Futurismo: parole e opere d’avanguardia. Figlie di un mondo senza tempo

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di Alessandro D’Orazio

Se si dovesse spiegare in una frase il futurismo, non sarebbe di certo cosa agevole a causa della sua profonda complessità. Questo movimento letterario, artistico e politico – che vide in Filippo Tommaso Marinetti il grande faro lucente – attraverso una serie di stupefacenti manifesti e clamorose polemiche, propugnò un’arte e un costume unici; idee che avrebbero dovuto fare tabula rasa del passato e di ogni forma espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo della vita moderna e della civiltà meccanica.

“Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa … un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia … Non v’è più bellezza se non nella lotta … Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore …”, si legge nel primo storico manifesto pubblicato nel febbraio 1909. Ricollegandosi all’irrazionalismo filosofico, il futurismo si fece promotore di un atteggiamento vitalistico e attivistico che avrebbe dovuto investire e modificare radicalmente ogni dominio artistico e culturale.

In campo letterario, eliminata la conseguenzialità logica e psicologica della sintassi, il movimento promosse l’uso delle “parole in libertà”, ove l’esasperato associazionismo analogistico giunse persino a contagiare l’oratoria politica del tempo. Il suo attivismo ebbe senz’altro il merito di far giustizia di una letteratura e di un’arte ridotta a convenzione e accademia.

L’arte e l’architettura futurista operarono una elaborazione teorica (con Boccioni), pittorica (grazie a Balla) e plastica dei concetti di dinamismo, simultaneità, compenetrazione dei piani, in un ampio ventaglio di sfumature.

Il campo della ricerca si allargò inoltre alla fotografia (con A.G. Bragaglia), al cinema, alla scenografia e al teatro. La presentazione del futurismo nelle più importanti città europee e la risonanza delle sue manifestazioni posero il movimento a confronto con i più significativi gruppi d’avanguardia (in particolare cubismo e orfismo), con un polemico interscambio di stimoli. Dopo la guerra, gli artisti che sopravvissero alla morte di Marinetti (21 dicembre 1944) caddero per lo più in disgrazia, come tutto il Futurismo, con l’accusa di aver fiancheggiato il fascismo. Col passare degli anni, però, sopiti i riverberi politici, il movimento futurista è stato protagonista di un vivace rilancio artistico in grado di riaccendere il fuoco di un mondo senza tempo; un mondo alla costante ricerca, oggi più di ieri, di velocità e innovazione.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.