Sì, l’ho gismo! Più o meno

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di Mario Aiello

Abecedario per l’avvicinamento e la fruizione del basilare pensiero deduttivo, in sfregio al ben più blasonato sillogismo aristotelico. Il riferimento a fatti, persone o strumenti di argomentazione logica destinatari di ampi e profondi studi da parte dell’umanità tutta nel corso dei secoli, sono da ritenersi puramente casuali, non troppo volontari e soprattutto trattati con cospicua superficialità.
Basterà mettere così banalmente le mani avanti a distruggere le premesse e inficiare le non- conclusioni? Tocca proseguire per scoprirlo.
Posto che:
A)
La lettura è il primo consapevole passo verso l’apertura mentale.
B)
L’apertura mentale porta in dote l’insaziabile desiderio di approfondire le informazioni di cui si dispone, ma anche apprenderne altre.
C)
Maggiore informazione significa andare a cesellare criticamente il costrutto del proprio pensiero.
D)
Godere di un pensiero consolidato, mai immutabile, determina la selezione sempre più affinata delle fonti che si sceglie di prendere in considerazione.
E)
La selezione delle fonti implica l’elezione di una o più voci ritenute accreditate, contrapposte al coro delle trascurabili.
F)
Il setaccio dell’autorevole lemma diversifica chi lo ascolta in opportune minoranze socio- culturali.
G)
Essere in una minoranza socio-culturale è garanzia di mesta quanto involontaria contrapposizione ideologica alle non meglio definite masse.
Di contro:
A)
Le masse si accorpano per osmosi in grandi quantità di individui, diluendo pluralità e diversificazione in un brodo massimo comune divisore di nozioni inconsistenti.
B)
La commistione di cotante informazioni trascurabili è direttamente proporzionale al numero di voci irrilevanti che determinano tali notizie e le divulgano.
C)
Abbandonarsi alla cacofonia mediatica disabitua alla critica, incita al parteggiamento e sostituisce il pensiero analitico con slogan informi validi per ogni stagione e clima, come al bar, allo stadio o in fila alle poste.
D)
Perseguire pedissequamente le parole d’ordine preconfezionate ad hoc da altre menti sottrae coerenza e propensione all’approfondimento.
E)
L’avversione all’indagine non superficiale è sinonimo di occlusione intellettiva.
F)
L’ostruzione cognitiva è la corsia di sorpasso dell’analfabetismo funzionale fatto autostrada.
G)
Bla, bla, bla. Sono fissato con la simmetria e mi sono perso un passaggio per strada.
Conclusioni:
Posto che andando dietro alle premesse di cui sopra non si fa altro che fare un lungo giro di boa inseguendo, in fasi, le due direttrici del postulato iniziale tornando tristemente al principio ma
dall’altra parte, beh, basta fregarsene e andare avanti. Sarà come nulla fosse accaduto.
In Italia l’analfabetismo funzionale affligge da un quarto a quasi metà popolazione (dati incerti a causa della diversa modalità di rilevazione). Per difetto facciamo una media e arrotondiamo a un
terzo. Di conseguenza quasi un italiano su tre non è in grado di leggere fluentemente e comprendere un testo scritto con contenuti confacenti la quotidianità. Tipo un articolo di giornale.
Uno su tre. Anche a chi non è proprio un moderno Pitagora risulterà essere una minoranza, seppur enorme, rispetto al totale. Bene. Questa minoranza, con l’aggravante dell’analfabetismo, è riuscita a frammentare e “ghettizzare” – si provi a sorvolare sul termine volutamente iperbolico – il fronte di coloro che gli strumenti per un’analisi critica li hanno e vorrebbero pure metterli a sistema, relegandoli a tanti sparuti gruppi allogeni, spesso demonizzati a seconda dei temi.
La cosa sarcastica è che costoro, certo non sempre per loro esclusive colpe, se si tratta di leggere una qualsiasi cosa, non ne sono in grado; tuttavia quando si ragiona in termini di produzione diffusione di baggianate sui media o sui social network, sono campioni olimpionici “primo, secondo, terzo e quarto a pari merito” (Cit.). Ampiamente permeabili, diffusivi e paiono anche più
di quanti realmente non siano. Una lotta impari.
La poetica che trasforma tutto in ironia del destino, lasciando l’amaro in bocca di un finale aperto ma sghembo, sapientemente indirizzato ad un’interpretazione nichilista.
Cosa più importante:
Questo chiaramente non è un sillogismo. Chiamatemi click bait, “chiamatemi anplagghed, ma sono
fatto così” (Cit.).

Mi chiamo Mario Aiello e sono un giornalista pubblicista. "Musicante" e "scribacchino" per passione, perennemente soggiogato dal richamo dell'arte in senso lato. Da diversi anni scrivo articoli di approfondimento nel campo degli spettacoli, della musica e della cultura più in generale. L'altra faccia della medaglia è invece dedita all'analisi politica, oltre che alla cronaca di attualità e costume. Insomma, un pastrocchio.