L’uomo in più…

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di Danilo Cappella

 “L’inferno di Dante con una pista d’atletica.”
Con queste parole, il 23 novembre 2011, un noto giornale inglese definiva lo Stadio San Paolo.
La sera prima, nell’arena di Fuorigrotta, il Napoli aveva battuto il Manchester City con una doppietta di Cavani, dando una svolta decisiva e clamorosa al proprio girone di Champions, assicurandosi di fatto il passaggio del turno.
Oggi, a sette anni di distanza, il Napoli è a due settimane da una partita che da sola può indirizzare una stagione, eppure lo stadio, di questi tempi, è un lontano parente della bolgia che era.
Contro la Stella Rossa si è assistito ad una situazione surreale, con i tifosi serbi a cantare, sotto di 3 gol, a far tremare il proprio settore, e con il San Paolo distratto, sebbene stracolmo, incapace di far sentire la propria voce.
Perché a parte i soliti, quelli che su quello stadio ci vivono, quelli che tornano a casa con la gola in fiamme; a parte loro, è tutto un apparire.
Conta solo esserci all’evento, per farsene vanto, per condividere sui social network ogni attimo, da un rigore a un urlo a un coro.
E poi la bolletta e poi il fantacalcio.
Posate i telefonini.
Godetevi lo spettacolo, fatene parte.
Siate lo spettacolo insieme alla squadra, com’era una volta, come dovrebbe essere sempre.
Se credete che il tifo non serva, che non possa aiutare i calciatori in campo, allora vuol dire che non ce l’avete il Napoli dentro.
Ma non è così.
Siete solo pigri.
Volete vincere e ve ne lamentate, ma vincere è una cosa che si fa insieme alla squadra, accompagnandola, sostenendola, non soltanto guardandola giocare.
Ci ha sempre contraddistinto e ha sempre fatto la differenza il calore del San Paolo, basti pensare a Napoli-Chievo, non quello scialbo di qualche giorno fa ma quello della stagione passata.
Il dodicesimo uomo.
Questo dobbiamo tornare ad essere.
L’inferno di Dante.
Perché è davvero triste, quando la partita sta per iniziare e la tensione è a mille, vedere accesi sempre più telefonini, e sempre meno fumogeni.

 

Sono un ingegnere aerospaziale di 28 anni, appassionato di lettura, viaggi e malato del Napoli e di Napoli. La passione per la scrittura e per i viaggi mi ha permesso di aprire la mente, di non avere pregiudizi, di considerare la vita in maniera non convenzionale, e di immaginarla come un immenso viaggio tra le culture di ogni parte del mondo.