Siamo giovani sino a prova contraria, innocenti sino a sentenza definitiva e la vita è l’anno che è giunto che ce lo impone…

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di Maria Rusolo

Bella ridente e giovane con il tuo ventre scoperto, e una medaglia d’oro sull’ombelico, mi dici che fai l’amore ogni giorno e sei felice e io penso che il tuo ventre è vergine mentre il mio è un groviglio di vipere che voi chiamate poesia ed è soltanto tutto l’amore che non ho avuto vedendoti io ho maledetto la sorte di essere un poeta.

L’anno nuovo è giunto come una folata di vento che scompiglia i capelli pieni di salsedine in un giorno d’estate, mentre siamo soli in riva al mare ed ascoltiamo i nostri pensieri, pronti ad essere affidati ad una bottiglia che raggiungerà uno sconosciuto, chissà quando, chissà dove. Siamo così senza armi al cospetto dell’ignoto che ci attende, mentre camminiamo con gli occhi rivolti al cielo, sperando di lasciarsi alle spalle il peso del passato e con l’angoscia gioiosa di accogliere il futuro, che in un attimo è già presente.

Siamo giovani nel momento stesso in cui raccogliamo le nostre energie e ci tuffiamo nel profondo ed oscuro avvenire. Quanti rancori, quante dolorose azioni ed omissioni scritte nella nostra anima ribelle, un attimo prima correvamo verso la nostra vita ed in un secondo tutto è sparito nel gigantesco vuoto delle nostre aspettative deluse. Cercavamo come rabdomanti il succo della vita, che appagasse la nostra sete, correvamo verso la libertà con le soli armi dei nostri corpi flessibili e verdi e poi ci siamo trovati soli con i pugni stretti e nelle mani il fallimento e la sconfitta.

Mentre guardiamo dalla finestra con la sola luce di una candela le esplosioni di gioia di giovani ubriachi che camminano senza pensieri, la nostra esistenza sembra uscire dal nostro corpo e non essere più solo la nostra. Un corpo estraneo che vive aldilà di noi e senza di noi e che vorremmo lasciare andare per un solo istante, congiungendoci alla gioia senza origine, senza causa, senza tempo di quei ragazzi che baccagliano per le strade alle prime luci dell’alba di un nuovo anno. Chissà se capiscono quanto sono fortunati hanno tutto ancora da scrivere, mentre per noi restano ancora poche pagine alla fine di un lungo romanzo d’appendice, chissà se sanno di poter essere i protagonisti del Giro del Mondo in ottanta giorni, dei Tre Moschettieri, di Cent’anni di solitudine, o di Madame Bovary, chissà se sanno che possono scrivere una nuova storia, o tante storie, girare il mondo salvando le vite di altri e la propria, chissà se sanno che il sangue che pulsa per un bacio dato all’improvviso nel buio di una piccola strada di provincia è l’atto più bello e rivoluzionario che esista in un’epoca fatta di disillusioni e di decadenza…chissà.

E continuiamo a guardarli, non visti, scrutandoli con interesse e cupidigia sino a quando non spariscono al nostro sguardo ormai pieno di commozione, ma carico di aspettative. Ormai il sonno è passato e non ci sentiamo più stanchi, non possiamo lasciarci andare al ricordo, ma continuare ad accompagnare per mano le nostre paure ed i nostri desideri, sperare di sentire ancora tra le membra la dolce febbricola di un innamoramento, passeggiare sul letto di note che ci ricordano i nostri corpi sudati in un amplesso o la tachicardia della nostra prima vittoria.

L’anno nuovo è arrivato e ci impone di vivere, di cogliere l’attimo, di arrivare preparati alla prossima tappa, nudi e caldi come i giovani che brillano nella notte, illuminati solo dal calore della esistenza. Esistiamo e sino a quando ci viene donata questa immensa possibilità non possiamo starcene seduti a compiangerci per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, per quello che avremmo potuto avere e non abbiamo avuto. Siamo giovani sino a prova contraria, innocenti sino a sentenza definitiva e la vita è l’anno che è giunto che ce lo impone. Auguri a tutti noi.

Noi due ragazzi che stretti ci avvinghiamo,
mai che l’uno lasci l’altro,
sempre su e giù lungo le strade, compiendo escursioni a Nord e a Sud,
godiamo della nostra forza, gomiti in fuori, pugni serrati,
armati e senza paura, mangiamo, beviamo, dormiamo, amiamo,
non riconoscendo altra legge all’infuori di noi,
marinai, soldati, ladri, pronti alle minacce,
impauriamo avari, servi e preti, respirando aria,
bevendo acqua, danzando sui prati o sulle spiagge,
depredando città, disprezzando ogni agio, ci beffiamo delle leggi,
cacciando ogni debolezza, compiendo le nostre scorrerie.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.