Depressione e “dintorni”. Lettera ad un’amica -nemica…

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di Maria Rusolo

Soffrire di depressione vuol dire non desiderare più nulla, non avere la forza di cambiare. Ci sentiamo soli anche in mezzo agli altri, che spesso non comprendono la nostra sofferenza. Siamo incapaci di amare e nello stesso tempo abbiamo un disperato bisogno di affetto.”

Cara depressione ti scrivo, perché sei la mia compagna fedele da tanti anni, perché ti guardo fissarmi nello specchio e perché ti osservo negli occhi di mia madre da molti decenni. E’ complesso dirti cosa provo per te, tu sei il mio peso perenne sulle spalle al mattino, sei la palla al piede mentre mi trascino veloce per strada, per affrontare la giornata, schivando colpi della folla al telefonino e gli sguardi dei passanti.

Ti scrivo, come se scrivessi ad un’amica/ nemica che condiziona la mia esistenza e che a volte si addormenta, per lasciarmi tregua, pronta ad avvolgermi con il suo buio quando ho la guardia abbassata. E’ complesso dirti quello che provo per te, è difficile dirti che in fondo sei furba che aggiri ogni tentativo di scoprire le cause della tua presenza, che eviti ogni pillola della felicità, che ti nascondi all’occhio degli altri per resistere come un parassita più a lungo possibile, sino a quando non ti sia nutrita di ogni brandello di carne, sangue e d’anima.

La nostra è una vecchia frequentazione, dai non fare la timida, lo sai bene che hai sempre albergato le stanze della mia casa, o forse dovrei dire delle case in cui ho vissuto, perché ne ho cambiate tante nella speranza che tu smarrissi l’indirizzo, ma niente da fare hai una sorta di navigatore interno che ti lascia trovare chiunque tu stia cercando.

Hai reso il mio corpo spesso una prigione, mi hai spinto spesso a nascondermi nei libri e nella musica per mascherare il rumore dei tuoi passi sul pavimento. Sei rumorosa, altro che! So che vorresti dirmi che è la tua natura, che sei nata così sempre alla ricerca del peso- forma, sempre vestita di nero e grigio, nascosta dai grandi occhiali scuri e con una pelle bianco latte che rifiuta ogni raggio di sole.

Ti piacciono le tende per poterti riparare dagli occhi degli estranei, e scegli sempre l’ultima fila agli eventi, così sfuggi e puoi anche sonnecchiare indisturbata. Trasformi quello che tocchi lo sai? Hai avuto il potere di trasformare una giovane donna, in un essere scorbutico e diffidente, ma io sono consapevole che non vorresti, che pensi che in fondo sia colpa mia, che sono io a non aver braccia forti abbastanza per scacciarti, o un cuore di leone, per chiuderti in gabbia.

Sapessi le volte che ci ho provato a chiuderti in una scatola in soffitta, ma poi sento la tua voce ed il tuo lamento e presa dal panico ti vengo a cercare, riapro e tu sei lì che mi guardi con gli occhi come fessure per dirmi: ” vedi non sono io, sei tu che non vuoi aiutarti! sei tu patetica bionda che hai bisogno di me, più di quanto io abbia bisogno di te!”

Cara dep, quante lacrime ho versato, e quante ancora ne verserò, sola e celata da tutti, affinché non mi considerassero una debole, una che in fondo ha qualche rotella fuori posto, quante volte , rannicchiata su di un divano, ho pensato ma si facciamola finita così finalmente finisce questo rumore silenzioso, questo nodo in gola, questa sensazione di respiro non respiro, eppure proprio mentre tutto questo affollava la mia mente, ho trovato sempre un motivo per non farti vincere, mi sono rimboccata le maniche ed evitando gli specchi per non guardarti ho chiesto aiuto.

Lo so, lo so, tu la detesti questa parola, e resti in attesa, attendendo che io fallisca, che non riesca a stare dritta sui tacchi, lo so bene, che attendi il mio passo falso, o che cada ancora ed ancora, per dirmi ” te lo avevo detto, noi siamo fatte per stare insieme”. Bella roba, siamo come un coppia di fatto senza figli, che divide il letto ed il bagno, e prendi per giunta anche un sacco di spazio. La mia lettera non è una follia, e non pensare che tu sia riuscita nell’intento di farmi impazzire, manco per niente. Se c’è una cosa che ho imparato da te, osservandoti con attenzione è che ti nutri di silenzio e paura, della vergogna e del dolore e credo che tu non abbia mai avuto il sopravvento, perché in fondo sai che io continuerò a parlarti fin quando avrò l’ultimo respiro, continuerò a non cedere alle tue lusinghe, ti riconoscerò negli occhi degli altri e tenderò una mano, perché hai paura delle folle, delle moltitudini, degli spiriti liberi, dei sognatori.

Sai se come un pessimo dittatore convinto che con la repressione alimenterà per sempre il suo potere. No io non te lo consentirò. Mi sembra di vederti mentre ti fingi offesa, pensando che sia una sciocca sentimentale, lo sai sei parte di me, forse quello che sono lo devo un po’ a te, ma non ti montare la testa, sono io la più forte, sono io quella che ti ridurrà ad un’ombra e che combatterà fino a quando non sarai costretta in un angolo e per quante trappole troverò sul mio cammino, io avrò sempre, sempre la forza di gridare per me e per gli altri.

Cara Dep, so che non ami i diminutivi, ma ormai siamo in confidenza, e sto consumando il tuo nome, ora ti lascio, ho una vita da afferrare e devo lasciare che il sole inondi la stanza, vado, ma lo so ci rivedremo presto. Ti abbraccio amica/nemica.

” I momenti più gloriosi della tua vita non sono i cosiddetti giorni del successo, ma piuttosto quei giorni quando dalla depressione e dallo sconforto senti sorgere in te una sfida alla vita, e la promessa di realizzazioni future.“

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.