La sinistra quando governa diventa conservatrice e destrorsa.

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L’ennesima sconfitta della sinistra non dovrebbe destare stupore in nessun osservatore. I partiti di sinistra in Francia continuano ad arretrare e in tutta Europa rischiano di scomparire tra lacerazioni e sete di potere.

La stessa sinistra che continuamente tutela gli interessi dei grandi gruppi finanziari, delle banche e delle lobby più in generale, impoverendo di fatto le classi medie e il ceto popolare.

Un teorema politico dimostrabile. La sinistra quando governa, diventa come una forza conservatrice di destra. Un ossimoro che più ossimoro non si può. Un raptus di pazzia politica. Ma anche nella pazzia, alle volte, si nasconde un barlume di verità.

Perché mai la sinistra dovrebbe essere di destra? Per rispondere è meglio usare la scorciatoia del metodo induttivo: ovvero cercare le notizie che possono confermare il postulato. Un primo dubbio viene dalle esperienze d’oltre oceano.

I presidenti democratici, Clinton e Obama negli ultimi anni sono stati sempre alle prese con lo stesso problema da risolvere: una criminalità che non accennava a diminuire. La cultura di sinistra di solito risponde a tutto questo con un comportamento d’accatto: è colpa della società – dice – bisogna recuperare i malfattori alla vita civile. Bella utopia che si incaglia sugli scogli della realtà. Infatti i mandati di Clinton e Obama hanno registrato inasprimenti delle pene, alla faccia delle rieducazioni tanto osannate dalla sinistra.

Nel belpaese i sindaci di sinistra sono sempre più orientati a mostrarsi inflessibili con il problema spinoso dei nomadi e degli immigrati. Campi organizzati ( fin dai tempi di Rutelli), tesserini di riconoscimento, numero chiuso e regole dure. E poi è aumentato lo sfruttamento della prostituzione, “ingrossati” anche racket e riciclaggio. Tutti invocano azioni decise, forti e repressive.

Ma l’ordine pubblico non è il solo settore in cui la sinistra scopre radici “destrorse”. Anche in economia i “ progressisti” non scherzano. Se si parte dal presupposto ( un po’ semplicistico ma che si avvicina alla realtà) che privato è di destra e pubblico è di sinistra si arriva a un’altra notizia che prova il postulato iniziale. Per uscire dalle macerie dei bilanci comunali, molti sindaci di sinistra scelgono la strada del rigore: privatizzano aziende e aumentano tasse. Riducono spese per beni e servizi a affidano a privati tutta una serie di attività che venivano gestite dagli enti pubblici. Ciliegina sulla torta:  il blocco dei contratti, la questione delle pensioni e il blocco del turn-over.

Di fronte alla realtà, non si può che essere realisti. E la tradizione politica del realismo appartiene molto più alla destra che a una sinistra, soprattutto quella italiana, che fa dell’utopia e dell’ideologia le sue colonne portanti. C’è chi lo capisce prima e chi dopo.

D’altro canto a capire tutto per prima fu proprio il leader laburista Blair che, tra le polemiche dell’ala dura del partito, abbandonò la tradizione marxista per tentare la strada di una sinistra diversa, moderna ed efficientista.

Molti, come Renzi vogliono tentare la strada di una sinistra deideologgizzata, moderna ed efficientista. Una sinistra di governo, insomma.

La sconfitta della sinistra occidentale è la cifra dell’ allontanamento degli elettori appartenenti alle fasce più deboli, serbatoio di voti dei social democratici, che ad oggi non si sentono più rappresentati dalla sinistra e , più in generale, dalla politica. A Roma e Torino il centrosinistra ha raccolto più voti nei quartieri ad alto reddito ed è letteralmente crollato nelle periferie. In Inghilterra in occasione del referendum, tutti i cittadini delle zone proletarie e suburbane hanno votato “leave”. Insomma, un trend complessivo che coinvolge tutti i paesi europei e anche gli USA, dove la Clinton ha prevalso in stati come la California e New York ma ha rovinosamente perso in stati tradizionalmente democratici.

Non ci resta che aspettare la fine delle primarie dei democrat e la conseguente data per le nuove elezioni. Pentastellati permettendo.

Nasce nella terra di San Ludovico, divide il suo tempo tra l' Ateneo Federiciano e il Domenicale. Laurea in Scienze dell'Amministrazione e dell'Organizzazione alla Federico II. Da ragazzo voleva fare il critico cinematografico ma ha rinunciato perchè " il cinema è una cosa troppo seria per confonderla con i giornali". Ha diverse passioni, tra queste: parlare con la figlia Ludovica e "passare più tempo possibile davanti al mare" . Specchio d'acqua di riferimento: il porto di Palinuro. E' ardente ammiratore di Paolo Sorrentino, Joe Barbieri e Paolo Conte...Odia le persone che lo toccano quando parlano e non smetterebbe mai di parlare del Napoli. Il suo attuale "pensatore" di riferimento è Hirving Lozano.