Le guerre degli altri

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di Claude De Bray

Confidando più sulla scelleratezza del genere umano che sulla capacità di divenire coesi nelle difficoltà ho sempre saputo che quella che non abbiamo vissuto, non sarebbe stata l’ultima e prima ne abbiamo avute di altre come poco prima di questa ed anche ora, in questo momento, ce ne sono tante altre.

Guerre dimenticate, guerre su cui non si accendono riflettori, altre su cui mai si accenderanno. Sono guerre lontane ma destinate a cambiare lo scacchiere geopolitico di questo mondo di merda; si, avete letto bene e lo ribadisco, questo è un mondo di merda che abbiamo sempre voluto intendere, per convenienza, il paese dei balocchi.

Ci sono guerre dalla notte dei tempi, come sempre, atroci, efferate, sanguinose e ognuno pensa di stare dalla parte dei buoni, di quelli che a buon motivo le fanno; come quando, da ragazzino vedevo il settimo cavalleggeri salvare i carri accerchiati dagli indiani, carri con donne e bambini stretti nella morsa dei barbari.

A quei tempi credevo che il settimo cavalleggeri erano i buoni e gli indiani degli infami… ma ora, la storia ha riscritto quella pagina.

Oggi mi domando che fine abbiano fatto i curdi ed i siriani, le tribù africane, il popolo del Mali, i palestinesi… stanno tutti bene? Ora vivono in pace, si sentono ancora sugli altopiani i tamburi Tagil?

Noi occidentali ce ne siamo altamente strafottuti di queste guerre, spesso create dal nostro opportunismo, ma ora, ora che le bombe cadono a meno di tremila chilometri, ai confini di quella che definiamo comunità ci fottiamo di paura.

La guerra loro la fanno con carri armati, missili e uomini; noi con le sanzioni e come sempre finirà che a fare la fame saranno sempre gli stessi tanto tra i vincitori quanto nei vinti, Brecht docet.

Ci saranno mamme che piangeranno i loro figli dall’una e dall’altra parte mentre quelli seduti sulle poltrone del comando non patiranno fame e sete, non sapranno mai cosa sia la paura, il terrore di morire come topi in gabbia, inermi, impossibilitati ad una qualunque reazione.

Quando ci sarà silenzio accadrà quello che Trilussa evoca nella sua ninna nanna ”Fa la ninna, cocco bello, finché dura sto macello”

Lo dico da molto tempo e non mi stancherò mai di dirlo, l’umanità di questo tempo la schifo da sempre, anzi, da molto prima di sempre e non per la guerra che ora ci colpisce da vicino ma semplicemente perché l’essere umano di questo tempo è il più vile in assoluto di sempre.

Assistiamo a cortei, associazioni di volontariato che inviano sussistenza di tutti i generi ai martoriati ucraini; tanto di cappello per queste iniziative perché come si dice “è cosa buona e giusta”, ma non lo sarebbero altrettanto giuste in tutti gli altri casi, qual è la differenza con le tante altre guerre.

Saranno neri, forse non cristiani, sarà che quelle guerre altrettanto efferate sono più lontane o forse ora è in gioco il nostro bell’orto che potrebbe essere minacciato; quell’orto che non vogliamo condividere con nessuno se non con quelli con cui abbiamo avidi interessi.

Sarà giusta l’informazione data in pasto ai cittadini russi come lo è quella data a noi del popolo ucraino che ha dalla sua tutte le ragioni; e chi lo dice che noi siamo i buoni e non rischiamo di fare la fine del settimo cavalleggeri?

Le immagini che vediamo è di milioni di profughi che giungono ai confini della Polonia e della ancor più povera Moldavia e vengono accolti, soccorsi, con una umanità inaspettata non certo paragonabile a quella riservata per chi viene da quel medio oriente “che qui, da noi, non riscuote nessuna fortuna”, bambini stremati, vecchi e donne che negli occhi hanno il terrore delle atrocità che hanno visto, ma ancora una volta vi chiedo: chi è nel giusto, vi prego ditemelo!!!

