GPA: nessuno può esprimere giudizi sulla vita altrui

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di Maria Rusolo

Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri.”

Come si fa a scrivere di certi argomenti senza risultare banali, come si fa ad affrontare alcuni temi senza cadere nel qualunquismo che è foriero di facile consenso, come si fa a prendere una posizione su temi complessi che riguardano la sfera umana, che investono la sfera e la dinamica personale senza trasformarsi in stucchevoli “so tutto io”.

Non lo so onestamente, quello che ho appreso in questi anni è che quando si cerca di generalizzare o si ha fretta di spiegare o si corre a dire la propria senza un minimo di riflessione, che prescinda dalla propria storia si commette un errore estremamente grossolano, e che in questi giorni stanno commettendo in molti, soprattutto intellettuali e politici. Di cosa sto parlando è facile dedurlo, cerco di scrivere due concetti sulla Gpa o come qualcuno impropriamente la definisce Utero in affitto.

Comincio con il correggere un errore terminologico, l’utero in affitto è utilizzato quando la gestazione per altri è caratterizzata da un elemento di onerosità, una sorta di vero e proprio scambio contrattuale, e si ricorre a questo tipo di espressione soprattutto da parte di quelli che vogliono sottolineare una sorta di mercimonio o di sfruttamento di un soggetto fragile, cosa che preciso da subito non accade in quasi nessun Paese in cui la pratica è oggetto di legislazione specifica. Come se non bastasse, da giurista prima e da donna che ha da sempre a cuore i diritti e la parità di genere anche il termine maternità surrogata è in fin dei conti non appropriato, perché? Semplice, perché lo si carica di un significato emotivo, naturale, come il semplice atto di partorire trasformasse una donna in madre, ed onestamente la scienza e la storia ci insegnano che non è così.

Quindi chiarito questo assunto quello che sta accadendo in queste settimane nel nostro Paese ha la veste della oscenità, si confondono diritti naturali con i bisogni, la genitorialità con la libertà di fare delle scelte, si confonde la politica che deve essere la capacità di comprendere ed interpretare la società con i suoi mutamenti e trasformazioni con una visione ideologica di governo. Vorrei che fosse chiaro che qualunque partito in un dato momento storico vinca le elezioni ed assuma la responsabilità di guidare una comunità non può e non deve in alcun modo interferire sulla vita dei singoli e su come questi realizzano la propria personalità, soprattutto quando le azioni degli stessi non incidono in maniera negativa sulla vita altrui.

Un Paese che non agisce con misure attive per la parità salariale, che non rimuove gli ostacoli di ordine pratico che impediscono la concreta eguaglianza tra i cittadini, che non incentiva la maternità e che non crea strumenti perché la stessa si concili con il mondo del lavoro e la progressione di carriera, che non garantisce supporti ai fragili, ai bambini, che non incentiva percorsi scolastici adeguati, davvero può ritenere che la Gestazione per altri sia il male assoluto, può davvero parlare della cosa ipotizzando sia da attribuirsi ad esso il titolo di reato universale? E’ altrettanto chiaro che l’ipotesi di reato universale è innanzitutto una boiata pazzesca in relazione al nostro Ordinamento Costituzionale, ma che la prima cosa che ci insegnano alle lezioni di Filosofia del diritto è che lo Stato Etico ha dato il via a percorsi di regimi dittatoriali.

L’etica non è unica sarebbe come reintrodurre nel nostro ordinamento il reato del delitto d’onore o assegnare al tradimento in un rapporto matrimoniale un disvalore che oggi non può e non deve assumere. Questo tipo di discussioni le donne le hanno già subite sul proprio corpo, quando si è parlato di Aborto o di divorzio, o quando il maltrattamento in famiglia si pretendeva dovesse essere tollerato, o ancora quando si ammetteva il cosiddetto Matrimonio Riparatore a seguito di stupro. Non scherziamo la società è già matura, da molto tempo, nessuno può esprimere giudizi sulla vita altrui, qui si tratta di lasciare la piena libertà agli esseri umani di compiere un gesto che è assolutamente altruistico e che va proprio nella direzione di costruire un clima accogliente per il nascituro. Chi siamo noi per giudicare, chi per porre steccati, per sconvolgere vite che scivolano tranquille.

Mi fa orrore che vi sia poi chi si nasconde dietro la volontà di tutelare le donne più povere da una qualche forma di sfruttamento, spetta allo Stato infatti creare le condizioni per cui queste non siano in una condizione di questo tipo. Ci sono milioni di donne nel mondo che muoiono di stenti e fatica, che lavorano in fabbriche e nei campi per dieci ore al giorno senza alcuna tutela, che lasciano la propria casa perché perseguitate per il proprio genere e per la propria voglia di essere libere, ci si occupi di questo piuttosto, svestendo gli abiti di una insulsa e volgare ipocrisia.

Potrei anche non essere d’accordo, potrei anche non condividere, potrei anche decidere di non farlo mai, ma lascio a me stessa ed agli altri la libertà di scegliere cosa sia giusto e cosa non lo sia. Ora dinanzi a questo pasticcio amerei pensare che ciascuno riscopra il proprio ruolo, soprattutto le femministe a cui tanto dobbiamo.

Mia madre che ha settant’anni banalmente ha commentato :” noi ci siamo battute perché le donne avessero ogni possibilità di vivere come volevano, di indossare quello che volevano, di lavorare, di essere:” Mi sembra la sintesi più chiara e di maggiore buon senso che abbia sentito in questi giorni.

“Ogni essere umano è unico: rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l’altrui libertà.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.