo, ma da qui al Real sono esattamente 15 giorni) ci diranno molto sul livello raggiunto dalla squadra, sulle prospettive presenti e su quelle future, sperando si riesca a lavorare con maggiore serenità e si ascoltino solo parole di elogio visto che questi ragazzi, guidati da un mister immenso, stanno facendo di tutto per renderci felici. Domenica il Napoli ha vinto 3-1, ma nessuno ha proferito parola.

Non direttamente, almeno. Il presidente, tanto agitato appena qualche giorno fa, non ha parlato; sarà stato contento di vedere il suo acquisto Pavoletti e non Mertens in campo (qualcuno gli vada a dire che cosa ha fatto il belga fino ad oggi, invenzione totale di quel genio di Sarri); sarà stato scontento di non vedere entrare Rog quando Allan si è infortunato, però è entrato Zielinski e ha segnato. Strano, del resto questi ragazzi stanno dando spettacolo da una vita, sono imbattuti da mesi e riescono ancora a giocare bene nonostante il loro “datore di lavoro” remi contro. E loro sì, loro hanno parlato.

A fine partita, negli spogliatoi, clima festoso e foto di gruppo. Condivisione totale, con tanto di frecciate al “signor” Aurelio De Laurentiis, assente ieri allo stadio, impegnato in America ad autopubblicizzarsi per poi tornare qui, a Napoli, il giorno della partita contro il Real, per autopubblicizzarsi.

Tra l’altro, in realtà, si fa cattiva pubblicità da solo, e da che erano solo i “pochi stupidi facinorosi” gruppi delle curve a non accettare le sue esternazioni, ora la consapevolezza del masochismo e dell’autolesionismo di quest’uomo si è estesa a macchia d’olio, passando per tutti i settori dello stadio, scendendo fin dentro gli spogliatoi. Si è schierato dalla parte sbagliata, quella dove ci sono lui e quei 20000 per i quali vuole fare lo stadio, pseudogiornalisti e pseudotifosi che farebbero di tutto pur di bere il nettare del potere. Dall’altra parte, quella giusta, ci siamo tutti ormai. Dall’altra parte, quella giusta, c’è Napoli.

Sono un ingegnere aerospaziale di 28 anni, appassionato di lettura, viaggi e malato del Napoli e di Napoli. La passione per la scrittura e per i viaggi mi ha permesso di aprire la mente, di non avere pregiudizi, di considerare la vita in maniera non convenzionale, e di immaginarla come un immenso viaggio tra le culture di ogni parte del mondo.