Ditemi che siamo nel giusto perché non voglio schierarmi tra quei giusti che poi la storia trasformerà in carnefici.

Lo so che il carnefice ora ha un nome, ma il mandante, ditemi chi è? …. non vorrei scoprire che la nostra indifferenza, la nostra ipocrisia coltivata, cullata, da molto tempo sia essa stessa la mano che preme un pulsante o un grilletto.

Non siamo altro che uccelletti e un giorno cadremo dal ramo incapaci finanche di avere cordoglio, pena, per i nostri orrori.

“Mai mi fu mai dato di vedere un animale in cordoglio di sé. Un uccelletto cadrà morto di gelo giù da un ramo senza aver mai provato pena per sé stesso”

Tra le tante immagini e storie lette mi hanno colpito alcune in particolare, e non sono quelle di sofferenza o agonia, ma quelle che testimoniano l’acredine che nutro contro l’umanità di questo tempo.

Salvini, recatosi ai confini tra Polonia ed Ucraina, è stato accolto dal sindaco il quale lo ha invitato ad indossare la stessa maglietta che ha vestito nella grande Piazza Rossa prima di visitare i campi profughi; lui, il sindaco, non lo ha dimenticato… noi dimentichiamo tante cose, troppe!!!

Cosa dimostra questo accadimento; una cosa su cui ridere e scherzare o la testimonianza della nostra ipocrisia ed ancor più degli uomini che abbiamo eletto a rappresentarci…. Pagliaccio, pagliaccio, così è stato apostrofato.

Ma forse i veri pagliacci siamo noi e non quello stolto che recitando la parte del pagliaccio ha imbambolato mezza Italia; non ha incantato come un serpente a sonagli la gente che soffre, che vive un momento in cui assiste inerme alla tragedia dei profughi tentando di fare quel che può.

L’immagine di una proprietaria di un supermercato in Ucraina che assiste inerme al saccheggio del suo negozio, tra le lacrime, ma quando vede un uomo prendere un pallone da calcio esplode e mostra la sua rabbia, il suo rancore, gridando “siamo in guerra e tu vuoi giocare a pallone?”.

Si, questo mi resterà impresso; rappresenta l’avidità, l’opportunismo di cui noi esseri umani siamo fatti a qualunque latitudine e longitudine, anche fosse il buco del culo del mondo.

Infine, lo scambio radio tra una nave da guerra russa che invitava alla resa una dozzina di uomini; una delle guardie di frontiera sull’isola dei serpenti, uno scoglio nel Mar Nero, risponde esattamente come io adesso risponderei a gran parte di questa umanità per la quale nutro ancor più disprezzo ed ancor più acredine: “Umanità, andate a farvi fottere”

 

 

 

 

Nato a Napoli non ho frequentato scuole degne di tale nome. Al compimento dei diciott’anni dopo il conseguimento del diploma sono subito stato assorbito dal lavoro soprattutto per motivi di sostentamento precludendomi la cosiddetta “Laura”. In compenso ho la laurea della strada, un master in sopravvivenza e vivo tutt’ora di espedienti. Amo leggere più che scrivere ed avendo raggiunto un’età che mi concede il lusso di dire ciò che penso non percorro strade che conducono al perbenismo bensì all’irriverenza. Non amo molto questo tempo e la conseguente umanità per cui sono definito un misantropo; ciò non toglie che la solitudine non precluda l’essere socievole e come tutti i solitari le persone le scelgo; il resto le guardo da lontano, senza avvicinarmi troppo. Se è vero che ogni mattina ognuno di noi fa una guerra per combattere il razzista, il moralista, il saccente che vive in noi, non ho alcun interesse nello scoprire che qualcuno questa guerra l’abbia persa e dunque la evito. Il resto sono cazzi miei e non ho intenzione di dirvi altro altrimenti, come Sanguineti, dovrei lasciarvi cinque parole che vi assicuro non vi piacerebbero.