Restrizioni liberticide in materia di Covid19. E intanto, stamattina tantissimi giovani all’esterno del Cotugno per effettuare il tampone

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L’ultima ordinanza del presidente De Luca sui rientri dall’estero presenta una serie di criticità sul piano giuridico. Innanzitutto, stabilisce una clamorosa diseguaglianza tra residenti (a cui si applica) e turisti (a cui non si applica) sulla base di considerazioni che non hanno alcun pregio scientifico.

Eppure gli uni e gli altri sono seduti accanto in aereo, sono insieme al check-in, agli imbarchi, nelle navette, al ritiro bagagli. I primi devono autoisolarsi in attesa del tampone. Anche se devono lavorare o se sono andati all’estero non per “le vacanze”, e comunque senza violare alcuna legge.

Gli altri possono circolare liberamente. Solo questo basterebbe a evidenziare l’illogicità, la contraddittorietà e la sostanziale ingiustizia di tale provvedimento. La Costituzione stabilisce l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Evidentemente, questa legge fondamentale dello Stato non trova applicazione in Campania.

Inoltre, esiste un’ordinanza del ministero della salute che stabilisce tutt’altra regolamentazione (test e controlli per chi ritorna da Grecia, Spagna, Croazia e Malta).

Nessuna quarantena indiscriminata perché il governo vuole evitare crisi diplomatiche con i paesi dell’area Schengen e perché qualsiasi decisione del genere va presa di concerto con gli altri partner europei. Invece, la Campania sospende anche Schengen ma, come detto, solo per i campani che forse sono meno europei degli altri. Come l’ordinanza deluchiana, dunque, si concili con il diritto nazionale e comunitario resta un enigma indecifrabile.

Resta anche il dubbio su quali siano i limiti della decretazione regionale, soprattutto quando norme ispirate da ragioni sanitarie incidono su diritti costituzionali delle persone, in particolare sulla libertà di circolazione e perfino su quella personale (artt. 13 e 16). Il timore è che, a causa del covid, si sia innescato un regionalismo incontrollato che incide sulla stessa unità statale, almeno a livello normativo.

Sorvolo sulle ragioni politiche e di consenso immediato che ispirano certe decisioni. Resta il disappunto e lo sconcerto per queste restrizioni liberticide che stanno stressando la popolazione, distruggendo l’economia (i dati della Campania sono drammatici) e non hanno nessun impatto sul piano sanitario ma generano solo ansia e caos, come ampiamente documentato da gran parte della stampa.

Gianluca Spera, classe 1978. Di professione avvocato da cui trae infinita ispirazione. Scrittore per vocazione e istinto di conservazione. I suoi racconti “Nella tana del topo” e “L’ultima notte dell’anno” sono stati premiati nell’ambito del concorso “Arianna Ziccardi”. Il racconto “Nel ventre del potere” è stato pubblicato all’interno dell’antologia noir “Rosso perfetto-nero perfetto” (edita da Ippiter Edizioni). Autore del romanzo "Delitto di una notte di mezza estate" (Ad est dell'equatore)" Napoletano per affinità, elezione e adozione. Crede che le parole siano l’ultimo baluardo a difesa della libertà e dei diritti. «L'italiano non è l'italiano: è il ragionare», insegnava Sciascia. E’ giunta l’ora di recuperare linguaggio e ingegno. Prima di cadere nel fondo del pozzo dove non c’è più la verità ma solo la definitiva sottomissione alla tirannia della frivolezza.