“La transizione ecologica: 200 milioni di favole sulla terra dei fuochi.”

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di Maura Messina – foto FASI

Da un po’ di tempo sento parlare di ” transizione ecologica e del nuovo Ministero che la rappresenta. Mi sono messa a tavolino e ho studiato l’argomento. Quello che ne è venuto fuori è una sorta di dialogo immaginario che è possibile interpretare come una intervista a me stessa sulla tematica. La condivido con voi.

 ” Cos’è il Ministero della Transizione Ecologica?

Il Ministero della Transizione Ecologica è stato istituito nel 2021 in sostituzione del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Qual è la differenza tra il vecchio Ministero e il nuovo?

La differenza è squisitamente economica in quanto il Ministero della Transizione Ecologica ha assorbito la competenza in materia energetica che precedentemente apparteneva al Ministero dello Sviluppo Economico.

Perché si è sottolineato che il Ministero della Transizione Ecologica nasce per motivi economici?

Perché il suo primo incarico è quello di gestire parte dei fondi del Recovery Fund (traduzione: “fondo di recupero”. Si tratta dei fondi che l’Europa ha destinato ai Paesi dell’Unione Europea, e quindi anche all’Italia, per rilanciare l’economia a seguito della crisi economica dovuta alla pandemia di covid-19).

In che modo l’Italia può ottenere i suddetti fondi?

Per ottenere i fondi deve presentare un “piano nazionale di ripresa e resilienza” che sia in linea con gli obiettivi del Green Deal Europeo (traduzione: affare verde. Il Green Deal europeo è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea che si pone l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050).

Uno dei primi obiettivi del Ministero della Transizione Ecologica è la “rivoluzione verde e la transizione ecologica”.

Tutto sembra molto poetico e virtuoso se non cogliessi l’ipotesi di un conflitto di interessi.

Spiego subito perché sono malpensante: questo “nuovo ministero” è il vecchio Ministero dell’Ambiente (che si occupava in sintesi della tutela del patrimonio marino, atmosferico, della valutazione dell’impatto ambientale e di quella integrata, della tutela del suolo dalla desertificazione, del patrimonio idrogeologico e del coordinamento e controllo delle funzioni del cosiddetto “Codice dell’Ambiente”) con l’aggiunta di competenze di politica energetica (ovvero bilancio e strategia energetica nazionale, reti di trasporto, infrastrutture energetiche, sicurezza degli approvvigionamenti, mercato unico dell’energia elettrica, promozione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, smantellamento di impianti nucleari dismessi, mercato del gas nazionale, mercato degli impianti petroliferi, minerali, estrazione degli idrocarburi in terraferma e nel mare, stoccaggio di gas naturale e metanizzazione del Mezzogiorno).

La domanda sorge spontanea: può lo stesso Ministero che si occupa di tutelare l’ambiente curare anche gli interessi del mercato energetico?

Semplificando il discorso: chi si occupa degli interessi del mercato degli impianti petroliferi (per fare un esempio) può al contempo preoccuparsi dell’ambiente?

Io, che sono malpensante, lo ripeto, percepisco un conflitto tra produzione ed ecologia.

All’interno di questo scenario è stato siglato il Patto di Caivano il 26 gennaio 2022.

Si tratta di un Contratto Istituzionale di Sviluppo (finanziato dal Governo Italiano per il “rilancio della terra dei fuochi”) firmato dalla Ministra per il Sud Mara Carfagna nella chiesa di Caivano (luogo simbolo dell’impegno per la difesa dell’ambiente e di denuncia della terra dei fuochi).

Il patto interessa 66 comuni tra le province di Napoli e Caserta e prevede l’investimento di quasi 200 milioni di euro.

Il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) è denominato “Dalla terra dei fuochi al Giardino d’Europa” e si pone l’obiettivo, come dichiarato dalla stessa Carfagna, di ripagare i cittadini dal danno ambientale dovuto al fenomeno della “terra dei fuochi”.

Per sapere come saranno spesi i 200 milioni, basta leggere il pdf allegato qui: https://www.ministroperilsud.gov.it/media/2750/cis-terra-dei-fuochi-interventi-priorita-alta.pdf

cis-terra-dei-fuochi-interventi-priorita-alta.pdf

Osservando la suddivisione dei fondi, cosa effettivamente avrà a che fare con la “terra dei fuochi”?

1,7 milioni di euro destinati al, riporto fedelmente, “Progetto di realizzazione di un sistema avanzato di monitoraggio ambientale e previsione dei rischi per le popolazioni attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate”. Dovremmo farci bastare l’ennesima raccolta di dati praticamente.

In che modo contrasteranno i roghi?

Al momento non ho reperito notizie in merito.

In terra dei fuochi siamo abituati a proclami di vario genere, come: “Arriveranno i droni!” “Arriverà l’esercito!” “Installeremo le telecamere!” “L’Arpac raccoglierà dati!” “Avvieremo screening!”

Dopo tanti anni, consentitemi la fine della scorta di fiducia.

Il Ministro Carfagna ha dichiarato che:”i cittadini della terra dei fuochi hanno pagato un prezzo altissimo, per anni, all’assenza dello Stato e ora lo Stato deve risarcire il debito, senza ulteriori ritardi e con iniziative all’altezza”.

