L’antica arte della rimozione

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“L’italiano [… ] è troppo leggero, racchiude il pensiero in una bolla che si spinge sempre troppo in alto e, a un certo punto, finisce per scoppiare. Salita verso l’alto, dissi, scoppio, ricaduta sotto forma di una polvere finissima e appiccicosa che si attacca dappertutto, finendo per soffocare spirito e pensiero. Uno cerca delle pietre e non trova che sabbia e polvere, e l’italiano è ottimo per insabbiare qualsiasi cosa, o per alzare opportune cortine fumogene, al riparo delle quali trasformarsi così come si puote e si vuole, a seconda di come tira il vento, esercizio, questo del trasformismo, che sembra essere nato con l’Italia, trovando nella lingua una sponda ideale.”

Dopo la crisi di governo, tra le lunghe notti d’estate ed i drink in riva al mare, ci giunge tra capo e collo, il nuovo GovernoGiallo- Rosso, ed il richiamo ai colori non deve far pensare a nessuna fede calcistica; governo anche denominato Conte bis.

L’alleanza nasce dall’incontro pare programmatico tra il Partito Democratico ed il Movimento Cinque stelle, e già questo dovrebbe lasciare piuttosto perplessi. Attenzione, lo premetto, così che nessuno pensi che io sia a digiuno di nozioni di diritto costituzionale, sono ben consapevole che in una Repubblica Parlamentare come la nostra, le maggioranze si costruiscano nelle sedi istituzionali, nei palazzi, per dirlo secondo una certo dire ” popolare”, per carità certo non si discute il metodo, o il risultato delle consultazioni poste in essere in ossequio alla prassi Costituzionale dal buon Presidente Mattarella.

Ciò che sconvolge è trovarsi dinanzi a due forze politiche, a due partiti che non hanno assolutamente nulla in comune, se non forse, la incapacità di comprendere il disagio del Paese dinanzi ad una simile scelta, e la cecità al cospetto delle sconfitte elettorali. Il Movimento Cinque Stelle, infatti non ha perso neanche un secondo ad interrogarsi su come si possano buttare alle ortiche sei milioni di voti in meno di un anno, imparando dal Pd, la antica arte della rimozione, finalizzata alla conservazione del potere per la stessa classe dirigente . Quello che non passa, a mio modesto avviso, è che l’accordo sia un atto dovuto per il bene del Paese, per il bene degli ultimi, degli oppressi, delle aziende; che sia l’atto di responsabilità che serve a salvarci dalla discesa dei Barbari, che poi sono gli stessi che hanno governato con Conte e che hanno sottoscritto i decreti sicurezza ed ogni altro tipo di nefandezza.

Lasciatemi essere più chiara possibile, e distanziarmi anche dalla opinione comune, io non credo fossero necessarie le elezioni, per carità, ma non credo che un governo possa nascere sulla base di un nemico comune da arginare, anzi, al contrario, in questo modo, e Pontida ne è l’esempio, si alimenta ancora di più quell’atteggiamento individualista tipico di una certa Italia, che faceva dire con disprezzo a Mussolini, che il nostro non era un paese a rischio comunismo, perché fatto di egoisti e narcisisti. Salvini ed il sovranismo populista non si battono con la metodica spartizione delle poltrone di ministeri e di sottosegretari, si battono con una politica seria e di verità sui conti pubblici, con una politica di investimenti sulla scuola e sulla formazione, sulla cultura, e sullo sviluppo del Mezzogiorno, con una politica di ricostruzione del senso di appartenenza ad un Paese e ad una comunità europea più ampia ed inclusiva possibile.

Una politica che riconosca il tessuto sociale di piccole e medie imprese, valorizzando professionalità e competenze. Questo non è emerso da alcuna discussione in questi giorni ed onestamente, è impensabile che possa esserci una inversione di rotta dal momento che le teste, consentitemi sono sempre le stesse. Pensate che avere Bonafede ad un dicastero chiave come quello della Giustizia ,possa rappresentare un inversione di tendenza ed il superamento di un trentennio fatto di strapotere delle procure e di gogne pubbliche? Che avere Di Maio agli esteri, dopo i viaggi della speranza in Francia per incontrare i gilet gialli, possa rappresentare una svolta per una politica estera seria, di apertura e di diplomazia?

O che avere Speranza al ministero della Salute sia un salto di qualità? Bisogna avere il coraggio di andare oltre quello che è stato negli ultimi anni il verbo politico, ma che non è assolutamente responsabilità solo della lega e di Salvini. Al contrario, bisogna avere il coraggio di guardarsi allo specchio e di riconoscere che, quel modo di fare politica di accaparramento, di disprezzo di ogni forma di merito è il frutto di un centro- sinistra piegato sulle proprie logiche interne , di cui il Ministro della paura si è fatto solo megafono. Per cui perdonatemi ma sono scarsamente ottimista, io non credo che l’elettorato lo si riconquisti nei Palazzi, ma nelle strade, nelle piazze e tra la gente, mostrando che vi è davvero la voglia di un nuovo Risorgimento culturale ed umano, che non sia come il primo fatto di annessione e colonizzazione.

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.