Quando il lutto è tutto…

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di Claude De Bray

Chi non ricorda lo scalpore del funerale tenutosi a Roma, caput mundi, del boss Casamonica?

Sulle note del “Padrino”, mentre cascate di petali di rosa cadevano dal cielo, il carro funebre trainato da cavalli neri trasportava, come fosse il sangue di San Gennaro, il feretro.

Fu etichettato come funerale show, pacchiano, roba da Boss e gran parte dei comuni mortali lo ritennero indecente, uno schiaffo alle istituzioni, alla chiesa, mentre il parroco che celebrò il “de profundis” che nulla ricorda Oscar Wilde imbarazzato e confuso ammise di non saperne nulla di quella tragedia in atto unico.

Del resto i preti sono quelli sempre inconsapevoli anche quando nelle processioni lasciano che l’inchino sia dovuto davanti al balcone del mafioso di turno, i Don Abbondio e i Don Rodrigo esistono da sempre.

In Italia i funerali sempre più frequentemente diventano sfilata che riguardi piccoli lestofanti o grandi statisti.

Dietro a questi funerali si celano vendette, rancore, lotte di potere e tanti, ma tanti, interessi.

Non voglio tergiversare troppo, il riferimento è palese, finanche troppo discusso, dibattuto, che dalla facile ironia è poi divenuto molto più che irriverenza.

L’Italia questa volta non si è desta, come sempre, ma si è divisa in fazioni; guelfi e ghibellini.

Le bandiere a mezz’asta, il lutto nazionale con addirittura le camere che hanno sospesi i lavori e dunque la politica, le istituzioni, hanno lasciato gli italiani da soli allo sbando per sette giorni!

Premesso che sono un uomo intriso di demagogia, dunque non diverso da tutti voi, personalmente tutto questo non suscita in me solo ilarità, ma lascia dell’amaro, il paradosso del sorriso e dello sconforto in tutt’uno.

Non fraintendetemi, non piango per la scomparsa se ciò non fosse ancora chiaro, sorrido per l’ennesima passerella del numero 24 della lista, come cantato da Bennato in “feste di piazza” e nel contempo lo sconforto che mi assale per l’ennesimo “schiaffo” alla decenza.

Non ho alcuna intenzione di processare la vita di un uomo, certamente processerei questo governo che per l’ennesima volta mostra la protervia.

Al funerale di “stato” mancavano rappresentanze di altri Stati, nessuna, compreso quelle UE; in compenso oltre Mattarella e parte del Governo c’erano i grandi dello spettacolo Mediaset e non solo.

Bandiere del Milan, cori e tutti i figli al gran completo fratello compreso; di mogli, mariti, affini e concubini/e nessuna traccia.

Non c’è confronto con il funerale Casamonica, niente petali e note del Padrino, ma il gusto e la decenza hanno mille sfumature e la raffinatezza di gesti e modi altrettanti.

Il problema serio, di fondo, resta quello di sempre.

C’è un’Italia pronta a perdonare, dimenticare per poi santificare, come per Craxi, e l’altra Italia, quella che non dimentica, non perdona, tantomeno santifica.

Se dovesse sfiorarvi la lontana idea di consultare Wikipedia tra condanne, assoluzioni passate in giudicato, reati estinti per prescrizioni e decadute per le famose leggi ad personam, addirittura per intervenute amnistie, il Cav. B. ha una sfilza di condanne, presunte tali, assoluzioni, quantomeno da far riflettere per non parlare di conoscenze ambigue e vaneggiamenti più o meno fondati, archiviazioni per concorso in strage, riciclaggio e associazione mafiosa con Marcello Dell’Utri.

Quello che mi lascia basito, perplesso, è che ogni volta che si parla del Cav. mi pongo sempre la stessa domanda; in quale altro paese europeo è mai esistita una figura tanto controversa, intrisa di conflitti d’interesse che abbia rappresentato una nazione.

