L’Elemosiniere del Papa e il palazzo occupato: prosegue l’acceso dibattito sulla vicenda

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di Alessandro D’Orazio

Prosegue incessante la querelle che vede coinvolto il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, che nei giorni scorsi ha deciso di riattivare la luce nello stabile occupato di via Santa Croce in Gerusalemme nel quartiere Esquilino a Roma. In particolare, è notizia recente un intervento del Pontefice, il quale – attraverso un tweet – ha espresso il suo pensiero, probabilmente non riconducibile al caso specifico, ma che comunque è suonato come un monito: “Dio si propone, non si impone; illumina, ma non abbaglia”.

Oltre a tale posizione, sempre recentemente, era già intervenuto il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che all’Università Cattolica di Milano ha dichiarato ai microfoni dei giornalisti che chiedevano lumi sull’intera vicenda: “Pagare le bollette degli italiani in difficoltà? La Chiesa lo fa già, aiuta tutti”. E relativamente al riallaccio della luce, ha ribadito: “Ho visto che ci sono state tante interpretazioni e tante polemiche. Personalmente credo che lo scopo dovrebbe essere quello di capire il senso di questo gesto che è attirare l’attenzione di tutti su un problema reale, che coinvolge persone, bambini, anziani. Mi pare che in un certo senso questo è già avvenuto”.

In aggiunta a queste considerazioni anche Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ha affrontato la vicenda sia nelle lettere al direttore che in un editoriale in prima pagina dal titolo “La legge prima di ogni legge”. Nello specifico l’impresa di Krajewski, ha scritto Marina Corradi, va situata nella trama profonda della “rete di solidarietà”, spesso silenziosa, che la Chiesa cura e gestisce in città e province.

Dalla parte opposta, però, sono emerse voci e pareri più severi, i quali hanno considerato il fatto che il gesto dell’Elemosiniere non abbia alcuna giustificazione legale tale da soprassedere e quasi mettere in discussione lo stato di diritto. Posizione diversa, invece, è stata quella assunta dai frati di Assisi che hanno difeso apertamente l’operato del cardinale:

“Se è illegale quello che ha fatto Krajewski – ha osservato padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi – compiendo un gesto di umanità dettato dal cuore e da quanto dice il Vangelo, allora arrestateci tutti”. In sintesi va ribadito che la vicenda non sembra comunque essersi conclusa e considerazioni a parte, nuovi sviluppi si attendono all’orizzonte.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.