PER FAVORE, NON PARLATE DI SCUDETTO

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Napoli è una città umorale che non conosce mezze misure, vive di eccessi, convive con le sue stridenti contraddizioni, reagisce istintivamente di pancia. Si deprime e si esalta con eccessiva disinvoltura, senza formule di compromesso o momenti di pacata riflessione.


Il calcio non fa eccezione, anzi è la dimostrazione lampante dell’assunto iniziale. Una sconfitta è vissuta come una tragedia, una vittoria come un trionfo quasi definitivo che autorizza ingiustificati voli pindarici. Proprio quello che sta succedendo in questo momento: la parola scudetto è tornata di moda dopo essere stata bandita per un paio di mesi. Adesso nessun traguardo sembra precluso. Dopo l’inizio da incubo che ha sollevato diverse perplessità, non del tutto fugate, la squadra di Benitez, nelle ultime sette partite di campionato, al netto della figuraccia di Berna contro lo Young Boys in Europa League, ha tenuto un cammino da primatista, parzialmente rovinato dagli imperdonabili sprechi nelle trasferte di San Siro, sponda nerazzurra, e Bergamo. Il doppio significativo successo su Roma e Fiorentina ha alimentato le fantasie dei tifosi e di una parte della stampa ma ha aperto anche una provocatoria caccia all’uomo, al Nemico Immaginario, a tutti quelli che avevano mostrato insofferenza verso il mercato o avevano espresso dei dubbi sull’operato del tecnico. Come al solito, quando non si vogliono vedere le incongruenze, si preferisce far finta di nulla e attaccare chi ha evidenziato le macroscopiche disfunzioni, evitando di affrontare i nodi, alcuni dei quali restano irrisolti. E’ innegabile che qualcosa sia cambiato, che, a dispetto del misero mercato, la squadra, seppure imperfetta, abbia finalmente sfoderato le indubbie potenzialità, inespresse nella prima parte di stagione, e abbia ritrovato vigore anche grazie all’opera certosina di Benitez, tornato saldamente al timone dopo qualche incertezza estiva. 
Quello che, invece, sconcerta è il livore serpeggiante, il rancore represso e poi sfogato in maniera indiscriminata che nemmeno il trend positivo è riuscito ad arginare. S’è imposta la dittatura del pensiero unico, non sono ammesse né obiezioni, né sollecitazioni. Eppure il fideismo è una forma di ottundimento della ragione. Il disdicevole regolamento di conti in atto, perpetrato con intollerante accanimento, (chi era scettico dovrebbe tacere, smettere di tifare e/o commentare le partite) azzera il confronto, annichilisce il dibattito, annienta l’oggettività dei fatti. Gli intransigenti maître à penser partenopei tirano in ballo il catastrofismo, il disfattismo, il pessimismo cosmico con toni da Santa inquisizione. Insomma tanti paroloni, concetti altisonanti per non dire sostanzialmente nulla di particolarmente pregevole. In fondo, che cos’è l’ottimismo? “La smania di sostenere che si tutto va bene quando si sta male”, risponderebbe con arguzia il Candido di Voltaire. Perciò, oggi più che mai, esercitare un prudente realismo sarebbe la scelta più opportuna. Anche perché se, come si sostiene da più parti, la squadra è già forte, la rosa è completa – con le sole eccezioni di Insigne alle prese con il grave infortunio e Zuniga la cui vicenda ha ormai del grottesco -, il rischio concreto è che la proprietà non si faccia sfuggire l’occasione per impostare anche questo mercato di riparazione all’insegna del risparmio, quando, peraltro, non ci sarebbe l’allettante prospettiva di incassare i milioni della Champions. Inoltre, un po’ come i rinnovi contrattuali, quella parolina che inizia per “s”, se pronunciata con avventatezza, è sempre foriera di indicibili sventure sportive. Eduardo ci metterebbe subito in guardia: “essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. Ergo, almeno per ora, per favore, non parlate di scudetto.

Nato 43 anni fa a Napoli, da sempre residente a Casoria. Laureato in Storia alla Federico II, militante politico, impegnato nel mondo dell'associazionismo e del volontariato. Oltre alla storia, e alla politica, l'altra passione è il calcio, in particolare il Napoli. Il colore preferito è, ovviamente, l'Azzurro!