L’isola di Pietra di Francesca Gerla

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La redazione

«Questo romanzo racconta la maternità scarnificandola del sacro, la denuda e te la schiaffa sotto il naso per quel che è: difficile, complessa, contraddittoria, qualcosa di enorme che ti riempie e poi ti svuota, e poi ti riempie di nuovo».

(dalla prefazione di Lorenzo Marone)

 

Il romanzo si apre con una scena che scandisce l’inizio della storia di ogni essere umano: le prime contrazioni di una donna incinta. L’incipit letterario è quindi l’incipit universale, quello da cui partiamo tutti. Eppure, al tempo stesso, la storia comincia in medias res. L’inizio della nuova vita è l’esito di una storia specifica, la cui memoria non abbandona la partoriente, anzi: Pietra è ossessionata dal ricordo di ogni istante del suo passato, a partire dai suoi tredici anni, che la spingerà a vivere quel parto in quelle condizioni (apparentemente da sola) e in quella città (Napoli, che apparentemente non è la sua città).

Il legame tra l’esperienza più forte che abbia mai vissuto Pietra e il suo passato è multisensoriale: ogni doglia porta con sé un ricordo olfattivo, visivo, uditivo, sensoriale in senso lato. Dal profumo di caffè alle ali di gabbiano, dalla luce della luna al freddo della sabbia di notte, tutto il passato di Pietra, a partire dal microcosmo di Ventotene che l’ha accolta da bambina fino alle dimensioni lontane ed esotiche di Giappone e Kenya, si riaffaccia rispondendo al richiamo dei sensi, nel momento in cui il corpo prende il sopravvento vivendo una vita a sé stante, a prescindere dalla volontà di chi lo abita.

Un romanzo sull’identità in costruzione, sul senso del desiderio e sull’amore; ma anche un romanzo sulle origini, sulla necessità di ancorarsi alle proprie radici o di costruirne di nuove. Ed ecco che la città madre per eccellenza, Napoli, arriva a svolgere un ruolo cruciale nella crescita di Pietra, destinata ad attraversare tappe anche dolorose per raggiungere una dimensione vera, aderente ai suoi reali desideri.

Un libro da leggere sotto l’ombrellone, per i continui richiami al mare e al nostro Mediterraneo; ma anche su cui riflettere, per i tanti interrogativi che pone sul senso della coppia, sul desiderio genitoriale, sull’amicizia, sull’evoluzione delle decisioni nel mondo complesso degli adulti, sulla necessità di riannodare i fili della propria esistenza.

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.