Benvenuti nel mondo reale

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di Claude De Bray

Questo mondo, il mio piccolo microcosmo, non ha bisogno di false verità, di quell’iodismo e di quella insipienza, di quella falsa moralità, di quella meschinità che nutre l’ipocrisia; preferisco coltivare la mia indole che voi definireste iconoclastica quanto nichilista.

Preferisco vivere in un angolo che mi basti pur di evitare di imbattermi in quel macrocosmo di cui nutro forte disprezzo.

Si, vivo in un microcosmo che è di gran lunga più grande ed immenso rispetto al vostro macrocosmo.

Non è questione di spazi, è che il più delle volte vi disprezzo, e non è questione di vivere perché nessuno vive veramente al massimo sopravvive.

Dunque è tutto relegato a ciò che gli occhi non vedono ma la mente osserva, metabolizza e ne trae conclusioni.

Dico a te, donnucola che badi allo smalto sulle unghie e pure a te, misero omuncolo, che ti dimeni per conquistare un qualcosa che credi aver ottenuto ma che ti è stato solo concesso.

Siete contaminati dal vostro macrocosmo fatto di menzogne e maschere, di perbenismo che cela avidità, tutto per conquistare uno spazio in questa società infinitamente mediocre, approssimativa.

Intanto, quella che crediamo vita va avanti tra incompetenze, ignoranze e pura sciatteria; ci sarà qualcun altro a correggere i vostri errori, questo pensate mentre ve ne strafottete semplicemente perché non rientra nella sfera dei vostri futili e banali interessi, incuranti del vostro non agire che calpesta gli altri e vi relega all’oblio.

Il mondo, ciò che ne resta, va avanti lo stesso con o senza di voi e tutto ciò dimostra tutta la vostra inconcludenza di stare al mondo; siete irrilevanti che siate professori o semplici impiegatucci.

Resto nel mio microcosmo e non vi temo, non si può temere l’inconcludenza, semplicemente vi ignoro e non oso giudicare per il vostro non essere; non siete nemmeno meritevoli di giudizio per quello a cui non esiste condanna.

Possedete soltanto la banalità e tante altre cose a cui non sono interessato; cose per cui commettete crimini efferati senza nemmeno sporcarvi le mani e pur consapevoli fingete di non saperlo mentendo a voi stessi.

Sbavate per la ricchezza, quella effimera, costruita artatamente da questo vostro macrocosmo che tanto vi rende fieri quando mostrate la carta platino o scendete dal vostro Suv.

Non siete nemmeno in grado di essere genitori e relegate i vostri figli a quella istruzione mediocre, sterile che non porta all’autodeterminazione, alla riflessione, ad evolvere pensieri propri ma preconfezionati.

Così i vostri figli vagano nel cibermare, quell’apoteosi di coatti, nella virtualità che li porta a confonderla con la realtà ma in cui tutto è permesso.

Ve ne sbarazzate con un telefonino o una Play Station affidando agli altri l’insegnamento dei veri valori; quegli stessi a cui non può essere delegato questo compito, gli altri, intrisi di sciatteria e incompetenza a loro volta coltivati a suon di falsi storici, di propaganda e che gli esami universitari li hanno affrontati nello stesso modo con cui hanno imparato le tabelline alle elementari o recitavano la poesia a memoria senza capirne il senso e tantomeno l’insegnante si è presa la briga di affascinarli con il senso della poesia stessa come del poeta.

Agli esami avete recitato a memoria i concetti di Kant e mai che alla domanda posta avete iniziato con “penso che…..” ma avete recitato la poesia a memoria e vi siete dimostrati come nelle pubblicità false quanto ingannevoli.

Benvenuti nel mondo reale

 

 

“Sono incapace di ogni diplomazia e mediazione, anche se mi picco di essere infinitamente più generoso che avido (come esigerebbe da me la mia vera natura) e quindi devo essere generoso con metodo; se scrivessi in un altro paese, e non in questo paese di bigotti dove anche Dio è cattofascista o cattocomunista, forse mi godrei un poco la vita, andrei in giro, avrei voglia di incontrare qualcuno”

Aldo Busi

Nato a Napoli non ho frequentato scuole degne di tale nome. Al compimento dei diciott’anni dopo il conseguimento del diploma sono subito stato assorbito dal lavoro soprattutto per motivi di sostentamento precludendomi la cosiddetta “Laura”. In compenso ho la laurea della strada, un master in sopravvivenza e vivo tutt’ora di espedienti. Amo leggere più che scrivere ed avendo raggiunto un’età che mi concede il lusso di dire ciò che penso non percorro strade che conducono al perbenismo bensì all’irriverenza. Non amo molto questo tempo e la conseguente umanità per cui sono definito un misantropo; ciò non toglie che la solitudine non precluda l’essere socievole e come tutti i solitari le persone le scelgo; il resto le guardo da lontano, senza avvicinarmi troppo. Se è vero che ogni mattina ognuno di noi fa una guerra per combattere il razzista, il moralista, il saccente che vive in noi, non ho alcun interesse nello scoprire che qualcuno questa guerra l’abbia persa e dunque la evito. Il resto sono cazzi miei e non ho intenzione di dirvi altro altrimenti, come Sanguineti, dovrei lasciarvi cinque parole che vi assicuro non vi piacerebbero.