Se i giornalisti non raccontano ma giudicano (e non valutano i fatti ma vogliono orientarli)

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di Giuseppe de Silva

PREMESSA
I giornalisti raccontano quel che fanno gli altri, ciò che accade intorno a loro. Questo lo dice la legge n’69/1963 ed è stato confermato, questo principio, da tutti i trattati deontologici da allora ad adesso.
Insomma i giornalisti sono soggetti terzi tra: ciò che accade e chi ha diritto ad essere informato su ciò che accade.
ERGO
NON POSSONO E NON DEVONO diventare protagonisti di un evento. Altrimenti si genera un conflitto di interessi e quindi se il giornalista diventa protagonista di un evento quell’evento lo racconta un collega non certo lui.
DOMANDA
I giornalisti possono votare a Sanremo diventando protagonisti ed orientando con il loro voto un evento che essi stessi stanno raccontando?
Da appartenente alla categoria rispondo: NO.
Per i motivi esposti i giornalisti non devono votare per la classifica. (E spero che a Sanremo non votino più).
Mai diventare protagonisti di un evento pretendendo di orientarlo con il proprio lavoro ed il proprio giudizio. Questa si chiama ideologia. E l’ideologia è il nemico giurato del giornalismo.
L’ideologia ha tutte le risposte; il giornalista no, il giornalista cerca “la verità sostanziale dei fatti”.
GEÔLIER È UN CASO.
Ma non per tutte le “minchiate” che sono state dette, no.
Lo è perché è uno che ha vinto 53 dischi di platino e 23 d’oro. E questi dati che sono fatti reali e oggettivamente riscontrabili sono stati completamente ignorati dai “colleghi” presenti nella sala stampa.
Geôlier è stato derubricato a sottocultura folkloristica-locale senza che nessuno si chiedesse: ma tutti questi dischi d’oro e di platino che cosa vogliono significare?
Cosa ci dicono?
Cosa testimoniano?
Chi è che compra i suoi dischi, lo segue in streaming e sui social?
Caro Geôlier, il tuo testo può essere interpretato come un rifiuto della violenza di genere?
Queste sono alcune delle domande che potevano essere fatte a Geôlier non certo quelle offese travestite da quesiti che in molto gli hanno rivolto.
INCISO
Dopo la vittoria di Trump alle presidenziali (tutti i tuttologi erano convinti che avrebbe vinto Hillary Clinton) una importantissima giornalista italiana celebratissima e divenuta addirittura mitica disse: “c’è da chiedersi quale è il nostro ruolo se non riusciamo ad influenzare la gente”.
Per me questa è una bestemmia professionale deontologica. Perché il giornalista capisce i fatti e li racconta.
NON HA IL RUOLO DI ORIENTARLI!
Il giornalista non è un politico!
Giù dal piedistallo per favore!
Porca la miseria ladra tornate a raccontare non a giudicare!!!!
RACCONTARE Non orientare
E questo è stato fatto a Sanremo: quei giornalisti (non tutti certo ma la più gran parte) hanno tentato di orientare il risultato di un evento con il loro giudizio mentre il loro ruolo è quello di RACCONTARE l’evento.
Ed ecco uno dei motivi per cui in Italia i giornali si vendono sempre meno: perché in troppi invece di raccontare i fatti provano ad orientarli.
CONCLUSIONE
Se non capiamo che dobbiamo tornare a raccontare piuttosto che a giudicare, saremo morti come categoria in meno di una generazione.
All’ossigeno già ci siamo. Speriamo di non arrivare alla canna del gas.

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.