Queste parole mi confondono, per risarcire i cittadini campani gli facciamo fare un giro in bici sulla nuova pista ciclabile? Oppure raccogliamo dati (ancora?)?

Non sarebbe più opportuno fare in modo che i roghi non vengano più appiccati?

Forse il mio è un ragionamento troppo semplicistico, però mi chiedo, visto che il dramma principale in terra dei fuochi sono i roghi tossici, la prima cosa da fare, così a naso, non sarebbe quella di non farli appiccare? O per lo meno, spegnerli sul nascere?

Al di là del fatto che da cittadina apprezzi l’idea di riqualificare le aree, costruire piste ciclabili, palazzetti dello sport e una piscina comunale, non capisco cosa c’entrino tutte queste belle iniziative con la terra dei fuochi. Se devo respirare diossina o mangiare frutta e verdura coltivata sulle discariche, la mia priorità diventa un’altra: garantire aria respirabile, bonificare i terreni inquinati e curare in tempo i cittadini.

A questo punto il titolone “Da terra dei fuochi a giardino d’Europa” mi pare fuorviante, una sorta di “acchiappa-click”.

Tanti progetti interessanti, per carità, ma non mi pare che al centro di questi finanziamenti ci sia un progetto che prevenga o spenga i roghi tossici.

Intanto, giusto per scrivere altre banalità, le bonifiche dei siti inquinati ci saranno?

Verranno individuate le aziende che lavorano a nero e che producono “quegli scarti” che diventano il letto di combustione dei roghi tossici?

Si lavorerà su un serio tracciamento dei rifiuti?

I cittadini che hanno contratto patologie tumorali a causa dell’inquinamento (relazione causale tra rifiuti e tumori confermata dall’Istituto Superiore di Sanità), visto che la Ministra Carfagna ha dichiarato: “ora lo Stato deve risarcire il debito”, avranno diritto a quale tipo di risarcimento?

Lo Stato, la cui assenza è confermata dalla stessa Ministra Carfagna che lo rappresenta, ha pensato a come prendersi cura degli abitanti della terra dei fuochi?

Lo Stato ha dedicato energie per avviare screening sanitari gratuiti per i campani?

Lo Stato ha investito maggiori fondi per la sanità campana visto che sono necessari più controlli sul piano della salute dei singoli?

Lo Stato, mentre i cittadini campani morivano e muoiono di tumori, cosa ha fatto? Cosa sta facendo?

Per quanto mi riguarda la risposta è: lo Stato è coerente, non c’era e non c’è.

Non dimentico, non posso farlo, le dichiarazioni del Presidente della Regione Campania (rappresentante dello Stato):

“La Terra dei fuochi non esiste”.

“Il termine ‘Terra dei fuochi’ va cancellato. Lo dico anche al governo: eliminiamo questa espressione e parliamo di Napoli nord o di Caserta sud. Quella frase non ha più motivo di esistere”.

“I comitati ambientali sono formati da gente che se non ha un problema, deve inventarselo se no non campa”. 

La terra dei fuochi pare che per lo Stato esista a giorni alterni. Quando è comodo per farsi pubblicità e fingere di aver trovato soluzioni, esiste eccome. Quando invece si rende conto di non essere in grado di gestire la situazione nega l’esistenza del problema. Una specie di disturbo della “personalità” i cui danni li paghiamo noi cittadini.

Vorrei ragguagliarvi sulla situazione dell’incidenza dei tumori in Campania, ma purtroppo il registro apposito non viene aggiornato da parecchio tempo. «I dati sull’incidenza delle patologie tumorali in provincia di Napoli sono fermi al 2013». Lo ha denunciato la consigliera regionale Maria Muscara’ in Consiglio regionale della Campania a febbraio 2022, riprendendo la segnalazione del medico oncologo Antonio Marfella dell’Isde Campania-Medici per l’Ambiente.

Chiudo aggiornandovi sulle ultime notizie sui roghi nella terra dei fuochi (dati tratti dalla pagina fb dei Volontari Antiroghi Acerra):

9 febbraio 2022 rogo nel campo rom di Giugliano

9 febbraio 2022 rogo nel campo rom di Scampia

4 febbraio 2022 rogo zona Acerra

30 gennaio 2022 rogo nel campo rom di Caivano

20 gennaio 2022 rogo zona Acerra

17 gennaio 2022 rogo zona Acerra

16 gennaio 2022 rogo zona Caivano

L’estate si avvicina. Non temete, non ce ne accorgeremo per l’innalzamento delle temperature, ma per i numeri di roghi che, come sempre, aumenteranno. La lista 2022 è solo all’inizio. 

Maura Messina, art-designer napoletana, classe 1985. Da sempre sensibile alle tematiche ambientali, in particolare al dramma della terra dei fuochi. Dal 2014 collabora con varie testate giornalistiche. Autrice del libro illustrato autobiografico “Diario di una kemionauta” e del romanzo distopico “4891 la speranza del viaggio”, editi da Homo Scrivens. Ha partecipato a numerose mostre d’arte come pittrice. Il suo motto è: per cambiare il mondo basta napoletanizzarlo.