“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”

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di Maria Rusolo

“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”

Quello che sta accadendo in questi giorni nel mondo è qualcosa che la nostra mente non riesce a metabolizzare e comprendere, siamo vissuti dopo il disastro della seconda guerra mondiale in un clima di pace, quanto meno apparente. La mia generazione è vissuta nella illusione che le nazioni avessero come priorità quella di riconoscere i diritti di tutti gli individui e che avessero strutturato gli anticorpi necessari a tenere a bada ogni forma di sopraffazione legata alla superiorità di una razza sull’altra.

Non vi sono ragioni storiche che tengano, non si può in alcun modo ricercare la strada nei fatti che si perdono nella notte dei tempi, nel diritto di possedere un pezzo di terra, o della missione che un profeta ha affidato ai propri discepoli. E’ tutto assurdo e privo di logica, è priva di umanità la invasione di un popolo ai danni di un altro, è priva di qualsiasi fondamento che i sostenitori dell’una o dell’altra fazione ricercano in qualche dichiarazione storica o in documenti del passato.

Il mondo è rimasto a guardare mentre la fiamma covava sotto la cenere, ha preso sotto gamba quello che Putin faceva agli Ucraini; i capi di stato e le organizzazioni internazionali si sono limitate ad affrontare l’emergenza piuttosto che comprendere quello che sarebbe accaduto anche altrove in pochissimo tempo. La storia si ripete e siamo al cospetto di uomini e donne incapaci di comprendere che se non ci si prende cura di quello che si è conquistato con le morti di milioni di persone, le cose sfuggono da ogni umano controllo. Si è voluto giocare a nascondino piuttosto che capire a fondo che dietro le logiche di accaparramento della terra si nasconde la volontà ultima di affermare un modo di vivere e di guidare i processi sull’altro, lo scontro è tra due civiltà, l’occidente contro l’oriente. Erdogan lo ha detto chiaramente, non è un problema tra Palestina ed Israele, ma tra due culture, e tutto questo è passato sotto silenzio come se fosse una cosa normale.

Si è scesi a patti con dittatori pensando di mantenere un equilibrio che non esisteva da tempo, come d’altra parte si è fatto con la Germania di Hitler. Ora diventa quanto mai importante comprendere da che parte stare, non è questione di avere una bandiera da innalzare o di difendere le ragioni di un popolo contro un altro, ci sono civili che muoiono, affamati e senza speranze, ci sono donne e bambini strappati dalle proprie stanze e che non hanno più il diritto di correre, giocare e studiare, manca ogni forma di umana pietà dall’una e dall’altra parte. Non è più legittima la difesa quando sfocia in vendetta ed in volontà di annegare e cancellare ogni possibilità di esistenza.

Quale logica si dovrebbe abbracciare, quella che la vita di un bambino palestinese vale meno di quella di un bambino ebreo? Si è arrivati davvero a questo? E che fine hanno fatto gli intellettuali, le persone di pensiero, perché non sono capaci di creare intorno a se un’onda di indignazione come accaduto ai tempi del fascismo, del nazionalsocialismo o del Franchismo? Che è successo agli esseri umani, quando hanno perso ogni speranza di costruire un mondo di pace e benessere? Si è avvitati sulla logica dell’etica in politica e non si è compreso che l’unico mezzo che rende il mondo un posto degno di essere vissuto è quello, nelle quale le regole del diritto sono interiorizzate, l’etica è mutevole ed uno stato etico è quanto di più pericoloso possa esistere.

La logica del profitto schiaccia gli individui nella loro autodeterminazione fino a renderli massa informa e sacrificabile al Potere. Si sta costruendo la base per un conflitto mondiale e si preferisce stare fermi sino a quando le sirene di allarme non arriveranno vicine alle case e nell’aria si sentirà l’odore della morte e della disperazione. La gente non ha più fiducia e per questo resta a guardare, si ha l’obbligo di muoversi prima possibile al fine di evitare che non ci sia nulla più da scrivere nei libri di storia. La storia non è che una tavola bianca, è un cammino che si compie ogni giorno grazie ad uomini e donne di buona volontà.

“Togli il sangue dalle vene e versaci dell’acqua al suo posto: allora sì che non ci saranno più guerre.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.