Scegli sempre la speranza…

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“L’amore è un sentimento limpido e puro e come tale andrebbe espresso, ma il linguaggio di chi ama è spesso pieno di parole non dette.” 

La nostra capacità di amare è legata al nostro essere stati amati da bambini, non sono necessari studi o anni di psicoanalisi per comprenderlo a pieno. Il nostro modo di relazionarci agli altri si determina nella più tenera età, in quella particolare fase in cui siamo come spugne pronte ad assorbire tutto quello che ci circonda, quello che ascoltiamo, quello che sentiamo, quello che respiriamo.

Riusciamo in qualche modo ad imprimere dentro di noi anche gli odori della pelle di nostra madre, o del letto in cui abbiamo riposato da ammalati. Riusciamo a cristallizzare i colori di un cielo d’autunno, mentre da soli seduti nel cortile di casa, guardavamo un pezzo di mondo di cui cercavamo di capire gli umori, i rumori e persino i silenzi.

Ricordiamo le cose lontane, e cancelliamo velocemente le cose vicine, e questo la dice lunga su quale capacità esse avessero di farci male o di renderci felici anche solo per un istante. Ricordiamo i passi, quando ci spaventavano, e ricordiamo il buio quando ci avvolgeva, e con il tempo impariamo a gestire il ricordo ed il dolore, ma senza che questi lascino mai completamente intatta la nostra pelle.

Chi ha vissuto una infanzia difficile, avrà problemi ad affidarsi all’altro, avrà sempre qualche difficoltà a pensare che un abbraccio sia davvero disinteressato; chi ha vissuto violenza e miseria avrà difficoltà a gioire delle piccole cose e sarà sempre alla ricerca perenne di un mondo sereno e quieto, nel quale trovare un posto preciso in cui essere pienamente se stesso. La verità è questa dura come un macigno, terribile come le cicatrici che lascia nella mente e nel corpo. In ogni respiro affannato, in ogni incubo notturno che ti spezza il fiato, in ogni attacco di panico con cui bisogna imparare a convivere, in ogni briciola di pane che è troppo dura da digerire, in ogni mano che non sappiamo più stringere senza paura, c’è fame d’amore, di un amore che dovrebbe essere libero e scontato e non lo è e non lo è stato.

Ed è difficile scrivere di certe cose, soprattutto per chi ha cercato un padre o una madre negli occhi di tutte le persone che ha finito per incrociare nella vita , ma spesso dire la verità è il modo più giusto per rendersi giustizia e per dimostrare che in fondo si può andare oltre quello che non si è avuto, costruendo strade di accoglienza e di speranza. E già perché non dobbiamo mai smettere di sperare che in qualche modo troveremo la nostra casa nel mondo.

Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli sempre la speranza…

 

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.