Il Nobel più bello

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Il Premio Nobel più denso di significato, quello per la Pace, è andato alla giovanissima attivista pakistana Malala Yousazfai, di appena 17 anni. Questa ragazza coraggiosa da anni combatte per il diritto delle bambine all’istruzione, denunciando senza paura le atrocità commesse dai talebani nella valle di Swat, in Pakistan, lottando contro l’oscurantismo degli integralisti islamici, contrari a qualsiasi diritto che possa promuovere il miglioramento della condizione delle donne. Malala è una ragazza determinata; ha affrontato senza paura la violenza cieca dei talebani, fu ferita gravemente in un attentato mentre si recava a scuola a Mingora, sopravvisse miracolosamente ad un proiettile sparatole alla testa, con l’intenzione di ucciderla, per liberarsi di una bambina che voleva solo andare a scuola, rivendicando questo sacrosanto diritto per sé e per le altre. Per salvarle la vita fu trasportata in Inghilterra, a Birmingham, dove attualmente risiede.

La sua grande dote è quella di pensare, in una società monocratica e rigidamente a pensiero unico, in maniera divergente. Diceva Blaise Pascal: “ L’uomo è un debole giunco, ma possiede la facoltà di pensare e proprio in questo risiede la ragione della sua nobiltà”. La parola di Malala, ma ancora di più il suo esempio, frutto della sua grande intelligenza, ha costituito una strada da seguire, anche di fronte a drammatiche tensioni causate da un becero ed inquietante ostruzionismo da parte dei talebani.
Malala ha condiviso il premio con un attivista indiano, Kaleish Satyarthy, , 60 anni spesi per salvare dalla schiavitù del lavoro minorile 80.000 bambini indiani, sfruttati senza scrupoli per motivi economici. Moderno gandhiano, ha capeggiato proteste e dimostrazioni, sempre pacifiche, per sostenere la difesa dei bambini indiani che , fin dalla più tenera età, sono costretti a lavorare per intere giornate con compensi minimi. Mentre in Occidente i nostri bambini giocano, si divertono e sono protetti dalla rete degli affetti familiari, in India non si conosce l’infanzia, rubata a milioni di angeli che vivono un inferno vero e proprio. Satyarthy ha contribuito a stilare importanti convenzioni internazionali per i diritti dei bambini , uno studio realizzato dalla sua organizzazione Bachpan Bachao, ha denunciato la scomparsa di molti bambini indiani, vittime dell’immondo e spregevole traffico di esseri umani che esiste in India.
In un tempo di totale confusione, di perdita di valori e di riferimenti, in un momento storico in cui nulla ci appare più sicuro e il disorientamento e la paura del futuro sono pane quotidiano, due esempi come quelli di Malala e di Satyarthy ci riempiono il cuore di speranza. La speranza che il genere umano ce la possa fare, che non bisogna mai rassegnarsi all’ingiustizia, che bisogna reagire ai soprusi, ribellarsi alle vessazioni. 
Queste due generose persone lo hanno fatto, senza paura, e, come dice la motivazione dell’Accademia di Oslo: “ Hanno combattuto contro l’oppressione dei bambini e per il diritto all’istruzione”. Nella nostra società sembrano diritti acquisiti, la grandezza e il coraggio è affermarli in parti del mondo dove questi diritti sono calpestati o dove sono addirittura sconosciuti.

Tra scuola e fantasia, tra giovani e ricordi, tra innovazione e tradizione, tra torto e ragione, il cammino e le riflessioni di una donna sempiternamente alla ricerca della verità.