Cosa ha rappresentato con i suoi festini, quanto ha considerato e denigrato, mercificato, le donne. Queste cose potrebbe permettersele il sottoscritto in quanto uomo comune, nessun interesse pubblico e soprattutto non sono un capo di governo, specchio di una Nazione.

In quale altro paese c’è stata una figura a cui gli è stato permesso di diventare capo del governo con similitudini al Cav. B.

Noi abbiamo precedenti non altrettanto ridicoli ma certamente esplicativi; abbiamo votato Cicciolina, abbiamo avuto “Giggino a purpetta” e De Gregorio, Scilipoti, Razzi che cantava canzonette che deridevano l’intero popolo italiano.

Non bisogna trascurare quel tempo, quei governi che hanno, sotto la sua guida, sdoganato la faciloneria, la possibilità di rovesciare ordinamenti a proprio piacimento perché continuiamo su quella falsa riga in cui tutto è permesso ai governanti, che siano proclami o marchette, promesse mancate e dimenticate, stravolgere costituzioni, fare centinaia di decreti legge a seconda degli eventi che vanno dal divieto dei rave a quelli che modificano leggi a seconda dei reati del giorno.

Mentre qualche mese fa si gridava contro le ingerenze della UE, contro l’arrivo dei clandestini che bisognava arginare oggi abbiamo un mare di cadaveri sulla coscienza, di fatto senza soluzione semplicemente perché non c’è fin tanto che chiudiamo gli occhi sul problema reale. Questo governo mira al popolo di elettori del Cav. B. spostando l’asticella verso centro per celare ancor meglio i loro reali obbiettivi che non renderanno giustizia al Sud come alla povertà che incombe, come per il calo delle nascite ma, nel contempo, favorendo la classe imprenditoriale come quella dei balneari.

Con i voti del partito oramai allo sbando, vera eredità del Cav.B. , ambito dalla destra per darsi una ripulita rafforzeranno il potere di far tacere la Corte dei Conti, la Magistratura, finanche la TV di stato il cui cavallo oramai giace agonizzante a Via Mazzini e chiunque altro tenti di ostacolarlo.

Dietro a questo funerale non oso immaginare i giochi di potere, le faide, per quello che sarebbe l’impero B.

Con la morte del Cav. B., come per Cuccia e Gelli, tante domande resteranno senza risposta ma le trame arabesche di questo governo, che assume sempre più contorni dittatoriali e con scarso successo e favori del ceto medio-basso, ordisce già brame e timori; per loro fortuna non esiste un centro-sinistra in grado di contrastarlo e non bisogna dimenticare che lo abbiamo votato noi.

Anche loro, di certo saranno divisi in guelfi e ghibellini, intanto non ho lacrime per questa bandiera a mezz’asta; non è la mia bandiera e la “festa di piazza” non si addice ad un funerale di “stato”, piuttosto ad un funerale dei Casamonica semplicemente più elegante.

Nato a Napoli non ho frequentato scuole degne di tale nome. Al compimento dei diciott’anni dopo il conseguimento del diploma sono subito stato assorbito dal lavoro soprattutto per motivi di sostentamento precludendomi la cosiddetta “Laura”. In compenso ho la laurea della strada, un master in sopravvivenza e vivo tutt’ora di espedienti. Amo leggere più che scrivere ed avendo raggiunto un’età che mi concede il lusso di dire ciò che penso non percorro strade che conducono al perbenismo bensì all’irriverenza. Non amo molto questo tempo e la conseguente umanità per cui sono definito un misantropo; ciò non toglie che la solitudine non precluda l’essere socievole e come tutti i solitari le persone le scelgo; il resto le guardo da lontano, senza avvicinarmi troppo. Se è vero che ogni mattina ognuno di noi fa una guerra per combattere il razzista, il moralista, il saccente che vive in noi, non ho alcun interesse nello scoprire che qualcuno questa guerra l’abbia persa e dunque la evito. Il resto sono cazzi miei e non ho intenzione di dirvi altro altrimenti, come Sanguineti, dovrei lasciarvi cinque parole che vi assicuro non vi piacerebbero.